La torre di Pisa pende come sempre, ma dalla parte sbagliata. Il Colosseo, invece, sembra una ciambella venuta male e verniciata peggio, nel tentativo di mascherare la magagna. Non va meglio al duomo di Milano, ridotto a una miniatura sbilenca con le guglie fuori scala. Povera Italia, trasformata da Belpaese a brutta copia di se stessa in formato souvenir. L’invasione di oggetti contraffatti destinati a inquinare il mercato e a soffocare l’artigianato locale è ormai un fenomeno allarmante, che parte dalle bancarelle a basso costo e arriva a incidere negativamente sull’economia reale.
Solo nel 2024 le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre 36 milioni di pezzi di illecita provenienza per un valore stimato di 257,4 milioni di euro (in crescita del 37% sull’anno precedente), attraverso 22.600 interventi repressivi in tutta la Penisola. Dal 2008 a oggi sono stati ben 735 milioni gli articoli requisiti, pari a oltre 6,4 miliardi sottratti al circuito criminale. Tra le categorie merceologiche maggiormente taroccate ci sono l’abbigliamento e gli accessori, ma anche i giocattoli e l’oggettistica di vario genere. Proprio quest’ultima tipologia rappresenta oggi più che mai un’occasione ghiotta per il business del falso. Soprattutto se legato al turismo, settore nel quale l’Italia primeggia. Il nostro Paese, del resto, sta vivendo un momento d’oro, anche grazie alla concomitanza con alcuni grandi eventi da tutto esaurito: il Giubileo in corso a Roma, ad esempio, ma anche gli ormai prossimi Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026 e la Coppa America in programma a Napoli nel 2027. Tutte iniziative in grado di arricchire l’economia locale e il relativo indotto. Ma c’è chi su questo tesoro turistico ci sta già facendo la cresta, inondando le città di souvenir contraffatti e di oggetti taroccati.
Dietro questa operazione si intravede in particolare la zampata del Dragone: secondo i dati raccolti un report dall’Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli di Stato, assieme alla Guardia di finanza, la Repubblica Popolare Cinese risulta al primo posto per provenienza estera di merce sequestrata, con oltre 18,2 milioni di pezzi intercettati, pari al 50,7% del totale nazionale. «Più della metà della merce contraffatta importata risulta di fabbricazione cinese, ciò conferma il ruolo centrale del Paese asiatico nelle dinamiche globali del mercato illecito», si legge nel rapporto. Posizionata geograficamente tra il continente europeo e il bacino del Mediterraneo, l’Italia si ritrova così a essere un crocevia strategico nelle rotte illecite. I souvenir falsi arrivano nel nostro Paese a bordo di tir o di navi che attraccano nei porti dell’Adriatico, in Campania o nel Lazio; poi trovano stoccaggio in qualche magazzino in attesa di finire sulle bancarelle di bazar e negozietti a prezzi stracciati. Al basso costo corrisponde tuttavia un alto rischio: oltre a danneggiare le nostre aziende, infatti, questi oggetti sono anche pericolosi per la salute, in quanto realizzati spesso con sostanze tossiche.
Da inizio anno, a Roma la Guardia di finanza ha sequestrato oltre 27 milioni di souvenir contraffatti, dei quali circa 12 milioni recanti immagini e stemmi del Vaticano, ma anche il logo falsificato del Giubileo 2025. Si tratta per lo più di rosari, pendagli, bracciali e medagliette, che si aggiungono alle migliaia di chincaglierie ormai diffuse senza ritegno in tutte le grandi città: calamite, bandane, portachiavi, cappellini e borselli con impresse rappresentazioni superficiali e grottesche delle nostre bellezze artistiche o architettoniche.
Ora i radar della guardia di finanza sono già puntati sulle prossime olimpiadi invernali di Milano Cortina, per le quali si attendono oltre 3 milioni di turisti. L’attività anti-contraffazione si concentrerà in questo caso sull’oggettistica legata all’evento, ma anche sulla vendita di finti oggetti artigianali in stile montanaro. Intanto, a Napoli decine di commercianti del centro storico si sono di recente riuniti in un’associazione, Artigianà, per fare fronte comune contro «i negozi di paccottiglia di bassa qualità» che «mettono a rischio l’identità culturale e commerciale» del tessuto cittadino, alterando la sana concorrenza con un calo degli incassi fino al 50% per gli esercenti in regola. Il capoluogo campano, peraltro, nell’estate 2027 ospiterà l’America’s Cup e il timore è che la prestigiosa competizione velistica, per la quale arriveranno 1,7 milioni di visitatori, sia accompagnata da una nuova ondata di falsi made in China pronta a invadere i vicoli, il lungomare e le aree ad alta affluenza turistica.
Per evitare che i consumatori cadano fra le spire del Dragone, la guardia di finanza ha stilato un vademecum di suggerimenti per distinguere le patacche. Un divario eccessivo tra il prezzo di mercato e quello offerto dovrebbe ad esempio allertare, così come l’assenza della marcatura CE, che attesta la conformità agli standard di sicurezza imposti dall’Unione Europea. Le informazioni presenti sulle etichette devono inoltre essere facilmente leggibili e in italiano. Attenzione poi a loghi, finiture e dettagli, che rivelano molto sulla mancata autenticità di pezzo. In quel caso, meglio pensarci due volte: risparmiamo (pochi centesimi) sulle cianfrusaglie, ma a impoverirsi sono le tasche della nostra economia.
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