Emily scrive di avere 23 anni, di venire da Los Angeles e di essere stata creata dal Professor Ep, un “Ai influencer Expert”. Ha 365 mila seguaci e sul suo feed posta principalmente video sexy in costume. Nei commenti sotto, in molti le scrivono messaggi piccanti e a ognuno di loro la ragazza risponde ringraziando e invitando a proseguire la conversazione in privato. Emiliy è un “IA influencer”, cioè una figura femminile nata per stare sui social e richiamare followers, generata interamente con l’intelligenza artificiale. Sembra vera e infatti molti dei suoi seguaci non sono del tutto consapevoli della sua natura sintetica.
Il business degli influencer ha alle spalle un giro d’affari di circa 250 miliardi di dollari secondo il Creator economy report del 2023. Per Goldman Sachs, il valore potrebbe quasi raddoppiare entro il 2027, raggiungendo i 480 miliardi. Il mercato ha un bacino di 200 milioni di creator, che scrollando i feed negli ultimi mesi, sembrano non essere sempre del tutto umani.
Secondo il Financial Times una ricerca condotta da Influencer Marketing Hub su cinquecento professionisti ha messo in luce che il 60% delle aziende ha già utilizzato profili di influencer IA nelle proprie campagne pubblicitarie e un altro 15,5% ha intenzione di farlo a breve. Corpi perfetti, vite perfette – artificiali appunto – ideali per sponsorizzare completini intimi, creme per il viso, paia di scarpe. Il tutto a costi nettamente inferiori rispetto alle tariffe medie di una pubblicità con un creator in carne e ossa. Il quotidiano economico finanziario riporta che secondo i dati di Twicsy, l’engagement medio dei post sponsorizzati è 2,7 volte superiore nel caso degli influencer umani rispetto a quelli artificiali.
L’ultima azienda ad aver scelto un’influencer artificiale per la sua campagna è stata Vodafone per uno spot in Germania.«Stiamo testando diversi stili di pubblicità, questa volta con l’IA. L’intelligenza artificiale fa ormai parte della vita quotidiana, quindi proviamo anche a inserirla nella comunicazione pubblicitaria», ha commentato l’azienda. Anche Guess ha scelto per la sua campagna pubblicitaria sulle pagine di Vogue America una modella artificiale. Bionda, occhi azzurri e sorriso perfetto. Ma Il rischio di avere contenuti a bassa qualità e di provocare la diffidenza dei consumatori in effetti è dietro l’angolo. Molti hanno interpretato la scelta del brand come un insulto alla cultura e alla moda.
In Italia una delle IA influencer più famose è Francesca Giubelli, considerata la prima creator digitale nel nostro Paese ad aver ottenuto la “spunta blu” su Instagram.
Ma c’è anche Lil Miquela creato da Brud di Los Angeles, che conta centinaia di migliaia di dollari per accordi con brand come Burberry, Prada e Givenchy e ha 2,4 milioni di followers
C’è fit_aitana con 378 mila followers progettata da ThecluelessAi, agenzia dedicata interamente alla creazione e alla promozione di avatar prodotti con l’intelligenza artificiale.
Nel sito web dell’agenzia si può leggere l’elenco dei servizi offerti: «Collabora con i nostri influencer creati dall’IA per promuovere marchi in linea con la loro personalità, il loro pubblico, la loro immagine e i loro valori- scrivono gli amministratori – . Grazie alle nostre tecnologie avanzate di intelligenza artificiale, possiamo personalizzare ogni collaborazione per garantire un perfetto allineamento tra brand e influencer, creando un legame autentico ed efficace con i consumatori.
Collaborando con questi influencer, avrai il pieno controllo dello storytelling del marchio, dei pubblici segmentati, di contenuti adattabili, di un elevato coinvolgimento e di una disponibilità globale senza barriere fisiche».
Ecco un altro aspetto centrale del nuovo business: il pieno controllo. Le IA influencer non commettono errori di comunicazione e promettono di essere uno sponsor totalmente affidabile per la pubblicità di un ’ azienda.
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