L’industria europea dello Sport&Outdoor accelera. E, sulla pista dei mercati internazionali, a correre più forte di altri è proprio l’Italia, campionessa di sport e anche di impresa. A certificarlo è il primo report dedicato al comparto, realizzato dall’Area Studi Mediobanca, che analizza l’andamento a livello mondiale, europeo e italiano, soffermandosi anche sulla mappa produttiva e sui dati finanziari delle 52 maggiori multinazionali e 82 principali aziende italiane del settore. A livello globale, il settore Sport&Outdoor ha generato 356 miliardi di euro nel 2024, trainato dai colossi nordamericani (49% del totale) e dai gruppi europei (40%). La crescita del comparto è stata del 3,8% rispetto al 2023, superando anche quella del fashion (-1,4%) e confermando una forte resilienza tra i settori industriali internazionali.
Italia sul podio
Secondo il rapporto, il nostro Paese è l’unico fra le principali nazioni dell’area Ue a vantare una bilancia commerciale positiva nel settore: +644 milioni di euro nel 2023, con esportazioni per 3.344 milioni e importazioni per 2.700 milioni. Ancora più rilevante il saldo con i Paesi extra UE, pari a +848 milioni, il migliore in Europa davanti a Polonia (+411 milioni) e Finlandia (+93 milioni).
Sul fronte export extra-UE a valore, l’Italia è primo paese esportatore tra i membri dell’Unione, superando Francia e Germania, e controlla un quinto delle esportazioni comunitarie. È leader in cinque specialità: ginnastica e atletica, calzature sportive, fucili da tiro, abbigliamento per l’acqua e lo sci e pattini. È seconda nei prodotti per sport invernali (comparto concentrato tra Austria, Italia e Francia, che coprono il 76,1% dell’export), e negli articoli legati al tennis; terza nel settore del cycling. Al contrario, l’Ue nel complesso segna un disavanzo: -570 milioni la bilancia complessiva e -2.887 milioni quella con i Paesi extra UE. I principali mercati di sbocco sono Stati Uniti (23%), Svizzera e Regno Unito (12%). Le importazioni arrivano soprattutto da Cina (40%), Vietnam (18%) e Indonesia (6%).
Dominio industriale italiano in Europa
Secondo la Commissione Europea, il 22% del fatturato delle aziende manifatturiere europee di articoli sportivi è generato in Italia, che si posiziona davanti ad Austria (14,8%), Germania (14,7%) e Francia (12,3%). Mentre il sistema industriale italiano è noto per imprese di piccole dimensioni, il settore Sport&Outdoor fa eccezione: le aziende italiane generano in media 3,4 milioni di euro, più del doppio della media UE (1,5 milioni) e oltre tre volte quella francese (1,1 milioni). Solo l’Austria fa meglio, con una media di 8,3 milioni.
Prospettive 2025
Il 2024 dovrebbe chiudersi con un +0,4% di giro d’affari per i maggiori operatori italiani Sport&Outdoor (+3% per le Aziende Moda Italia). Le aspettative 2025 sono cautamente ottimistiche: crescita stimata intorno al 3%, con ricavi oltre i 12 miliardi di euro. Preoccupano però lo scenario geopolitico instabile (indicato come rischio dal 72,7% delle imprese) e la pressione sui prezzi (63,6%). Solo il 9,1% segnala la competizione sulla qualità come problema, percentuale inferiore rispetto al IV capitalismo italiano (14,3%). Pesa anche l’incognita della nuova agenda protezionistica Usa, che riguarda in particolare gli operatori più esposti al secondo mercato di destinazione dopo l’Europa.
L’innovazione resta un pilastro strategico per il settore: in media, le aziende italiane Sport&Outdoor investono il 2,2% del fatturato in ricerca e sviluppo, affiancando a questo un’attività promozionale pari al 5%. Un terzo delle imprese auspica una maggiore sinergia con università e istituzioni, a conferma della centralità dell’ecosistema dell’innovazione.
Sostenibilità e agenda Esg
Per l’83,3% delle imprese, l’autofinanziamento è la fonte primaria di risorse. L’accesso al credito non è un ostacolo per quasi il 60% delle aziende. Sul fronte ESG, il 72,7% sviluppa prodotti sostenibili e promuove il riciclo dei rifiuti, mentre il 63,6% si concentra su energie rinnovabili. Il 66,7% è coinvolto nella definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni, ma solo l’11,1% li ha già stabiliti (internamente). Un terzo non li quantifica e solo il 44,4% crede possibile l’obiettivo “Emissioni Zero” entro il 2050.
Le 82 aziende italiane selezionate (ciascuna con oltre 19 milioni di fatturato e più di 50 dipendenti) hanno generato nel 2023 un valore aggiunto pari allo 0,15% del PIL nazionale, con un giro d’affari complessivo di 11.728 milioni di euro (+0,6% sul 2022, +19,2% sul 2021) e 50.800 occupati (+4,6% e +14,9%). La categoria più rappresentata è Mountain attitude (29%), seguita da distributori generalisti (26,2%), Multisport (14,5%), Cycling (11,2%), Motorsport (10,1%), Activewear&Lifestyle (5,3%) e Water sports (3,7%). I produttori di attrezzature generano il 53,1% dei ricavi, quelli di abbigliamento il 27%, le calzature il 19,9%. La produzione è prevalentemente in-house (88,1% del fatturato), mentre solo l’11,9% si affida a terzi.
Nord-Est locomotiva d’Italia
Il Nord-Est copre il 52,4% dei ricavi, seguito dal Nord-Ovest (38%), mentre Centro (9%) e Sud-Isole (0,6%) restano marginali. Il Veneto, con le province di Treviso e Vicenza, da solo realizza il 36% del fatturato produttivo. Seguono Trentino-Alto Adige (20%) e Lombardia (17%). Il distretto Sportsystem di Asolo e Montebelluna mantiene la leadership mondiale nelle calzature sportive tecniche.
Le imprese a controllo italiano rappresentano il 75% delle vendite. Le controllate francesi contribuiscono per il 13,7%, le statunitensi per il 4,9%. La presenza estera è inferiore rispetto al settore moda, dove arriva al 41,9% (20,5% francese, 4,4% svizzera).
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