Dollaro, guerre, rapporti tra super potenze, materie prime, valute, approvvigionamenti, dazi ed energia. Nei prossimi mesi i piani industriali di alcune aziende italiane saranno inevitabilmente condizionati da fattori macroeconomici e geopolitici di ampia portata. «Da un lato – commenta Annacarla Dellepiane, Head of Southern Europe di HANetf – le crescenti tensioni internazionali e l’aumento delle spese militari in Europa potrebbero sostenere la domanda di tutte quelle aziende impiegate, direttamente o indirettamente, in tecnologie e sistemi legati alla sicurezza, offrendo opportunità di crescita alle imprese del comparto della cybersicurezza e della difesa».
Inoltre, la necessità per l’Ue di diventare più indipendente dagli Stati Uniti potrebbe costituire un’ulteriore spinta alla crescita del settore della difesa italiano ed europeo.
«Dall’altro lato, l’andamento dei costi delle materie prime strategiche, come oro e rame, potrebbe determinare un rialzo dei costi di produzione per alcune aziende. L’oro continua a salire di valore, essendo da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, sensibile all’inflazione e all’instabilità politica; la sua domanda, da parte di banche centrali e investitori privati, è in costante aumento e potrebbe spingere i prezzi verso nuovi record. Il rame, invece, è cruciale per la transizione energetica, per l’industria elettrica e per tutte quelle società che si occupano di IA e Big Data. Il forte squilibrio tra domanda e offerta, insieme alle fluttuazioni di prezzo e alle possibili strozzature nelle catene di approvvigionamento, potrebbe incidere sui margini e sulla capacità di pianificazione a lungo termine delle aziende italiane, chiamate a bilanciare nuove opportunità con rischi crescenti sul fronte dei costi».
Esiste poi il tema dei dazi che potrebbero pesare sui conti, ma anche sulla base della catena produttiva: «Impongono una tariffa del 50% su molti prodotti a base di rame già lavorato (tubi, fili, componenti elettrici ecc.), con l’effetto di aumentare i costi per le imprese che importano questi semilavorati, ridurre il premio di prezzo degli Stati Uniti sul rame rispetto ai mercati globali e generare turbolenze nelle catene logistiche e nei flussi commerciali internazionali», aggiunge Dellepiane.
Tuttavia, mette in luce AcomeA SGR, «a livello globale, le tariffe stanno ridefinendo gli equilibri commerciali. Ma a livello locale, potrebbero rappresentare l’inizio di una fase favorevole per le small e mid cap italiane, storicamente trascurate dagli investitori internazionali e oggi al centro di una potenziale rinascita».Sul fronte valutario da tenere d’occhio il dollaro e il suo rapporto con l’euro. In particolare per quelle aziende, come Campari, che ne subiscono gli effetti.
Guardando ai titoli che sosterranno il test d’autunno, per Maximilian Wienke, market analyst di eToro, Stm beneficia strutturalmente di megatrend come e-mobility, Industria 4.0 e digitalizzazione, «ma la concorrenza è feroce. Giganti come TSMC, Amd e Intel stanno investendo miliardi, rendendo il mercato estremamente competitivo». Iren, dal canto suo, è «favorita da servizi cloud, intelligenza artificiale e data center che stanno spingendo verso l’alto il consumo globale di energia. Allo stesso tempo, le pressioni sulla sostenibilità nel settore energetico stanno aumentando. Qui Iren può segnare punti su entrambi i fronti, con un chiaro focus sulle fonti rinnovabili, sull’efficienza energetica e sull’economia circolare. Tuttavia, il titolo è rimasto fermo per mesi, l’azienda potrebbe invece attrarre investitori con un alto dividend yield che porta stabilità ai portafogli».
I prezzi dell’energia possono fluttuare significativamente, e la pressione politica per decarbonizzare mette in discussione il ruolo di lungo termine delle reti tradizionali di gas. «La chiave sarà con quanto successo Italgas riuscirà a gestire la trasformazione. L’azienda sta investendo nella digitalizzazione delle proprie infrastrutture, nella riduzione delle emissioni e nello sviluppo di nuove tecnologie. Tutto questo è costoso, ma è pur vero che l’attuale contesto di tassi d’interesse favorevoli rende gli investimenti più facili». Infine, Fincantieri: nel medio termine, l’ambiente geopolitico fornisce forti venti favorevoli, «ma il gruppo deve essere in grado di stare al passo con la forte domanda. Un altro fattore di rischio è la forte concorrenza. In Germania, Rheinmetall sta ora entrando nella cantieristica navale, rilevando la divisione navale del gruppo Lürssen di Brema», conclude Wienke.
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