naviganti tornano dalle vacanze quasi sempre con il desiderio di cambiare barca, così al grido di «un metro in più» cominciano la frenetica indagine su cosa comprare. Poi, passare dal desiderio all’azione di questi tempi richiede un portafoglio consistente che non tutti hanno a disposizione. Ma è su questa spinta, sulle ultime giornate d’estate e prime di autunno che gli organizzatori lavorano per attirare cantieri e visitatori. Cosi il mese di settembre regala agli amanti della barca tre saloni importanti, che si comprimono uno sull’altro. Il primo, in corso di svolgimento in questi giorni, è il Cannes Yacht Festival: nato nel 1977 con qualche tendone nel vecchio porto è diventato il più partecipato e invidiato dai cantieri che alzano la bandiera del lifestyle e di conseguenza della bella vita e del lusso che sembra essere l’unica motivazione di vendita del mondo della nautica. Del resto la Croisette, il palazzo del Festival del Cinema, la spiaggia con i suoi costumi colorati e ombrelloni, i ristoranti i grandi alberghi vista mare sono effettivamente un contorno di lusso. Quest’anno ci sono 700 barche dalle più piccole ai 50 metri, a vela e motore, divise in due sedi diverse (e questo è il suo limite) il Vieux Port e Port Cantò. Nel primo le barche a motore e gli accessori, nel secondo una parte di barche a motore e il mondo della vela, che in Francia resta consistente. Il Festival, ha nel tempo eroso la grandeur del Salone Internazionale di Genova che in un certo senso, è stato costretto a correre ai ripari cambiando date e formato. L’edizione di quest’anno, la numero 65, inizia il 18 settembre per chiudere il 23.
Nelle dichiarazioni congiunte di presidente di Confindustria Nautica Piero Formenti, della Sindaca di Genova Silvia Salis, del presidente Regione Liguria Marco Bucci è il salone della riscossa “vogliamo tornare a essere il primo salone del mondo, adesso siamo nei 3”. Genova è l’unica mostra nautica ad avere una sede disegnata per un salone nautico con gli interventi di Jean Nouvel per il “padiglione B” e di Renzo Piano per il riassetto del famoso padiglione S (il vecchio Palasport) e degli specchi acquei. Qualche numero? Negli anni d’oro di Genova, quando era articolato su due week end e partecipavano tutti, i visitatori hanno superato i 300 mila, un numero che Cannes vede anche ora con il cannocchiale, l’anno scorso il dato ufficiale era di 55 mila. “ma di quelli buoni!” dicono in coro gli operatori. Possibile, ma i numeri sono numeri. Il Salone di Genova attuale dichiara numeri a cavallo di 120 mila, con oltre 1000 barche esposte con 123 novità e oltre 1000 espositori. Dopo la chiusura del Salone Internazionale di Genova il popolo della nautica si sposta veloce verso Montecarlo dove il giorno 24 apre il Monaco Yacht Show. Qui saremo nella stratosfera dello yachting: quel mercato dedicato ai super, mega, giga yacht che possono comprare solo i super ricchi del mondo, valori di decine o centinaia di milioni di euro. Navi qualche volta segretamente “difese” con sistemi quasi militari dove atterrano elicotteri e scendono sommergibili verso il fondo del mare. Il Salone è uno dei principali “incoming” del principato dopo il Gran Premio di F1. Ma siccome “anche i ricchi piangono” i cantieri cominciano a trovare difficile movimentare barche e uomini dove i costi sono in sintonia con i valori delle barche. C’è da scrivere anche che molti imprenditori della nautica sentono ostica la parola “salone”: costi, fatiche ma soprattutto la grande suggestione, per non dire illusione, di poter sostituire i saloni con altri eventi, ugualmente costosi e rocamboleschi da organizzare.
Chiusa la parentesi di settembre i saloni tornano all’estero con il Mets di Amsterdam dedicato all’accessorio poi i saloni americani di Miami e Fort Lauderdale, il Boot di Dusseldorf, in maggio giugno 2026 il Salone Nautico di Venezia. In tutti i saloni, e non saloni, la grande protagonista è l’industria nautica italiana seconda solo a quella degli Stati Uniti per fatturato. Ma siamo senza dubbi primi per design, qualità, innovazione. Il futuro, nonostante i momenti di crisi e le turbative economiche sembra perlomeno stabile. Dopo una crescita violenta anche a due cifre del post Covid il mercato si stabilizza. Chi ha messo un po’ di fieno in cascina e fatto buoni progetti vede il futuro stabile.
Deloitte come ogni anno ha svolto uno studio per Confindustria Nautica, i numeri raccontano come il 2023 sia stato un anno da record, nel mondo intero il fatturato ha raggiunto i 34,8 miliardi di euro, in crescita del +7,3% rispetto al 2022. Per il 2024 le stime sono di “stabilità” con una contrazione che si attesa attorno al -5%, soprattutto nel settore medio più colpito dalla crisi.
Rimane in controtendenza il segmento premium e dei grandi yacht, previsto in aumento fra il 5 e il 10% a seconda delle fasce di mercato. Ovvio che potrebbero pesare le nuove tensioni commerciali, con i dazi statunitensi che per ironia stanno colpendo anche i produttori locali che importano materie prime e accessori, impianti. L’Italia, grazie al proprio mix produttivo fortemente concentrato sul segmento dei superyacht, è invece attesa ancora in crescita.
Da chiarire che non sempre la capacità produttiva delle nostre industrie coincide con il nostro consumo locale. I tre grandi gruppi, Azimut Benetti, Gruppo Ferretti e Sanlorenzo, combattono “assieme” (si fa per dire) e più o meno per loro valgono ricavi netti ben oltre i 400 milioni ciascuno con order backlog da un milione e mezzo. Un segreto? I tempi di crisi chi costruisce navi che hanno gestazioni trai due ei tre anni e non barche “pret a naviguer” ha un tempo medio per sentire le flessioni molto più rilassato.
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