Tenere il piede in due scarpe può addirittura rivelarsi una forma alternativa di investimento. Sì, purché le suddette calzature siano esclusivi modelli da collezione. Ne è passato di tempo da quando il cantautore milanese Enzo Jannacci raccontava in musica di quelle scarp de tenis (scarpe da tennis) emblema di un’indigenza vissuta con dignità; ora i modelli sportivi di maggior interesse sono diventati oggetti di culto, status symbol, gioielli di gomma e cuoio. Persino beni rifugio. Il mercato globale della rivendita delle sneakers da collezione supera ormai i 10 miliardi di dollari ed è in costante crescita, con un tasso annuale di avanzamento del 16,4 per cento. Secondo le stime, il giro d’affari dovrebbe raggiungere quota 53 miliardi entro il 2032: le suole più prestigiose lasceranno l’impronta.
«La domanda elevata e l’offerta ridotta portano alcuni modelli a performare come veri asset alternativi. Si alimenta così un mercato secondario con prezzi superiori a quelli di listino e con rendimenti talvolta più elevati rispetto agli investimenti tradizionali», spiega a Moneta Gregorio Marco Fasulo, esperto del settore e titolare di un’azienda specializzata nella vendita al dettaglio di sneakers in edizione limitata. La tiratura esclusiva non è però il solo fattore che rende queste scarpe così richieste; il loro fascino è determinato anche dal design, dallo stato di conservazione e dal fatto che un determinato modello sia legato a momento simbolico della cultura pop.
Suole da record
È così che le Air Jordan 13 indossate nel 1998 da Michael Jordan durante una delle sue ultime partite in Nba sono diventate le sneakers più costose della storia, vendute da Sotheby’s alla cifra record di 2,2 milioni. Non sono da meno le Nike Air Yeezy calzate dal rapper americano Kanye West durante i Grammy Awards 2008 e assegnate per 1,8 milioni nel 2021. Da capogiro anche la transazione effettuata da un facoltoso imprenditore canadese per aggiudicarsi un paio di Nike Moon Shoes realizzate in soli dodici prototipi per le Olimpiadi di Monaco del 1972: ben 437mila dollari per l’unico esemplare mai indossato.
All’asta per uno scopo benefico sono finite pure duecento paia di Nike Air Force prodotte in collaborazione con il compianto direttore artistico di Louis Vuitton, Virgil Abloh. I continui rilanci hanno portato a offerte finali vicine a 353mila dollari. «Si tratta di veri e propri pezzi da collezione di fronte ai quali gli acquirenti sono disposti a mettere sul piatto cifre importanti che rappresentano però un investimento. Con il tempo questi modelli avranno infatti sempre più valore», spiega ancora Fasulo, raccontando come la chiave per massimizzare l’acquisto sia proprio quella di conservarlo in condizioni perfette, magari avvolto da una speciale pellicola e custodito come una reliquia in una teca in plexiglass, così da accrescerne il pregio. La rendita annua per le scarpe limited edition più richieste può superare anche il 20%, ma la stima varia sensibilmente in base a una serie di fattori quali lo specifico modello, la sua rarità, le condizioni, la domanda.
Nike, Adidas, Yeezy, Asics e New Balance dominano il settore: tra le sneakers più ambite ci sono le Jordan 1 Og Chicago del 1985, che sulle piattaforme di vendita online superano anche 40mila dollari al paio, le intramontabili Jordan 4 in varie colorazioni e in altrettante edizioni limitate, ma anche le Nike più esclusive realizzate in collaborazione con il rapper texano Travis Scott. A oggi, gli Stati Uniti e il Canada rappresentano il cuore pulsante del settore, sia per volumi che per passione, seguiti da Cina, Giappone, Corea del Sud, e dal mercato europeo.
«Tra i clienti notiamo approcci diversi: i giovanissimi tendono a rivendere subito il loro acquisto, anche a costo di ottenere un margine ridotto, mentre gli adulti preferiscono fare magazzino e ragionare nel lungo termine. Il mercato è in ogni caso molto liquido, si vende e si compra con facilità ma bisogna prestare molta attenzione ai falsi, soprattutto di provenienza cinese», avverte ancora Fasulo. Per non incappare in truffe si consiglia dunque di valutare il prezzo (se è sottostimato, giusto insospettirsi) e la serietà del rivenditore, al quale è legittimo chiedere tutti i documenti che attestino l’autenticità e la tracciabilità del prodotto venduto. Esistono inoltre esperti che possono fornire perizie sulla scarpa da collezione. Attenzione quindi al passo falso: per allacciare l’investimento ai piedi occorre usare la testa.
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