La corsa dell’oro, che ha recentemente stabilito un nuovo record oltre i 4.300 dollari, ha spinto verso l’alto anche l’argento, che il 17 ottobre ha toccato i 54,47 dollari all’oncia. Per trovare picchi simili bisogna tornare indietro con la memoria al 1980 e al 2011. Ma se all’epoca dietro il balzo c’erano tentativi di speculazione, oggi pesano soprattutto incertezza e transizione digitale e green. Da inizio anno, il rialzo ha superato il 70%, anche se negli ultimi giorni si sta assistendo a un ripiegamento, con cali anche del 7% in un solo giorno.
È forte la tentazione di cercare similitudini fra oro e argento, però i due metalli rispondono a stimoli diversi: l’argento infatti, a differenza dell’oro, non viene comprato principalmente per investimento o per proteggersi da tempeste finanziarie, ma è largamente impiegato nell’industria. In particolare, è un elemento chiave per la produzione di chip. Matt Lodge, commodities investment strategist di Global X, segnala che la domanda sta man mano diventando meno ciclica ma più legata a programmi di lungo periodo che riguardano, ad esempio, la costruzione di data center e infrastrutture energetiche (dalle reti elettriche agli impianti fotovoltaici) e investimenti nella difesa. Tutti settori in cui l’alta conduttività dell’argento gioca un ruolo chiave. Ci sono poi altri interessanti campi per impiegare l’argento, come le reti 5G e 6G e i sistemi quantistici, senza dimenticare la sanità, dove viene usato per le sue caratteristiche antimicrobiche.
Banche centrali
La rivoluzione tecnologica apre a nuove opportunità anche in virtù del calo dell’offerta e dell’aumento della domanda, con scorte in diminuzione dal 2021: lo scorso anno si è registrato il quarto deficit strutturale consecutivo. Secondo l’analista di Global X, a beneficiare della minore ciclicità della domanda di argento saranno soprattutto le aziende minerarie.
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Saverio Berlinzani, chief analyst di ActivTrade, non esclude che l’andamento positivo possa continuare. «Da un lato, la domanda fisica e industriale resta molto forte», spiega, «Dall’altro, la debolezza del dollaro e l’attesa di tagli dei tassi da parte della Fed stanno rafforzando l’interesse per i metalli preziosi come asset rifugio». Nello specifico, «il rapporto oro/argento, attualmente vicino a 85, indica che l’argento resta relativamente sottovalutato rispetto all’oro, il che alimenta ulteriori acquisti speculativi e istituzionali. Nel breve periodo, dopo una corsa così rapida, non si possono escludere prese di beneficio, insieme a una fase di consolidamento. Tuttavia, sul medio periodo, la prospettiva resta positiva, e se i prezzi dell’oro si manterranno su livelli elevati e la domanda industriale continuerà a crescere, l’argento potrebbe puntare verso 55/60 dollari l’oncia nei prossimi 6-12 mesi». Goldman Sachs ha però ricordato che l’argento è più volatile rispetto all’oro. Gli analisti hanno affermato che è probabile che il metallo bianco continui a registrare guadagni nel medio termine visti i presumibili tagli dei tassi della Fed, «tuttavia, nel breve termine, prevediamo una volatilità e un rischio di ribasso dei prezzi significativamente maggiori per l’argento rispetto all’oro, che è l’unica materia prima sostenuta da una domanda strutturale da parte di Banche centrali». Goldman Sachs si è anche mostrata molto fredda sull’ipotesi che gli istituti centrali possano iniziare a comprare argento sulla scia di quella russa, che ha annunciato, prima al mondo, l’apertura ad altri metalli preziosi oltre all’oro.
Sulla volatilità si concentra anche Lombard Odier, che in un report a firma Kiran Kowshik spiega: «La volatilità a 12 mesi per l’oro è del 16%, rispetto al 27% per l’argento e al 29% per il platino».
Il futuro dell’argento appare comunque inesorabilmente intrecciato a quello dell’IA, al centro di timori di bolla. Claudio Wewel, Fx strategist di J. Safra Sarasin, sottolinea: «Siamo inclini a pensare che la domanda legata al boom dell’intelligenza artificiale possa indebolirsi. Tra gli investitori sembra esserci una crescente sensazione che la portata della spesa recente possa essere stata eccessiva. Con le posizioni lunghe speculative nette a livelli piuttosto elevati, il posizionamento comincia a sembrare eccessivo. Di conseguenza, prevediamo un calo dell’interesse per l’esposizione speculativa guidata dal sentiment nel prossimo futuro. Ciò implica che il rally dell’argento dovrebbe rallentare. Significa anche che l’argento probabilmente sottoperformerà l’oro in un orizzonte temporale di 12-18 mesi, poiché l’oro dovrebbe rimanere il bene rifugio preferito».
Tempesta perfetta
L’andamento dell’argento non riguarda solo gli investimenti, ma anche l’industria. Se il prezzo continuerà a crescere, le conseguenze riguarderanno innumerevoli comparti. Ma a subire già ora un impatto è il settore gioielleria, come sottolinea Federorafi, già provato dal mix dazi Usa, inflazione e corsa delle materie prime. «Se sul gioiello in oro gli impatti negativi dei rincari si possono limitare grazie al valore intrinseco dell’oggetto, legato anche a design, marchi e ricerca tecnologica, il discorso diventa più complesso quando si parla dell’argento e di prodotti di fasce di prezzo medio-basse», spiega a Moneta la presidente Claudia Piaserico. E l’Italia rischia di essere investita in pieno dal treno, «visto che proprio in Veneto, nella provincia di Vicenza, si trova un distretto d’eccellenza: quello delle catene d’argento, di cui il nostro Paese è il primo fornitore a livello mondiale». Fra le richieste del settore, la ricerca di nuovi sbocchi per l’export. «India, Sud America e Cina sono mercati molto forti per il gioiello, in cui però facciamo fatica a entrare causa dazi. Chiediamo che si cerchino accordi per ottenere almeno reciprocità».
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