Appuntamento con la Banca centrale europea (Bce) che giovedì annuncerà la sua decisione di politica monetaria, in un contesto di attese per una pausa estiva nel ciclo di tagli dei tassi. Dopo il primo intervento di riduzione da 25 punti base lo scorso giugno, da cui è iniziata la serie di otto sforbiciate, il mercato scommette su un congelamento temporaneo in attesa di dati più chiari sull’inflazione e sul quadro macroeconomico globale. La riunione di giovedì si preannuncia senza sorprese, ma carica di significato prospettico. I mercati ascolteranno con attenzione le parole della presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa, alla ricerca di segnali utili per prevedere il percorso dei tassi da settembre in avanti.
Verso una pausa a luglio
Gli analisti ritengono ampiamente probabile che l’istituto guidato da Christine Lagarde scelga di non intervenire questa settimana. “La Bce dovrebbe mettere in pausa il ciclo di allentamento monetario nella riunione di luglio”, afferma Martin Van Vliet, global macro strategist di Robeco, riflettendo il consenso di mercato. Con il tasso sui depositi fissato al 2%, Francoforte si considera “ben posizionata” per affrontare le attuali incertezze. È quanto emerso già nella riunione di giugno, e ribadito nelle settimane successive da diversi membri del Consiglio direttivo, tra cui Joachim Nagel, presidente della Bundesbank.
L’inflazione headline è tornata sul target del 2%, mentre quella core si attesta al 2,3%. Le proiezioni dello staff dell’Eurosistema indicano un ulteriore raffreddamento: per il 2026 l’inflazione generale è prevista all’1,6%, con una componente core all’1,9%. Elementi che lasciano spazio per nuovi tagli nel corso dell’anno, ma senza urgenza immediata.
Settembre il mese chiave
Gli operatori guardano ora alla riunione di settembre come possibile occasione per una nuova riduzione del costo del denaro. Di certo, dopo l’estate, la Banca Centrale sarà in una posizione migliore per valutare il percorso con le previsioni aggiornate e (si spera) maggiore chiarezza sui dazi. “Nella riunione di settembre, con le nuove proiezioni dello staff, – afferma Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco – riteniamo che la Bce possa decidere di tagliare nuovamente i tassi di interesse per proteggersi dal rischio di un ritardo più prolungato dell’inflazione”. L’ipotesi più condivisa tra gli analisti è una riduzione del tasso sui depositi all’1,75%. Per intuire le mosse future, sarà però importante ascoltare le parole di Lagarde durante la conferenza stampa di giovedì.
Tassi sotto l’1,75%? Scenario non escluso
Non si esclude tuttavia che, qualora il contesto lo richiedesse, Francoforte possa spingersi oltre. “A nostro avviso, questo è il numero minimo di tagli che dovrebbe essere prezzato”, avvertono da Robeco riferendosi a un tasso che scenderà all’1,75%. Un’ulteriore riduzione al di sotto di questo livello sarebbe vista come una misura più significativa. Perché porterebbe i tassi al di sotto dell’intervallo neutrale dell’1,75-2,25% individuato dallo staff della Bce. Resta però elevata l’incertezza sullo scenario macro, tra cui spiccano le prospettive di crescita ancora modeste nonostante il supporto derivante dalla spesa per la difesa e dagli investimenti infrastrutturali della Germania.
Rischi esterni: dazi Usa e tensioni commerciali
La lotta contro lo shock inflazionistico in gran parte completata, non libera l’Europa da nuove sfide. In primis, la politica tariffaria degli Stati Uniti. “Con le tensioni commerciali che rimangono elevate e l’euro ponderato per il commercio in rialzo di oltre il 6% da inizio anno, è facile immaginare uno scenario in cui la crescita torni allo 0%. Ciò potrebbe innescare ulteriori stimoli monetari”, avvertono da Robeco. Uno scenario di questo tipo potrebbe spingere la Bce ad accelerare il ritmo dei tagli.
Impatto sul mercato obbligazionario: occhi sui dazi
Per ora, la riunione di luglio non dovrebbe incidere significativamente sui rendimenti obbligazionari. “Nel breve, saranno i negoziati commerciali a pesare maggiormente”, osserva George Curtis, portfolio manager di TwentyFour, boutique di Vontobel. L’eventualità di dazi Usa del 30% a partire dal 1° agosto e possibili contromisure europee potrebbero frenare la crescita del Pil continentale. “In uno scenario prolungato di tensioni, la Bce potrebbe essere costretta a intervenire con tagli più decisi rispetto a quanto attualmente previsto. Tuttavia – conclude Curtis – la strategia di Trump sembra puntare a un’escalation per poi favorire una de-escalation”.
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