Si conferma il momento negativo per il mondo delle criptovalute. Ieri il Bitcoin è sceso brevemente sotto la soglia dei 100.000 dollari per la prima volta in sei mesi, per poi risalire leggermente. La principale criptovaluta per capitalizzazione di mercato è scesa di circa il 12% nell’ultima settimana e di oltre il 20% da quando ha stabilito un nuovo massimo storico sopra i 126.000$ all’inizio di ottobre.
Anche le altre crypto cedono il passo. L’Ethereum ha mostrato un calo giornaliero di quasi il 10% scivolando sotto la soglia dei 3.300$ e XRP in calo del 7,5% a 2,17$.
Crescono i timori che il peggio debba ancora venire, un altro cosiddetto crypto winter (inverno delle criptovalute), ossia un mercato ribassista prolungato delle criptovalute con cui il mercato si scontra ogni volta che le valute digitali vengono vendute duramente in un breve periodo di tempo.
Dietro il duro calo non c’è stato un vero motivo. “Più che a un evento isolato, abbiamo assistito a un segnale di stanchezza generale – rimarca Gabriel Debach, market analyst di eToro – . Dopo una lunga corsa al rialzo, il mercato ha mostrato un calo di momentum su più fronti: dall’oro alle crypto, dai titoli tech ai nomi legati all’AI. Il tutto in un contesto in cui anche le trimestrali positive faticano a essere premiate. Basti guardare ieri ad Uber e Palantir, entrambe in forte calo, nonostante abbiano superato le attese. Un chiaro segnale che il mercato non reagisce più alla forza dei numeri, ma al contesto di aspettative già eccessive e di valutazioni tirate”.
A pesare, inoltre, l’assenza di dati macro per lo shutdown, che ormai si prolunga da 35 giorni. I dati sul mercato del lavoro non saranno pubblicati per il secondo mese consecutivo.
Il Bitcoin ha chiuso ottobre in negativo, mancando quello che nel gergo del settore viene chiamato “Uptober” – un ottobre tradizionalmente favorevole. È accaduto solo quattro volte nella storia passata, e in tre di quei quattro casi, il Bitcoin ha poi chiuso l’anno in calo.
“Il bull market del Bitcoin resta però per ora intatto, sebbene in bilico (siamo ad un -19% circa di correzione) con una durata record di 211 sedute, contro le 102 del 2024 e le 184 del 2023 (o le 234 tra novembre 2022 e luglio 2023). Una longevità che segnala sì la forza del trend, ma anche il rischio crescente di esaurimento”, argomenta Debach.
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