L’estate, e in particolare agosto, è tutto fuorché un periodo di relax per i mercati finanziari. Anzi, la storia insegna che proprio durante i mesi più caldi dell’anno possono arrivare i temporali più inaspettati. I precedenti non mancano. Solo negli ultimi anni: le prime crepe dei mutui subprime nel 2007 e la crisi dello spread italiano del 2011. Considerando poi il clima di scarsa liquidità, dove i volumi di scambio si riducono, ogni movimento si amplifica rendendo i mercati più vulnerabili.
Il primo agosto è prevista la nuova scadenza legata ai dazi, con il rischio di un’escalation tariffaria. Un fallimento nei negoziati, anche solo parziale, potrebbe scatenare uno scroscione. Ma ci sono anche elementi più sottili e imprevedibili, come la crescita dell’inflazione, un cambio di atteggiamento da parte delle banche centrali e l’aumento del debito americano. «Riteniamo che le notizie sul fronte dei dazi non siano più il principale fattore trainante dei mercati. – avverte Flora Dishnica, investment manager di Pictet AM – Saranno più determinanti l’evoluzione del mix crescita/inflazione e le eventuali ripercussioni sulla credibilità della Fed, dopo i molteplici attacchi da parte di Trump». Da aggiungere alla lista anche trimestrali aziendali deludenti e guidance più conservative, che potrebbero minare la fiducia degli investitori.
Potrebbe anche andare tutto liscio, sia chiaro. Dopo tutto, non sarebbe la prima volta che i mercati sorprendono salendo anche sotto l’ombrellone. Ma il rischio di una correzione è reale, soprattutto dopo i forti rialzi registrati finora. In particolare a Piazza Affari, dove l’indice Ftse Mib da inizio anno ha incassato un poderoso +17%.
In questo contesto può essere utile costruire un portafoglio ben bilanciato e robusto. «La parola d’ordine è diversificazione – spiega Dishnica – In particolare, è utile spostare l’attenzione fuori dagli Stati Uniti, soprattutto sul fronte obbligazionario, privilegiando Europa e mercati emergenti in valuta locale». Sul fronte azionario, il consiglio è rimanere prudenti: sotto il 30% dell’intero portafoglio. E più cautela nei confronti degli Usa, ad eccezione del settore tecnologico.
Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, una composizione ideale di portafoglio anti-scrollone potrebbe prevedere circa la metà in azioni, affiancate da obbligazioni e anche una parte (il 15%) di beni rifugio. Diversificazione geografica e settoriale è d’obbligo. Per la componente azionaria può essere distribuita tra Stati Uniti ed Europa (20% ciascuna) e poi Italia e anche una minima parte a Giappone ed emergenti. Sul piano settoriale, meglio dare spazio ai settori difensivi come sanità, utility, beni primari, ma anche alla tecnologia, puntando su aziende solide con forte potenziale di crescita legato all’intelligenza artificiale. A questi aggiungere anche ciclici e finanziari. Per la quota obbligazionaria (circa il 35% del portafoglio), meglio guardare ai titoli di Stato dell’Eurozona, come il tedesco Bund e il francese Oat, una quota più contenuta di Btp a breve-medio termine e una parte su Treasury Bills statunitensi per gestire la volatilità. Da non dimenticare in questo clima anche i beni rifugio e in particolare l’oro, affiancato da valute sicure come il franco svizzero.
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