In Italia il 18% degli investitori punta sulle criptovalute, ma sono oltre sei su dieci quelli che sarebbero incoraggiati a osare di più se solo avessero accesso a una maggiore comprensione di questo strumento finanziario. Lo rivela un nuovo sondaggio condotto commissionato da WisdomTree.
Proprio nelll’anno in cui il Bitcoin ha superato i 100.000 dollari. Ad oggi, narra la ricerca, il 22% sta valutando un investimenti in cripto. Il 52% si affida ai consulenti finanziari e il 31% ai media finanziari riconosciuti, contro il 9% che preferisce i social media e gli influencer.
Ostacoli normativi e pianificazione finanziaria
Il 35% degli intervistati sostiene che la propria opinione è influenzata principalmente dalla regolamentazione del mercato locale. Ciò contribuisce a spiegare perché, attualmente, solo il 10% degli investitori sceglierebbe di investire in criptovalute tramite prodotti negoziati in borsa (ETP), dato che gli ETP su criptovalute non sono ancora stati autorizzati alla quotazione sulla borsa locale.
Antonio Sidoti, Head of Southern Europe, Sales, WisdomTree, spiega che “Il sondaggio rivela gli ostacoli che impediscono un’ulteriore diffusione, ma anche che questa asset class è interessante per i risparmiatori/investitori italiani. Siamo incoraggiati dalla richiesta di maggiore informazione e dall’importante ruolo che l’autorità di regolamentazione locale svolge nell’influenzare le decisioni.
A livello globale, abbiamo riscontrato un approccio costruttivo da parte delle autorità di regolamentazione nei grandi mercati come gli Stati Uniti e la Germania. Tuttavia, l’attuale posizione normativa italiana ha impedito la quotazione degli ETP su criptovalute, creando un limite artificiale alla partecipazione degli investitori. L’effetto a catena potrebbe indurre questi ultimi a cercare alternative più rischiose agli ETP sicuri e di qualità istituzionale”.
Con la crescente popolarità del mercato delle criptovalute, i consulenti finanziari saranno chiamati a svolgere un ruolo cruciale in Italia per l’accesso al mercato da parte dei privati. Il 42% degli intervistati sceglierebbe di accedere a questa asset class tramite la guida degli esperti del settore, una tendenza che aumenta con l’età, passando dal 30% tra i 18-34enni al 47% tra gli over 55. Al contrario, le piattaforme di criptovalute attraggono maggiormente i più giovani, con il 30% dei 18-34enni che sceglie questa strada, rispetto al 23% dei 35-54enni e solo il 13% degli over 55.
Le criptovalute sono destinate a passare da strumento meramente speculativo a elemento integrato in una bilanciata pianificazione finanziaria. Questo è il motivo per cui saranno sempre più necessari consulenti esperti anche in questo settore. Secondo il sondaggio il 47% di coloro che hanno investito in criptovalute, ha impegnato o sta valutando di impegnare un reddito disponibile maggiore, il 31% sta pensando di acquistare una casa, il 29% a una pianificazione familiare e il 27% guarda già alla pensione.
“La nostra ricerca mostra chiaramente che gli investitori stanno prendendo in considerazione le criptovalute per raggiungere i propri obiettivi finanziari a lungo termine e che i consulenti finanziari svolgeranno un ruolo significativo come punto di accesso – ha spiegato Dovile Silenskyte, ricercatrice di WisdomTree”.
“Per i consulenti – aggiunge -, continuare a informare i clienti sui rischi e sulle opportunità sarà fondamentale per l’evoluzione di questa asset class e per il suo tasso di adozione in Italia. I consulenti dovrebbero inoltre essere consapevoli delle sfide che si presentano quando i clienti investono in questa asset class al di fuori dei fondi e degli ETP. Ciò rende più difficile avere una visione d’insieme di tutte le asset class e delle esposizioni all’interno del portafoglio, ma espone anche a rischi quali le frodi. L’utilizzo di ETP sulle criptovalute nell’ambito del mix di portafoglio contribuisce a fornire un quadro completo del portafoglio complessivo, consentendo una pianificazione finanziaria più olistica e sfruttando al contempo i migliori servizi di custodia e strutturazione dei prodotti”.
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