“Sarà ben accolta qualsiasi operazione strategicamente sensata, sperabilmente in accordo con il governo, ma la valutazione di Bpm non deve essere inferiore all’offerta di Unicredit altrimenti i soci sarebbero danneggiati e il cda andrebbe in contraddizione con le decisioni già prese”. Così Davide Leone, fondatore dell’asset manager Davide Leone & Partners e secondo maggiore azionista dell’istituto di piazza Meda con una quota dell’8,17%, ha fatto capire che qualsiasi futura operazione che dovesse coinvolgere Banco Bpm dovrà partire da una valutazione almeno pari a quella fatta da Unicredit.
Intervistato dall’agenzia Ansa, Leone ha rimarcato come anche dopo il ritiro dell’offerta da parte di Unicredit il prezzo in Borsa di Bpm si è mantenuto sopra al valore dell’offerta, quindi il mercato “è d’accordo con la valutazione del cda di Bpm, secondo cui la banca vale di più di quanto offerto di Unicredit”.
In merito invece alla possibile futura integrazione tra Mps e Bpm, l’investitore non si sbilancia e ritiene prematuro parlarne anche perché l’Ops su Mediobanca è in pieno svolgimento e bisognerà vedere come si concluderà. “Come si fa a conoscere la valutazione di Mps senza sapere quante azioni Mediobanca avrà? Ci sono molteplici scenari da meno del 35% a sopra il 66,7%. A seconda di quale sarà l’esito finale la valutazione di Mps può oscillare tra i 9 e i 24 miliardi”. Leone pertanto rimanda a dopo l’8 settembre, data di chiusura dell’Ops su Piazzetta Cuccia, per ulteriori ragionamenti in merito.
Relativamente a Credit Agricole, primo socio dell’istituto milanese e che ha chiesto l’ok alla Bce per salire oltre il 20%, Leone precisa che “nelle operazioni straordinarie vige il principio di parità di trattamento di tutti gli azionisti quindi mi aspetto che qualunque sia l’operazione straordinaria tutti gli azionisti, incluso l’Agricole, siano trattati in modo eguale”.
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