Emirati Arabi, Brasile, Svizzera, Spagna e Arabia Saudita: sono questi i Paesi con cui le imprese del made in Italy stanno provando a dribblare i dazi imposti all’Unione europea da Donald Trump.
Una strategia, favorita anche dalle ambasciate del governo Meloni, che sta dando i suoi frutti. Negli ultimi quattro mesi, mentre gli Usa preparavano la guerra commerciale contro il resto del mondo, l’export italiano ha compiuto un balzo del 5,3% verso i 25 Paesi più interessati ai prodotti italiani senza considerare gli Stati Uniti.
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“Il piano straordinario per l’export funziona”, sottolinea il ministro degli Esteri Antonio Tajani ricordando come “diversificare i mercati internazionali” nei quali esportare i prodotti made in Italy sia la “strategia giusta”.
Giova ricordare che i dazi al 15% imposti all’Europa da Donald Trump rischiano di tradursi in una contrazione dello 0,2% per il Pil italiano, secondo le stime dell’Ispi.
In particolare, calcola Confartigianato, i primi 25 Paesi cosiddetti “top market” che valgono più del 60% delle nostre esportazioni, hanno aumentato gli acquisti di prodotti made in Italy del 5,35.
Primi in classifica gli Emirati Arabi che hanno fatto shopping per quasi il 21% in più di prodotti tricolore, quindi Brasile (+14%), Svizzera (+13,1%), Spagna (+10,6%) e Arabia Saudita (+9,6%). Bene anche Israele, sempre in crescita a doppia cifra.
E tutto lascia pensare che il percorso proseguirà anche nel resto dell’anno. Questo permette però alle imprese di abbassare la guardia. E il presidente di Confartigianato, Marco Granelli chiede all’Europa di porre la “competitività degli imprenditori” al centro della propria azione.
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