L’incertezza geopolitica, con la continua altalena tra venti di guerra e rinnovate speranze di pace, condiziona i mercati azionari più di quanto si possa immaginare. In particolare, sono i titoli delle aziende che producono armi a influenzare l’andamento degli indici principali, compreso il Ftse Mib, al quale appartiene Leonardo, la principale società italiana della difesa. In generale, i colossi del comparto sono stranieri e in maggioranza sono insediati negli Stati Uniti. Qualche nome? Innanzitutto Lockeed Martin, poi Raytheon Technologies e Bae Systems. Tutte queste aziende sono oggi nel mirino degli investitori.
Il settore è infatti considerato uno dei più stabili e attualmente in crescita. I governi di tutto il mondo sono da qualche tempo orientati ad aumentare le spese per la difesa e in genere a rafforzare le strutture militari. Non sono soltanto le tensioni che riaffiorano sullo scenario politico mondiale a spingere in questa direzione, ma anche la necessità di rispondere adeguatamente a minacce come il terrorismo. In molti casi tuttavia pesano le implicazioni etiche e morali.
I principali clienti di queste aziende sono i governi. La firma di contratti miliardari, come quelli con il Pentagono, può far crescere significativamente il valore delle azioni. L’introduzione di nuove tecnologie, come droni avanzati o sistemi missilistici, può inoltre migliorare la competitività delle aziende e, di conseguenza, il loro valore di Borsa. È bene ricordare che il settore degli armamenti è strettamente regolato a livello internazionale.
Le aziende produttrici sono tenute a rispettare normative severe per quanto riguarda l’export di armi, soprattutto in aree di conflitto. Le violazioni delle leggi internazionali o dei regolamenti sui diritti umani possono portare a multe salate, sospensione dei contratti e perdita di fiducia da parte degli investitori. In generale, i potenziali cambiamenti che potrebbero avvenire nelle politiche di esportazione o nella legislazione internazionale potrebbero influire negativamente sui profitti.
È possibile investire sul settore direttamente in azioni, ma anche attraverso i fondi Etf e in qualche caso anche attraverso i fondi pensione. A Piazza Affari sono tre le principali quotate che operano in quest’ambito: Leonardo, Fincantieri e Avio.
Leonardo
Con il 30% del capitale, lo Stato italiano controlla saldamente la società. E non potrebbe essere diversamente, proprio perché Leonardo, 61mila dipendenti e un fatturato di quasi 18 miliardi di euro, opera in settori delicati e strategici per il Paese, quali sono appunto la difesa e l’aerospazio. Se si considera anche il periodo in cui la società si chiamava Finmeccanica (il cambio di nome è avvenuto nel 2017) la sua presenza nel listino di Piazza Affari risale al 1993. Oggi è una delle 40 bluechips della Borsa italiana che fanno parte del paniere dell’indice Ftse Mib.
In Borsa il titolo della società viene scambiato attualmente intorno ai 50 euro, poco al di sotto del massimo dell’anno (che è anche massimo storico) di 56,18 euro toccato a inizio giugno scorso. La crescita della quotazione è costante, sia pure con qualche battuta d’arresto, come quella registrata nei giorni scorsi, quando il titolo ha ceduto quasi il 4%, chiudendo sotto la soglia dei 50 euro. Nell’ultimo mese il miglioramento è stato pari all’8-9% ma da un anno a questa parte il titolo ha più che raddoppiato il suo valore (la rivalutazione ha superato il 117%).
Le valutazioni degli analisti sono positive nella quasi totalità. I giudizi più recenti sono del mese di agosto, emessi rispettivamente da JpMorgan e Jefferies. Nel primo caso è confermata la raccomandazione “overweight” (sovrappesare) con un target price di 55,5 euro e nel secondo l’indicazione è “buy”, con un obiettivo di prezzo di 58 euro. In precedenza (10 luglio scorso) anche Equita Sim aveva emesso un “buy”, accompagnato da un prezzo obiettivo di 55 euro. L’analisi tecnica di Teleborsa, infine, prevede un primo supporto a 47,89 euro e un secondo a 46,83 euro, mentre sul fronte rialzista la prima resistenza è collocata a 50,47 euro e la seconda a 53,05 euro.
Fincantieri
Leader nella costruzione navale, realizza anche navi militari come fregate, corvette, pattugliatori e sommergibili. È il più importante gruppo navale d’Europa e il quarto a livello internazionale. Il titolo, quotato a Piazza Affari dal 2014, passa di mano attualmente intorno ai 19-20 euro. Il principale azionista è Cdp Equity, società controllata da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che detiene circa il 71% delle azioni, mentre la parte restante del capitale è rappresentata dal flottante sul mercato.
Decisamente positive le performance del titolo: nell’ultimo mese è pari a oltre il 21%, ma la percentuale sale a +106% negli ultimi sei mesi e addirittura a +285% se il confronto viene fatto rispetto a un anno fa.
L’analisi tecnica di Teleborsa indica un primo supporto a quota 19 euro circa e un secondo a 17,9 euro, mentre sul fronte rialzista la prima resistenza è collocata intorno ai 21 euro e la seconda a 22,8 euro.
Quanto alle valutazioni degli analisti, a inizio agosto Deutsche Bank aveva confermato il “buy” e alzato il target price a 18,5 euro, mentre Kepler-Cheuvreuxsi era espressa con un “hold” e prezzo obiettivo a 17 euro, Exane e Banca Akros con un “neutral”, per entrambe, e un target di prezzo rispettivamente fissato a 17 e 16,4 euro.
Avio
Azienda specializzata nella propulsione spaziale e aerospaziale, fornisce componenti e sistemi utilizzati anche in ambito militare. Nata come azienda aeronautica, fino al 1989 era denominata Fiat Aviazione. Gli azionisti principali di Avio sono attualmente Leonardo con il 29,65% del capitale sociale, Space Holding con il 4,84% e il management della società con il 4,07%.
Il titolo viene scambiato attualmente a Piazza Affari a un prezzo di poco inferiore ai 36 euro. La quotazione ha toccato lo scorso 29 agosto il massimo dell’anno, a 36,4 euro, con una performance di oltre il 16% nell’ultimo mese, ma con una rivalutazione costante e ben maggiore se il confronto viene fatto con il prezzo di sei mesi fa (+109%) e soprattutto con quello di un anno fa (+171%).
Sono tutti in netto miglioramento i giudizi degli analisti. Questa estate Equita Sim, pur confermando la valutazione “hold” (tenere in portafoglio), ha alzato il target price a 25 euro, mentre Intesa Sanpaolo e Banca Akros hanno portato l’obiettivo di prezzo rispettivamente a 34,5 e 32 euro, mantenendo entrambe la raccomandazione “buy”. In precedenza sempre Intesa Sanpaolo aveva valutato il titolo 22 euro.
L’analisi tecnica di Teleborsa, infine, indica un primo supporto a 35,12 euro e un secondo a 34,83 euro, mentre la prima resistenza è fissata a 35,92 euro e la seconda a 36,72 euro.
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