Effetto dazi per Leonardo che, dopo l’accordo siglato tra Europa e Usa, apre la prima seduta della settimana in fondo al listino di Piazza Affari risentendo in modo significativo degli accordi che riguardano le armi. Il titolo viaggia in mattinata in flessione dell’1,22 a 46,98 dopo aver aperto in calo di oltre il 2%.
“L’Unione europea acquisterà 150 miliardi di dollari in energia americana ed armi“, ha detto il presidente Donald Trump commentando l’accordo raggiunto sui dazi con la Ue e alimentando le vendite sul titolo del gruppo che aveva invece, nei mesi scorsi, beneficato del piano di riarmo Ue.
Secondo e-Toro: “I 600 miliardi di dollari in investimenti promessi dagli europei e i 150 miliardi in acquisti di energia e armamenti statunitensi non sono uno stimolo alla cooperazione: sono una tassa d’accesso. Trump ha ottenuto qualcosa che nessuno prima era riuscito a imporre: un impegno di spesa e di presenza industriale europea negli Usa non condizionato da contropartite tariffarie, ma da minacce di escalation. Il commercio come leva geopolitica, non come strumento di cooperazione. Un cambio di paradigma che non riguarda solo Bruxelles”.
Giù tutti i titoli del settore della difesa
Leonardo in Italia, Thales in Francia e Rheinmetall in Germania guidano i ribassi nei rispettivi listini. “L’impegno europeo ad acquistare armamenti americani per 150 miliardi di dollari viene interpretato come un freno alla competitività dell’industria continentale”, spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro. E per Leonardo si apre una settimana decisiva tra i conti che saranno resi noti giovedi e le prospettive di un acquisto di Iveco Defence che potrebbero anche farsi più incerte alla luce del nuovo scenario.
Iveco sarebbe vicina alla cessione della sua divisione difesa a Leonardo. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la società è in trattative avanzate per cedere Iveco Defence Vehicles (Idv) all’azienda italiana. La notizia, riferita da fonti vicine al dossier, segnerebbe un passaggio cruciale nel riassetto del gruppo controllato da Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann. Ma per ora il mercato sembra concentrato sui dazi.
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