Gli oltre 1,7 milioni di italiani detentori di criptovalute sono chiamati a decidere in tempi brevi su cosa fare degli asset digitali in loro possesso. Scelta non legata al ritorno delle turbolenze sul Bitcoin che ha visto evaporare circa il 30% del proprio valore nel giro di poche settimane, ma all’incombere della stretta fiscale. Infatti, dal 1° gennaio del prossimo anno – salvo colpi di spugna parlamentari dell’ultima ora – scatterà l’aumento della tassazione delle plusvalenze cripto dal 26 al 33%. Un salasso non da poco che spinge i diretti interessati ad aguzzare l’ingegno per eludere l’aggravio fiscale.
Le opzioni per evitare o attenuare l’aumento d’imposta sono diverse. La più immediata è quella di vendere prima della fine dell’anno incorrendo quindi in una tassazione del 26% con un risparmio fiscale del 7% sul capital gain; all’estremo opposto, c’è la scelta di non fare nulla e tenersi strette tutte le valute digitali detenute direttamente in wallet, magari aspettando che nei prossimi anni si materializzi un dietrofront da questa tassazione più punitiva.
Per chi invece vuole botte piena (di bitcoin) e moglie ubriaca (tassazione inalterata) c’è la terza via dello switch, ossia il travaso da cripto «fisiche» detenute direttamente a Etf su bitcoin; sì perché nei meandri della norma che alza la tassazione al 33% sono esclusi i detentori di criptovalute attraverso Etf, derivati e altri tipi di contratti con sottostante bitcoin o altre criptovalute che continueranno a giovarsi della tassazione al 26%. Una distorsione che crea una via d’uscita per eludere il balzello fiscale. La scelta dipende fondamentalmente da due fattori: il prezzo di carico e la performance attesa. Chiaramente la convenienza è per chi detiene token a un prezzo di carico molto basso, quindi lo switch cristallizza una plusvalenza importante o comunque se c’è una forte convinzione che Bitcoin & Co. saliranno ancora molto in futuro e quindi risulta sensato pagare il 26% oggi invece del 33% su quei guadagni futuri.
Ad aguzzare l’ingegno sono soprattutto i detentori di consistenti quantità di bitcoin che probabilmente aspetteranno fino agli ultimi giorni dell’anno per capire se dal Parlamento arriverà una fumata bianca che sventerà questa stretta sulle plusvalenze (così come successo lo scorso anno quando in ballo c’era addirittura un aumento al 42%); se così non sarà lo switch dei furbetti delle cripto sarà pronto ad andare in scena.
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