Intel torna al centro del palcoscenico globale. In un momento cruciale e difficile della sua storia, il colosso californiano dei semiconduttori riceve un doppio segnale di fiducia: SoftBank, il gigante nipponico degli investimenti tecnologici, scommette 2 miliardi di dollari sul suo rilancio, mentre l’amministrazione Trump punta a una quota del 10%, secondo alcune indiscrezioni di Bloomberg. Una mossa, quest’ultima, che potrebbe far sì che gli Stati Uniti diventino il maggiore azionista del produttore di chip in difficoltà.
Wall Street guarda con interesse rinnovato a Intel. Il titolo del produttore di chip vola di oltre il 6% nella sessione pre-market, dopo la notizia dell’investimento di SoftBank e le indiscrezioni su un possibile intervento del governo statunitense. Ieri il titolo aveva chiuso in calo dello 0,90% a 23,66 dollari, ma oggi si preannuncia una seduta ben diversa. A Tokyo, invece, il titolo SoftBank ha ceduto il 4%.
SoftBank scommette sul rilancio americano di Intel
L’investimento annunciato da SoftBank è significativo e viene letto come segnale di un potenziale di ripresa per Intel, che è nel mezzo di una delle ristrutturazioni più radicali della sua storia. Il colosso giapponese, guidato da Masayoshi Son, acquisirà nuove azioni Intel al prezzo di 23 dollari l’una, per 2 miliardi di dollari complessivi, salendo così a una partecipazione del 2% nella società americana. “Per oltre 50 anni, Intel è stata un punto di riferimento nell’innovazione”, ha dichiarato Son. “Questo investimento strategico riflette la nostra convinzione che la produzione e la fornitura di semiconduttori avanzati continueranno a espandersi negli Stati Uniti, con Intel che svolgerà un ruolo chiave”.
L’operazione rappresenta una scommessa non solo sul rilancio di Intel, ma anche sulla centralità degli Stati Uniti nella nuova geografia della produzione di chip, in un contesto globale in rapida trasformazione, dominato da intelligenza artificiale e automazione.
Trump valuta un ingresso del 10%
Parallelamente, a Washington si lavora a un piano di ingresso nel capitale di Intel. Secondo fonti riservate citate da Bloomberg, l’amministrazione Trump sta valutando di convertire parte dei finanziamenti già approvati per Intel nell’ambito del Chips and Science Act in una partecipazione azionaria diretta, che potrebbe arrivare fino al 10% del capitale della società. Il gruppo californiano infatti dovrebbe ricevere un totale di 10,9 miliardi di dollari in questi finanziamenti. Al valore di mercato attuale di Intel, una partecipazione del 10% nel produttore di chip varrebbe circa 10,5 miliardi di dollari. L’entità esatta della partecipazione, così come la decisione della Casa Bianca di procedere con il piano, è ancora incerta ma se fosse confermata il governo statunitense diventerebbe il maggiore azionista di Intel.
Intel pronta al rilancio?
Sia il governo statunitense che il conglomerato tecnologico giapponese vedono il potenziale per una svolta di Intel, sebbene ciascuno valuti aspetti diversi del business. Per Trump, si tratterebbe di un investimento strategico in grado di generare occupazione e consenso elettorale, soprattutto attorno al progetto di costruzione del mega stabilimento in Ohio, più volte rimandato e inizialmente pensato come il più grande impianto di semiconduttori al mondo. Per SoftBank, invece, la vera attrattiva sono le potenzialità a lungo termine: la progettazione di chip, i margini elevati e l’esposizione crescente di Intel all’intelligenza artificiale rappresentano leve cruciali per capitalizzare la nuova corsa globale ai semiconduttori avanzati.
Intel alla ricerca di una svolta
Al timone di Intel, il nuovo amministratore delegato, Lip-Bu Tan, sta conducendo una delle ristrutturazioni più profonde della storia aziendale: tagli ai costi, riduzione del personale e tentativi di rilancio industriale. Dopo anni difficili, segnati dal sorpasso di concorrenti come Tsmc e Nvidia, la multinazionale americana sembra tornare al centro dell’attenzione strategica di grandi investitori e governi.
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