Tra poche sedute inizierà per i mercati uno dei rituali più evocati e fraintesi della finanza globale: il rally di Natale. Ovvero quella tendenza storica dei mercati azionari a registrare rendimenti positivi negli ultimi giorni di dicembre e nelle prime sedute di gennaio. Un fenomeno che non ha nulla di magico, ma che nasce dall’intreccio di fattori tecnici e psicologici tra il calo dei volumi per le chiusure festive, il ribilanciamento dei portafogli di fine anno e un clima di maggiore ottimismo legato al cambio di calendario. Il risultato è spesso un movimento al rialzo che rappresenta un buon auspicio per l’anno nuovo. Ma funziona davvero o è solo folclore finanziario?
Se si fosse seguito ciecamente il manuale 12 mesi fa, nel corso del 2025 si sarebbe dovuti rimanere liquidi o difensivi. Perché il rally di Natale del 2024 si era chiuso in negativo e i primi 5 giorni di gennaio erano stati rossi. Secondo la dottrina classica dell’almanacco, questi sono presagi di sventura. Eppure, l’S&P 500 ha ignorato i segnali, correndo verso un +16% da inizio anno e segnando ben 37 nuovi massimi storici.
E quindi? Per avere una risposta più completa e capire cosa aspettarsi veramente, è bene allargare lo sguardo su un periodo di tempo pluriennale. Lo ha fatto eToro, analizzando 68 anni di dati (dal 1950 a oggi).
Il rally di Natale è infallibile?
Dall’analisi dei dati storici, la risposta che emerge è no, ma con delle sfumature importanti. L’analisi storica dice infatti che il “segno” del rally (cioè se chiude in positivo o negativo) anticipa correttamente la direzione dell’anno successivo nel 64,7% dei casi (44 anni su 68 analizzati). Si tratta di un vantaggio statistico superiore al lancio di una moneta, ma implica un tasso di fallimento del 35%. Quindi, affidarsi ciecamente a questo segnale senza una gestione del rischio adeguata non è una strategia percorribile.
“La correlazione è presente ma debole – avverte Gabriel Debach, market analyst di eToro – Anzi, i dati storici ci mettono in guardia dalle cosiddette “Trappole dell’Euforia“, anni in cui un rally fortissimo ha preceduto disastri finanziari”. Alcuni esempi?
· 2001: Il rally di Natale segnò un euforico +5,70%, ma l’anno chiuse a -13,05% a causa dello scoppio della bolla Dot-com e dell’11 settembre.
· 2022: Rally (se così si può chiamare) positivo dell’1,43%, seguito da un anno terribile (-19,44%) dovuto all’inflazione e al rialzo dei tassi.
· 1973/74: Un segnale positivo mascherò la crisi inflazionistica imminente.
Questi eventi ricordano che l’ottimismo di fine anno può talvolta essere sintomo di esuberanza irrazionale.
Un’altra verità che si può trarre è che il mancato rally di Natale agisce come un freno a mano tirato, cioè riduce la performance attesa di quasi 3 punti percentuali, ma non esclude di per sé il trend rialzista l’anno successivo.
Occhio a quanto è forte il rally di Natale
Un altro luogo comune da sfatare è l’idea che “più il mercato sale, meglio è”. Lo studio dei 68 anni di eToro rivela che l’euforia è pericolosa quanto la depressione.
· Rally forte (superiore a +1,5%): Quando il mercato strappa troppo violentemente nelle ultime sedute dell’anno, spesso si surriscalda. “Si bruciano energie preziose e si crea una condizione di ipercomprato che va smaltita. In questi casi, il rendimento medio dell’anno successivo scende al +8,2%”, illustra Debach.
· Rally debole (tra lo 0% e il +1,5%): Sarebbe questo il punto ottimale, la cosiddetta “Zona Riccioli d’Oro”, che indica una crescita moderata e sostenibile, priva di eccessi speculativi. In questo scenario, secondo l’esperto di eToro, l’anno successivo registra le performance migliori in assoluto, con una media del +11%.
· Rally negativo: Generalmente porta a un rendimento medio inferiore, intorno a un +7%.
In altre parole, quindi, una fiammata improvvisa a fine anno rischia solo di bruciare il rendimento futuro, anticipando performance che poi mancheranno nei mesi successivi.
L’unione (statistica) fa la forza
Il vero salto di qualità nell’analisi, secondo eToro, si ottiene smettendo di guardare il rally di Natale da solo. Meglio osservarlo insieme a quello del barometro di gennaio, cioè la performance dell’intero primo mese dell’anno. Questi due andamenti, se presi e letti insieme, rendono il modello affidabile all’80% (dal 65% del solo rally di Natale).
In particolare, due gli scenari estremi che potrebbero verificarsi:
· Scenario Super Bull (doppia conferma positiva): Se il rally è positivo e anche gennaio chiude in positivo (una combinazione verificatasi 41 volte), l’anno tende a essere eccezionale, con un rendimento medio del +16%.
· Scenario Super Bear (doppia conferma negativa): Se entrambi gli indicatori falliscono, il quadro tecnico si deteriora. Con la media storica dell’anno che vira in negativo (-4%), segnalando la necessità di proteggere il capitale.
Ma, ecco che arriva l’eccezione. Etoro infatti osserva anche gli otto anni in cui questo segnale doppio (sia in positivo che in negativo) ha fallito. In tutti i casi, si tratta di trappole macro, anni in cui un evento esogeno ha distrutto la statistica, come la bolla dot-com e lo shock geopolitico dell’11 settembre, oppure la guerra commerciale Usa-Cina.
E per la Borsa di Milano?
L’analisi di eToro fatta finora riguarda l’indice S&P500, ma se si sposta lo sguardo da Wall Street a Piazza Affari, il quadro cambia radicalmente. Analizzando i 28 anni che vanno dal 1999 al 2025, si scopre che il Ftse Mib è molto più “capriccioso” del cugino americano. Qui il rally di Natale ha funzionato solo in 15 casi su 28, ovvero il 53% delle volte. In pratica, affidarsi al solo segnale di fine anno sul listino italiano equivale quasi a lanciare una monetina.
Il dato più sorprendente, però, emerge quando si osserva l’intensità del rally. Qui la logica americana si capovolge totalmente, perché mentre l’S&P500 premia la moderazione, il Ftse Mib sembra punire l’esitazione:
- Rally forte (> +1,5%): Quando Milano strappa con decisione, l’anno successivo tende a essere positivo (media +6,6%).
- Rally debole (0% – +1,5%): Attenzione. Quella che a Wall Street è la zona ideale, in Italia è una trappola. Un rally timido precede spesso anni difficili, con una media del -6%.
- Rally negativo: Si resta a galla con un +2,1%.
Per trovare un segnale più affidabile sul mercato italiano, è utile attendere il barometro di gennaio. Quando il rally e gennaio sono concordi (evento accaduto 11 volte), la capacità predittiva sale al 73% (ovvero 8 volte su 11).
- Con entrambi i segnali verdi, il Ftse Mib potrebbe offrire secondo lo studio di eToro un rendimento medio del +10,2%.
- Quando entrambi sono rossi, la media scivola in territorio negativo (-4%).
Cosa chiedere a Natale?
Per il bene del portafoglio nel 2026, non serve un rialzo esplosivo. Giù un +3% o +4% sarebbe un segnale di surriscaldamento. Il regalo perfetto è un movimento ordinato, piccolo, compreso nella zona tra 0% e 1,5%. Un eventuale gennaio positivo completerebbe il quadro, offrendo la doppia conferma statistica che storicamente accompagna anni con rendimenti nell’area del +16%.
Ma attenzione a prendere questi segnali con le pinze. “La statistica è una lente utile, ma resta una lente. Non conosce shock geopolitici, non anticipa inversioni brusche delle banche centrali, non sconta crisi politiche o cambiamenti nei fondamentali. Descrive ciò che è accaduto, non ciò che accadrà”, ricorda Debach. Scambiare una probabilità per una certezza è il vero rischio da evitare.
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