Rendimenti superiori ai titoli di Stato, ma con un rischio più contenuto rispetto alle azioni. Le obbligazioni societarie sembrano offrire il giusto compromesso nell’attuale contesto di mercato, agitato dal fattore politico in cui cercare di formulare un quadro chiaro intorno a tutte le dichiarazioni è quasi inutile. «I bond societari rappresentano un’interessante opportunità per diversificare un portafoglio, – afferma Paul Saint-Pasteur, gestore di Payden & Rygel – . Permettono di ottenere rendimenti generalmente superiori rispetto ai titoli di Stato e flussi di cassa regolari attraverso le cedole». Che il momento sia propizio lo dimostra anche il boom di ordini che si è scatenato proprio in questi giorni sull’obbligazione Eni, con un record di richieste da parte degli investitori istituzionali. Certo, anche qui il rischio c’è. Oltre a una minore liquidità rispetto ai titoli governativi, bisogna valutare il cosiddetto rischio di credito, vale a dire il possibile fallimento della società che emette l’obbligazione. Su questo fronte, però, i segnali sono piuttosto incoraggianti: «Le prospettive di default rimangono contenute e i bilanci degli emittenti sono in ottima forma per questa fase del ciclo economico, offrendo un solido supporto a questo settore obbligazionario», sottolinea Flavio Carpenzano, esperto di reddito fisso presso Capital Group.
Come orientarsi
Nel vasto panorama delle obbligazioni societarie, la scelta non è immediata. Innanzitutto, la prima grande distinzione da fare è tra bond investment grade, cioè emessi da aziende con basso rischio di fallimento, e bond high yield, tradotto “ad alto rendimento”, proprio perché prevedono ritorni maggiori a fronte di un rischio default più elevato. «I titoli corporate investment grade sono da preferire per investitori orientati alla stabilità, soprattutto se si focalizzano su emittenti solidi e con buoni fondamentali – illustra l’esperto di Payden & Rygel – I titoli high yield possono, invece, offrire rendimenti più elevati, ma a fronte di un rischio maggiore, pertanto, sono consigliabili in misura limitata o all’interno di portafogli capaci di sostenere una maggiore volatilità e un rischio più elevato».
Guardando più nello specifico all’attuale contesto di mercato, l’orientamento degli esperti è diretto verso le obbligazioni a più alta affidabilità. «Vista la continua incertezza che incombe sui mercati, il reddito fisso di alta qualità ha riconquistato il suo ruolo di cuscinetto contro la volatilità», afferma Gene Tannuzzo, responsabile reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments.
In ogni caso, in questa fase la selezione dei titoli è fondamentale. «Poiché – sottolinea Tannuzzo – alcuni settori, come le auto e i materiali da costruzione, subiscono maggiori pressioni a causa dei dazi e delle strozzature lungo le filiere produttive, mentre altri, come le industrie chimiche e alcuni settori di consumo, potrebbero mostrare una migliore capacità di tenuta».
In termini di scadenze, secondo gli esperti, sono preferibili i bond a breve-medio termine (1-5 anni), che possono beneficiare del taglio dei tassi da parte delle banche centrali, ma anche quelli a media scadenza (5-7 anni), meno esposti al rischio tassi rispetti alle durate più lunghe. Dal punto di vista geografico, emergono opportunità sia in Europa sia negli Stati Uniti, anche se qui è da tenere in considerazione anche il rischio cambio.
Occhio agli Yankee in euro
Nell’attuale panorama dei bond societari, merita un’attenzione particolare la recente tendenza, sempre più diffusa, delle aziende statunitensi a emettere obbligazioni denominate in euro, note come Reverse Yankee. Da inizio anno i volumi hanno già raggiunto livelli record, circa 63 miliardi di euro, superiori ai massimi toccati nel 2015. Soltanto la scorsa settimana, il colosso Alphabet ha collocato cinque tranche per un totale di 6,75 miliardi, mentre Visa ha emesso 3,5 miliardi. «Le ragioni di questo fenomeno sono riconducibili principalmente al vantaggio legato al costo di finanziamento offerto dal mercato europeo, dove i tassi sono inferiori a quelli statunitensi, oltre che da dinamiche contabili di copertura, in particolare per quelle società che hanno una quota dei ricavi in euro», spiegano da Finint Private Bank. Non è da escludere poi la volontà di molte società di diversificare la base di investitori, in un contesto in cui le politiche fiscali e commerciali dell’amministrazione Trump sembrerebbero aver momentaneamente indebolito la centralità del dollaro come principale valuta di riferimento globale.
Quale che sia la ragione, si tratta di una dinamica da monitorare con attenzione, perché potrebbe tornare utile in ottica di diversificazione del portafoglio. «I Reverse Yankee rappresentano un’interessante opportunità per gli investitori europei, offrendo sia una maggiore diversificazione sul piano del rischio di credito, sia in alcuni casi un rendimento più elevato rispetto a bond denominati in dollari dello stesso emittente». Soprattutto, per le società meno conosciute e con rating più basso: dalla loro analisi infatti emerge che le obbligazioni Reverse Yankee di tipo high yield offrono spesso un extra-rend
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