Non conosce soste la corsa dell’oro. Il prezzo spot (consegna immediata) del metallo giallo si è spinto fino a 4.483,5400 dollari l’oncia, mentre il futures con consegna a febbraio ha superato i 4.500 dollari l’oncia portando a oltre +70% il guadagno da inizio anno. Nuovi record anche per l’argento, salito oltre quota 70 dollari e con quotazioni più che raddoppiate dall’inizio dell’anno.
Entrambi i metalli preziosi sono sulla buona strada per registrare il loro più grande guadagno annuo dal 1979.
Gli investitori stanno acquistando a piene mani l’oro in scia alle crescenti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Venezuela dopo che la marina statunitense è stata vista tentare di sequestrare una terza petroliera collegata al paese sudamericano. Trump ha continuato la sua retorica contro Caracas e il presidente Nicolas Maduro, mettendo in guardia da una potenziale offensiva navale.
A dare sprint all’oro in questo 2025 è stata in primo luogo la forte domanda da parte delle banche centrali e in seconda battuta da parte degli investitori retail attraverso gli Etf. Un assist decisivo arriva dal deprezzamento del dollaro e dal calo dei tassi di interesse. Per il 2026 i riflettori sono rivolti alla scelta del futuro presidente della Federal Reserve che prenderà il poso di Jerome Powell, il cui mandato termina a maggio. Le aspettative sono che Trump metterà alla guida della Fed un esponente pronto a portare avanti una politica monetaria molto accomodante e questo mette ulteriore linfa al rally del metallo pregiato.
Il World Gold Council ritiene che una maggiore spesa fiscale, la domanda delle banche centrali e tassi più bassi potrebbero far salire i prezzi di un altro 5%-15% il prossimo anno.
Goldman Sachs vede un orientamento di fondo “strutturalmente rialzista” per l’oro con un prezzo obiettivo di 4.900 dollari entro la fine del 2026, con un rischio di rialzo se gli investitori privati sottoallocati incrementassero i loro portafogli.
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