l nemico numero uno da tenere a bada durante una spirale ribassista dei mercati è l’emotività, che spesso sfocia in scelte poco razionali. L’eccessiva attenzione alle fluttuazioni dei listini azionari rischia di portare a disinvestire quando i corsi azionari sono già scesi e tornare a investire quando è troppo tardi, a tutto scapito dei rendimenti di lungo periodo. «Il periodo di massimo pessimismo è il migliore per comprare», amava dire l’illustre uomo d’affari Sir John Templeton. Nelle scorse settimane l’indice Vix – conosciuto come l’indice della paura e che misura la volatilità dell’indice S&P 500 – si è spinto fino a 50 punti, livelli che non vedeva dal 2020. Un chiaro sentore che il livello di allerta sui mercati è elevato. Avere una strategia ben definita può aiutare non poco a gestire l’impennata della volatilità e soprattutto a non uscire dai binari della propria pianificazione finanziaria.
ESPOSIZIONE GRADUALE
Durante le fasi ribassiste dei mercati è essenziale non cadere in bias comportamentali quali la fuga dai mercati o preoccuparsi del cosiddetto market timing, ovvero cercare di individuare il momento migliore per entrare nel mercato, spinti dalla paura di breve e dalla brama di un ritorno immediato. Tra le soluzioni per affrontare con minore timore le incertezze dei mercati, mitigando l’esposizione al rischio, c’è l’investimento ‘a rate’, ossia i piani di accumulo del capitale (Pac). Anziché investire tutto in un’unica soluzione, l’investitore stanzia una quota fissa mensile in fondi comuni o Etf. In tal modo l’ingresso nel mercato avviene in modo graduale e sistematico.
Numeri alla mano, i Pac si dimostrano particolarmente efficaci per affrontare con disciplina lo scoglio di un’elevata volatilità e contestualmente porre le basi per beneficiare delle successive riprese del mercato. Inoltre, i Pac si adattano anche a chi, non detenendo un grosso capitale, intende costruirlo gradualmente nel tempo. «Gli strumenti ad accumulo azionario rendono più rigoroso l’approccio all’investimento e, di conseguenza, educano al risparmio», spiega Paolo Paschetta, country head Italia di Pictet Asset Management. Strumenti adatti a investitori prudenti che vogliono entrare in confidenza con i mercati in modo graduale o per i giovani che devono fare i conti con capitali inziali non ingenti.
MENO COSTI, PIU’ RENDIMENTI
Nella fase di costruzione di un Pac è essenziale prendere in considerazione gli obiettivi che si intendono perseguire, facendosi eventualmente affiancare da un consulente finanziario. Un obiettivo, come la pensione o gli studi dei figli, deve essere supportato da un portafoglio che rispecchi l’orizzonte temporale e la propensione al rischio. Altro elemento fondamentale sono i costi, che nel lungo periodo possono impattare in maniera consistente sui rendimenti effettivi. E animare i Pac con fondi tradizionali rischia di azzoppare i ritorni attesi rispetto a strumenti più economici come gli Etf. Luca Lixi, consulente autonomo e fondatore di Plannix e Matteo Cadei, analista del centro studi e Cfa in Plannix Scf, hanno simulato per Moneta la costruzione di un portafoglio con una ripartizione 80% azionario e 20% obbligazionario, con un rendimento atteso del 7,5% annuo. Investendo 1.000 euro al mese per 20 anni in Etf con costi contenuti (0,2% annuo), il capitale finale atteso sarà di circa 508mila euro; al contrario, utilizzando strumenti con costi elevati, come fondi con commissioni annue del 2,5%, il capitale finale scende a 396 mila euro. «La differenza, pari a 112mila euro, è dovuta esclusivamente all’effetto dei costi, che erodono il rendimento nel lungo periodo – sottolinea Lixi – ed è importante sottolineare che i costi sono certi e ricorrenti, mentre i rendimenti sono variabili». Pertanto, un risparmio sui costi si traduce direttamente in un miglioramento del rendimento, a parità di rischio.
L’OPZIONE DEL PAC DINAMICO
In un contesto di mercato ribassista, il Pac permette di sfruttare i prezzi più bassi per acquistare più quote a parità di importo investito mensilmente. Nulla vieta all’investitore di ricalibrare l’importo investito in base all’andamento del mercato, potenzialmente accelerando l’accumulo in fasi di ribasso. Si passa quindi da un Pac statico a uno dinamico che potenzialmente può portare a maggiori ritorni dell’investimento nel medio-lungo periodo.
Aumentando l’investimento durante i momenti ‘di sconto’, si acquisiscono molte più quote a prezzi bassi; questa strategia implica una maggiore propensione al rischio in quanto si va ad aumentare gli investimenti nei momenti di maggiore incertezza. «Una discesa marcata dei mercati finanziari può rappresentare un’opportunità tattica – sottolinea Davide Cominardi, investment consultant manager di Moneyfarm – e può essere infatti efficace ricalibrare al rialzo – in modo temporaneo, sostenibile e pianificato – il contributo mensile. L’obiettivo è sfruttare la volatilità e l’abbassamento dei prezzi per incrementare il numero di quote acquistate, abbassando il costo medio ponderato. Questo approccio, pur mantenendo l’impostazione disciplinata tipica del Pac, introduce un elemento di flessibilità che può migliorare il profilo rischio/rendimento nel lungo periodo». Una volta che il mercato avvia una fase di recupero e si riduce il differenziale rispetto ai valori precedenti al calo, sarà possibile riportare i contributi al livello standard, avendo potenzialmente accelerato il processo di accumulazione di valore.
«Un piano di accumulo statico è virtuoso già di per sé, passare a un Pac dinamico implica un comportamento più forte, ossia affronto la strada in salita pedalando con più convinzione», rimarca Ruggero Bertelli, docente di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università di Siena, che ha predisposto un modello di ‘Pac aumentato’ da 1.000 dollari mensili di base che prevede un raddoppio del versamento periodico se l’indice registra un drawdown (calo rispetto ai massimi) maggiore del 10%, triplica se arriva a cedere il 20% e si moltiplica per sei se l’indice cede oltre il 30%. Su un orizzonte di 20 anni questo si traduce in 390mila dollari investiti e un montante di 1,47 milioni, pari a un ritorno sull’investimento del Pac aumentato del 10,94% annuo rispetto al +8,11% dell’indice. Un investimento ben maggiore, che quindi presuppone una disponibilità di risorse aggiuntive, ma anche un guadagno di entità superiore sia in termini assoluti che percentuali. Mantenendo invece costante l’importo investito il ritorno dell’investimento è sempre considerevole (10,12%) portando ad accumulare un totale di oltre 728mila dollari su ‘soli’ 240mila progressivamente investiti. Risultati simili se la simulazione è sull’EuroStoxx 600 anche se con ritorni percentuali leggermente inferiori.
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