Può il clima condizionare i mercati finanziari? Questa torrida estate, benché caratterizzata da eventi ben più preoccupanti, può far pensare a una risposta affermativa. Le alte temperature hanno infatti modificato in qualche misura i comportamenti delle persone, con effetti diretti sui consumi. Quelli delle bevande, in particolare, sono saliti molto. Ma non solo. Si pensi per esempio al comparto dei condizionatori: sia quelli per le abitazioni sia quelli destinati agli uffici (pochi) che ancora ne erano sprovvisti. Oppure alle tende da sole. In questi casi la domanda è di colpo cresciuta, facendo scattare anche qualche aumento di prezzo. Sul fronte dell’alimentazione, invece, e in particolare per quanto riguarda le vendite di bibite e acque minerali, l’impatto non è stato particolarmente evidente.
Ma dal punto di vista borsistico, quali sono i settori e i titoli che si sono mossi di più? E in quale direzione? Dal massimo di 40.602 punti che il Ftse Mib ha registrato a inizio giugno, il trend ha virato al ribasso, fino a scendere sotto quota 39mila lunedì scorso, per poi riprendersi il giorno dopo e collocarsi di nuovo a ridosso di quota 40mila. La settimana corrente si è aperta infatti con le notizie sull’offensiva militare degli Usa nei confronti dell’Iran, ma nel caso del listino principale di Piazza Affari va considerato anche l’impatto tecnico dello stacco dei dividendi da parte di numerose società del Ftse Mib, da Leonardo a Pirelli, da Poste Italiane a Terna, da Snam a StMicroelectronics. Nel resto del listino, invece, l’effetto cedola ha interessato anche Acea, Ariston, Enav, Hera e Iren.
Focalizzandoci sul comparto alimentare, il caldo di questi giorni non ha portato, come si poteva prevedere, particolari rialzi ai titoli delle società che producono bevande, in primis Campari ed Enervit, e non ha inciso sulle quotazioni delle altre principali società quotate.
Campari
La società, controllata dalla famiglia Garavoglia, che il prossimo 31 luglio approverà la relazione semestrale, è l’unica del settore alimentare a far parte del paniere del Ftse Mib. Il titolo è sceso nell’ultimo anno del 40% circa, colpito dalle vendite a causa della concentrazione di alcuni fattori frenanti, dall’aumento dei tassi d’interesse alle tensioni geopolitiche, contribuendo a far crescere i timori di una recessione globale, che avrebbe penalizzato in particolare il settore dei beni di consumo. La paventata contrazione della domanda per prodotti non essenziali come le bevande alcoliche, tuttavia, non si è verificata, almeno nelle dimensioni previste.
Nelle ultime sedute le quotazioni hanno timidamente ripreso quota, ma questo non è bastato a rilanciarle in maniera robusta. All’inizio della settimana corrente la performance dell’ultimo semestre registrava ancora un leggero segno meno, mentre era tornata positiva quella relativa all’ultimo mese. Per gli analisti, tuttavia, permangono ancora molti dubbi sulla capacità di ripresa del titolo. Va detto però che i giudizi più recenti risalgono a più di un mese fa. È infatti del 13 maggio scorso la conferma del “buy” (comprare) da parte di Hsbc, accompagnata però dal taglio a 7,7 euro del target price. Il 12 maggio a pronunciarsi erano state invece Equita Sim e Deutsche Bank, rispettivamente con le raccomandazioni “buy” e “hold” ma entrambe con la riduzione a 7,9 e 5,9 euro dell’obiettivo di prezzo.
Quanto all’analisi tecnica di Teleborsa, il primo supporto è fissato a 5,519 euro e il secondo a 5,463 euro, mentre sul fronte rialzista la prima resistenza è collocata a 5,685 euro e la seconda a 5,851 euro, a fronte di un prezzo che si muove intorno a quota 5,56 euro.
Bf
La holding, con sede a Jolanda di Savoia (Ferrara), è quotata dal 2017 e fa parte dell’indice Ftse Italia Mid Cap. Controlla, oltre all’azienda agricola Bonifiche Ferraresi, cuore pulsante del gruppo, Bf Agricola (attività agricole, zootecniche e agrituristiche), Bf Agroindustriale (commercializzazione, in particolare verso la grande distribuzione), Consorzi agrari d’Italia (riunisce i quattro principali consorzi agrari italiani) e Sis (Società italiana sementi, leader nel settore sementi). Copre in questo modo l’intera filiera agro-industriale italiana. Nelle scorse settimane il cda ha nominato presidente esecutivo Federico Vecchioni, attribuendogli deleghe per la definizione delle strategie di gruppo e l’attuazione di attività e operazioni straordinarie. Il titolo è cresciuto del 17% circa rispetto a un anno fa, mentre la performance degli ultimi sei mesi è stata del 4,6% circa. La quotazione attuale è di poco superiore ai 4 euro. L’esercizio 2024 si è chiuso con un valore della produzione di 1,51 miliardi di euro, in aumento dell’8,5% rispetto agli 1,39 miliardi ottenuti l’anno precedente.
Enervit
Gli azionisti principali di Enervit sono Alberto Sorbini, Giuseppe Sorbini e Maurizia Sorbini che, attraverso un patto parasociale, detengono il controllo dell’azienda con un largo margine di maggioranza. Il titolo in Borsa non presenta grandi variazioni di prezzo, anche nel medio-lungo periodo. Se si confronta l’attuale quotazione con quella di un anno fa, per esempio, la performance è positiva, ma di poco (non supera i 3 punti percentuali), mentre è leggermente negativa quella relativa all’ultimo semestre (-0,9%) e ritorna di poco positiva quella dell’ultimo mese (+1,26%).
La più recente raccomandazione, da parte di Kt&Partners, risale allo scorso 7 maggio, con la conferma del giudizio “add” (aggiungere al portafoglio) e un target price di 4 euro, in peggioramento rispetto al 4,64 di fine 2024. L’analisi tecnica di Teleborsa prevede soltanto piccole differenze tra i due supporti (3,193 euro il primo, 3,167 euro il secondo) e le resistenze (3,253 euro la prima e 3,313 euro la seconda).
Orsero
La società, con sede ad Albenga (Savona), controllata dalla famiglia ligure Orsero, è leader nel settore agroalimentare, specializzata nella produzione, importazione, esportazione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli. Il titolo ha superato da poco quota 14 euro, riavvicinandosi al massimo dell’anno in area 14,5 euro. Rispetto a un anno fa il progresso è di circa il 16%, di poco superiore alla performance del semestre, mentre nell’ultimo mese il vantaggio si riduce a poco più di due punti percentuali.
A monitorare il titolo sono soprattutto gli analisti di Intesa Sanpaolo, che a maggio scorso hanno confermato la raccomandazione “buy” della precedente rilevazione, risalente a marzo. Il target price è fermo da marzo a quota 24,6 euro. L’analisi tecnica di Teleborsa indica un primo supporto di 13,83 euro e un secondo di 13,71 euro, mentre sul fronte rialzista la prima resistenza è fissata a 14,19 euro e la seconda a 14,55 euro.
© Riproduzione riservata