Non c’è dazio che tenga. Come l’acqua su una foglia di loto, molti fattori d’incertezza sembrano scivolare via dai mercati finanziari senza lasciare traccia. L’appetito per il rischio continua quindi ad avere la meglio su ogni timore e le principali Borse mondiali hanno riagganciato i massimi assoluti. Sul rally degli ultimi mesi appaiono ben nitide “le impronte digitali” degli investitori retail, divenuti sempre più bramosi di cavalcare l’onda rialzista senza curarsi dei rischi associati. L’unico timore sembra essere quello di rimanere tagliati fuori, l’ormai celebre Fomo (“Fear of Missing Out”, paura di perdere un’occasione).
Questa impennata dell’assunzione di rischio sta sollevando campanelli d’allarme, in particolare perché alcune operazioni mostrano una crescente disconnessione dai fondamentali. Dai minimi dell’8 aprile ben 420 titoli del Russell 3000 – che rappresenta una fetta preponderante dei titoli presenti a Wall Street – sono balzati di oltre il 50%, e tra questi 14 che sono saliti di oltre il 200%.
Un rally prepotente che non vede primeggiare le società con fondamentali più solidi, ma quelle a più alto beta. Bespoke Investment ha calcolato che 858 società non redditizie dell’indice statunitense hanno guadagnato il 36% durante gli ultimi tre mesi, più del doppio rispetto alle società che vantano bilanci in utile. «Negli angoli più rischiosi del mercato, tra cui i titoli ad alto beta, sensibili al bitcoin o società tech non ancora redditizie, si sono viste performance di gran lunga migliori dell’S&P 500 nel secondo trimestre, poiché gli investitori hanno seguito lo slancio speculativo», sottolinea Goldman Sachs.
Al giro di boa dell’anno oltreoceano ci sono stati scambi record per oltre 6,6 trilioni di dollari da parte dei retail che rappresentano ormai una forza importante nel mercato e presentano una propensione crescente all’acquisto sui minimi ed esporsi sui singoli nomi, in particolare con beta elevato e quindi a alta volatilità. «La propensione al rischio è tutt’altro che timida e nulla sembra fermare questo treno retail», sottolinea Marco Iachini, senior vice president of research di Vanda Research. I titoli a calamitare le attenzioni dei trader faidate sono spesso legati a società di ben minore spessore. Dietro Nvidia e Tesla, spunta Palantir come terzo titolo più scambiato del primo semestre. Ci sono poi società legate a doppio filo alle criptovalute come Strategy e Coinbase, così come l’ultima debuttante Circle che ha fatto +600% in poche sedute.
Dallo scoppio della pandemia in avanti, la gamification dei mercati finanziari ha preso piede con milioni di giovani, e non solo, che si avvicinano ai mercati tramite app intuitive – Robinhood è l’esempio più lampante – che presentano un’interfaccia grafica «che spinge gli utenti a sviluppare, nell’uso della piattaforma, dinamiche proprie del gioco anche grazie a forme di gratificazione diverse da quelle meramente finanziarie», spiega la Consob in un recente paper sul fenomeno. A questo si aggiunge l’uso di sistemi di punti o di livelli che incentivano gli utenti a una maggiore fidelizzazione. Piattaforme che spesso risultano prive di una guida formativa. Il risultato è che questo tipo di strumenti in mano a investitori inesperti porti a un approccio simile al gioco d’azzardo, caratterizzato da trading guidato dal trasporto emotivo. In aggiunta i giovani risultano i più esposti alle criticità legate alle informazioni dispensate dai cosiddetti fininfluencer. Disponendo spesso di una limitata conoscenza delle dinamiche che governano i mercati finanziari, rischiano di avere una scarsa percezione delle tecniche di advertising presenti nei contenuti degli influencer. In Italia, la Consob ha intensificato l’attività di vigilanza in riferimento alle ricerche diffuse tramite siti web, chat, forum e social media.
Tra i piccoli investitori emerge anche un altro tipo tendenza, ossia quella ad aumentare l’esposizione a titoli reputati delle occasioni a prezzi di saldo. È il caso di UnitedHealth con un aumento del 148% delle posizioni aperte a livello globale tra i clienti della piattaforma eToro nel secondo trimestre (+132% tra gli utenti italiani) dopo il crollo del 42% del titolo tra marzo e giugno. Un atteggiamento simile emerge anche nell’aumento delle posizioni su Novo Nordisk (21%), anche qui un titolo andato molto sotto pressione negli ultimi mesi. Nei dati riferiti all’Italia, che Moneta ha potuto visionare in anteprima, si nota anche come le azioni del settore della difesa siano molto gettonate nei portafogli: +27% le posizioni aperte su Lockheed Martin, +17% quelle su Rheinmetall, +14% su Airbus e +13% su Leonardo.
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