Lo spread ai minimi e il petrolio in calo: due fattori positivi che rafforzano l’economia italiana, con effetti già ben visibili sull’andamento di Piazza Affari. Il Ftse Mib, l’indice di riferimento che comprende le 40 blue chip del nostro listino, è cresciuto in misura significativa negli ultimi due mesi, fino a raggiungere quota 40mila, livello che ha superato per la prima volta il 16 maggio scorso. Per quanto riguarda il differenziale tra il rendimento del Btp a dieci anni e quello del Bund tedesco di uguale durata, ormai più vicino ai 90 che non ai 100 punti, il miglioramento è evidente. Questo significa che è nettamente cresciuta la reputazione internazionale dell’Italia. Il ridimensionamento dei prezzi petroliferi, invece, ha avuto sulle Borse un effetto meno diretto, con il trend ribassista in atto da inizio anno che si è più volte interrotto. E ha coinvolto soprattutto i titoli del settore.
In ogni caso le previsioni per il listino di Piazza Affari sono tutte positive. La maggioranza degli analisti si attende infatti per l’indice Ftse Mib un progresso del 9% a fine 2025 e una ulteriore virata rialzista il prossimo anno. Rispetto a inizio anno, i titoli che hanno corso di più (sempre restando ai 40 del paniere principale e alla data del 12 giugno scorso) sono stati nell’ordine Leonardo (+83%), Iveco (+76%) e Tim (+56%). Segue il gruppo dei titoli bancari, grazie all’effetto risiko, con Unicredit (+46%), Banca popolare di Sondrio (+44%), Unipol (+40%) e Mediobanca (+37%).
Su quali titoli puntare, dunque, nell’attuale fase di mercato? Logica vorrebbe che si trascurassero quelli che hanno corso di più. Ma chi segue da tempo l’andamento delle Borse sa che questo criterio è stato molto spesso smentito dai fatti. Proprio riguardo ai bancari, per esempio, non si possono escludere nuovi rialzi, dal momento che il tempo delle aggregazioni e delle fusioni nel comparto del credito è ben lungi dall’essere terminato. Tralasciando dunque i primissimi della lista, statisticamente e verosimilmente meno propensi a ripetere gli exploit già messi a segno, restano quelli della fascia immediatamente inferiore, come Italgas, che presenta una performance del 27%, o come Buzzi Unicem (+26%) e Snam (+22%) che seguono immediatamente nella graduatoria delle rivalutazioni. È nutrito anche l’elenco di chi ha perso di più in questa prima parte dell’anno. Lo guida Stellantis, con una performance negativa del 30%, seguita da Interpump (-18%), Amplifon (-15%) e Tenaris (-14%). Gli altri – e sono meno di una decina – presentano cali a una sola cifra. Fra questi Prysmian (-8%), DiaSorin (-6%) e Campari (-4%).
Scegliere oggi su quali di questi titoli fare affidamento è difficile e rischioso. Tra quelli che hanno già “messo fieno in cascina” si potrebbero prendere in considerazione, con le dovute cautele, Iveco e Telecom Italia. Tra quelli “in rosso” (e quindi con le maggiori probabilità di una inversione di tendenza) la scelta dovrebbe cadere su Interpump e DiaSorin. Esaminiamoli uno a uno.
Iveco
Il titolo veleggia intorno ai 16 euro, con performance positive di tutto rispetto: +14,67% nell’ultimo mese e +74,58% nell’ultimo semestre. Lo scorso 27 maggio ha toccato il massimo dell’anno di 18,05 euro. A mettere le ali alla quotazione è stata l’indiscrezione sulla possibile cessione a Leonardo, da parte della controllante Exor, della divisione Difesa. Tutti positivi i giudizi degli analisti: a inizio mese Intesa SanPaolo ha alzato il target price a 20,3 euro, confermando la raccomandazione “buy” (comprare). Identica la valutazione di Equita Sim, che lo scorso maggio ha tuttavia limitato a 18,5 euro l’obiettivo di prezzo. Più cauti gli analisti di Mediobanca, che nel loro ultimo studio, hanno confermato il giudizio “neutral”, fissando a 16,5 euro l’obiettivo di prezzo, in diminuzione rispetto alla valutazione precedente di 17,4 euro, datata 31 marzo.
Telecom Italia
Nonostante sia passato quasi un decennio da quando la società ha stabilito di cambiare denominazione in Tim, come il suo marchio principale, la società italiana leader nei servizi di telecomunicazioni, dalla telefonia fissa a quella mobile, dalla digitalizzazione a Internet, viene ancora spesso identificata con la vecchia ragione sociale. Con oltre 26 mila dipendenti, si tratta del settimo gruppo economico italiano per fatturato e tra i primi cinquecento mondiali. Il titolo, uno dei principali di Piazza Affari, fa parte del paniere del Ftse Mib, l’indice delle società più capitalizzate tra quelle quotate a Milano. Il prezzo di scambio si aggira poco sotto il massimo dell’anno di 0,404 euro fatto registrare il 27 maggio scorso. Nell’ultimo mese la quotazione si è rivalutata del 4,54%, ma nell’ultimo semestre ha raggiunto una performance ben più consistente: +58,6%.
Tutti positivi i giudizi degli analisti. La raccomandazione “buy” è costante, almeno da un paio di mesi a questa parte. Di recente il prezzo obiettivo è stato rivisto al rialzo da diversi analisti: Hsbc lo ha portato a 0,43 euro, Kepler-Cheuvreux a 0,5 euro, e ancora prima Barclays lo ha alzato a 0,42 euro, Equita a 0,40 euro e Mediobanca a 0,43 euro, giudicando il titolo “outperform” (farà meglio del mercato). Quanto all’analisi tecnica, così si è espressa Teleborsa: «Il quadro tecnico di breve periodo mostra un’accelerazione al rialzo della curva con target individuato a 0,3874. Rischio di discesa fino a 0,3806 che non pregiudicherà la buona salute del trend corrente ma che rappresenta una correzione temporanea».
Interpump
Il titolo della società italiana specializzata nella produzione di pompe ad alta ed altissima pressione quota attualmente intorno ai 36 euro, in netto calo rispetto al massimo dell’anno di 47,38 euro raggiunto il 14 febbraio, ma in miglioramento contenuto (+9%) rispetto a un mese fa. Resta invece negativa (-20,85%) la performance relativa a sei mesi fa. Contrastanti i giudizi più recenti delle case d’affari. Il mese scorso Equita ha confermato la valutazione “hold” (mantenere in portafoglio) alzando però il target price a 41 euro, mentre Mediobanca non si era espressa, emettendo un “neutral”, accompagnato da un prezzo obiettivo di 44 euro. Questa settimana il titolo si è mosso a ridosso dei 36 euro.
DiaSorin
Il titolo della società di biotecnologie viene scambiato intorno ai 95 euro per azione, poco mosso sul singolo mese e del 9% più basso rispetto a sei mesi fa. Ma gli analisti, pur riducendo i propri obiettivi di prezzo, si mantengono comunque a un livello superiore alle quotazioni correnti. Deutsche Bank lo ha collocato in area 120 euro, con la raccomandazione “buy”, mentre Intesa SanPaolo è scesa a 108,3 euro (nel report del maggio scorso).
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