Nuovo strappo al rialzo dell’oro. Alla vigilia della decisione sui tassi da parte della Fe, il prezzo spot del metallo giallo aggiorna nuovamente i massimi storici portandosi fino a 3.697 dollari l’oncia, sostenuto anche dal calo del Dollar Index ai minimi delle ultime sette settimane e il ridursi dei rendimenti dei Treasury. Inoltre, il consigliere economico dell’amministrazione, Stephen Miran, è in procinto di entrare a far parte della banca centrale già da oggi. “La debolezza del dollaro e i rendimenti più bassi, che favoriscono un aumento dei prezzi dell’oro a causa della correlazione inversa con gli asset non redditizi, riflettono il cambiamento delle aspettative degli investitori verso una posizione più accomodante da parte della Federal Reserve”, argomenta Ricardo Evangelista, senior analyst di ActivTrades.
Fed pronta a una serie di sforbiciate
La Federal Reserve dovrebbe apportare un taglio dei tassi di 25 punti base portando l’intervallo obiettivo dei Fed Funds al 4%-4,25%. La banca centrale statunitense pubblicherà anche il suo aggiornamento trimestrale delle previsioni economiche e sui tassi, denominato “dot plot”.
I mercati dei tassi a breve termine prezzano inoltre quasi un taglio in ciascuna delle ultime tre riunioni della Fed di quest’anno, rispetto a un solo taglio scontato all’inizio dell’estate. “L’indebolimento del mercato del lavoro statunitense sostiene il recente cambiamento nelle aspettative”, rimarca Michael Krautzberger, CIO Public Markets di Allianz Global Investors, e guardando avanti, l’unico fattore che potrebbe mettere in discussione tali attese sarebbe una serie di sorprese al rialzo persistenti nei prossimi dati sull’inflazione.
L’oro segna da inizio anno un balzo di oltre il 40% sostenuto anche dagli acquisti concertati da parte delle banche centrali e agli afflussi verso gli ETF. Secondo Goldman Sachs il prezzo potrebbe spingersi a ridosso di 5.000 dollari l’oncia se solo l’1% del mercato dei titoli di Stato statunitensi si riversasse sull’oro.
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