“Se l’Italia perde le sue banche e i suoi gruppi bancari a favore di entità straniere perde il controllo e la gestione dell’economia italiana”. È quanto affermato dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo, intervenendo sul tema centrale del risiko bancario.
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“Difendere le nostre banche dagli attacchi dei fondi americani e cinesi e difendere l’italianità delle banche significa anche difendere i posti di lavoro e la clientela italiana”, ha proseguito Sileoni, sottolineando come “la salvaguardia del risparmio degli italiani è fondamentale e la politica deve attrezzarsi affinché questo avvenga”.
Il leader del principale sindacato dei bancari italiani ha evidenziato inoltre come “la Bce vuole semplificazione settore, meno banche, meno gruppi in Italia. Le operazioni straordinarie nascono per la grande liquidità delle banche, grazie alla politica sui tassi degli ultimi anni da parte della Bce. Il rapporto tra finanza e politica, in questi ultimi anni, è particolarmente conflittuale, in tutta Europa”.
Un riferimento diretto è stato fatto anche al recente intervento del governo nell’operazione tra Unicredit e Banco Bpm: “In Italia, il governo ha applicato il golden power nell’operazione di Unicredit su Banco Bpm”, ha ricordato Sileoni.
La tassa sugli extraprofitti
Durante l’audizione, il segretario generale della Fabi è intervenuto anche sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, affermando: “Una tassa imposta, a carico delle banche, sui cosiddetti extraprofitti, verrebbe pagata dalla clientela e dai lavoratori bancari, da un lato in termini di maggiori costi sui prodotti e servizi, dall’altro in termini di penalizzazioni di vario genere a livello economico”.
Sileoni ha poi ricordato che “non è la prima volta che questo tema entra nel dibattito della legge di bilancio. La prima volta, nel 2023, finì con un sostanziale nulla di fatto perché fu approvata una norma, che aveva una opzione, scelta poi da tutte le banche, per rafforzare il patrimonio”. “Con legge di bilancio del 2024, ci fu l’accordo per il rinvio crediti fiscali sia per il 2025 sia per il 2026 che ha di fatto portato a un ‘prestito’ delle banche da 4,3 miliardi di euro complessivi per il biennio”.
Un rapido passaggio anche sul contesto europeo: “Quanto al panorama europeo, dal 2023 è stata introdotta tassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche in Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria e Svezia. È stata valutata in Olanda, Belgio, Irlanda e Polonia”.
Sileoni ha poi duramente criticato la politica delle stock option, dichiarando: “Ha superato ogni limite di buon senso. Non è la prima volta che nelle operazioni straordinarie i vertici delle banche parlano, per evitare l’acquisizione, di tutelare i livelli occupazionali e di tutelare le ‘loro’ persone. In realtà, un secondo dopo l’esito dell’operazione straordinaria, gli stessi dirigenti, che strumentalizzavano l’importanza dell’argomento occupazionale, sono i primi a incassare cifre astronomiche e talvolta vergognose, attraverso la vendita di azioni in loro possesso, accomunati in anni di stipendi che si sono autodeterminati”.
Unione bancaria e divergenze europee
Infine, Sileoni ha affrontato il nodo dell’unione bancaria, spiegando: “L’unione bancaria non è decollata perché la Germania non vuole accollarsi eventuali fallimenti di altre banche, non tedesche”.
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