Michael Burry torna ad attaccare Bitcoin. L’investitore anche noto col nome del film che lo ha reso celebre – The Big Short – ha definito l’ascesa della criptovaluta sopra i 100 mila dollari segnale inequivocabile di una bolla speculativa senza riscontri reali. Intervistato in un podcast da Michael Lewis, Burry ha sentenziato che il Bitcoin “non vale nulla”. Alcuni presunti vantaggi del token – come l’opacità delle transazioni – secondo l’investitore costituirebbero in realtà un fattore di rischio.
Per Burry, il fatto che oggi si parli dei prezzi di Bitcoin sopra i 100 mila dollari come se fossero normali variazioni quotidiane mostra quanto il mercato si sia allontanato dalla realtà. Una “normalizzazione” che lui definisce grottesca e che conferma la sua idea: il valore di Bitcoin non ha basi solide. Ricordiamo infatti che il Bitcoin ha vissuto un ottobre esplosivo, toccando il massimo storico di 126.279 dollari il 6 ottobre grazie a flussi record negli ETF e tensioni geopolitiche che hanno spinto gli investitori verso asset rifugio. Verso fine mese si è consolidato intorno ai 110-115.000 dollari, chiudendo comunque in positivo del 60% mensile nonostante una lieve flessione finale. Novembre ha portato una correzione drastica del 35%, con il prezzo che è scivolato fino a 82.000 dollari intorno al 20, causata da prese di profitto, deflussi dagli ETF e avversione al rischio macroeconomico. All’inizio di dicembre è ripartito un rimbalzo parziale, portandosi oggi a circa 93.965 dollari, sostenuto dalla domanda istituzionale persistente nonostante la volatilità.
Le sue dichiarazioni arrivano mentre l’investitore torna a far parlare di sé dopo anni di relativa calma. Recentemente ha preso posizioni ribassiste su titoli come Nvidia e Palantir e ha definito “assurda” la valutazione di Tesla. Per Burry, l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale sta alimentando una bolla speculativa sempre più grande
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