Il governo compie un passo significativo nel riconoscimento e nella valorizzazione dei caregiver familiari, ovvero coloro che ogni giorno assistono un parente in condizioni di disabilità con dedizione e sacrificio. L’articolo 53 della legge di Bilancio introduce un fondo specifico destinato a queste figure fondamentali per il tessuto sociale del Paese. A questo si aggiunge l’annuncio della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, che ha confermato l’arrivo di un disegno di legge organico all’inizio del 2026. «Abbiamo il dovere di dare risposte a tutte quelle persone che curano i propri cari e che meritano tutela e sostegno nel loro impegno», ha ribadito la ministra.
Chi sono i caregiver
In Italia circa sette milioni di persone assistono ogni giorno familiari non autosufficienti, contribuendo in modo essenziale al funzionamento del sistema socio-sanitario nazionale. Il valore economico del loro lavoro gratuito è stimato tra il 2,5 e il 3% del Pil. A oggi, mancava ancora una normativa nazionale realmente strutturata: solo alcune misure sporadiche e frammentate, incluse iniziative regionali non sempre coordinate. La manovra avvia finalmente un processo uniforme, con stanziamenti iniziali – 1,15 milioni per il 2026 per la piattaforma dedicata e 207 milioni a partire dal 2027, incrementabili fino a 257 milioni – che rappresentano un punto di partenza concreto su cui il governo ha già espresso disponibilità ad ampliare.
Il nuovo disegno di legge
Il ddl fornisce per la prima volta una definizione chiara di caregiver familiare: colui che assiste il coniuge, il convivente di fatto o un parente entro il secondo o terzo grado. Le tutele previste sono diversificate in base al reale impegno assistenziale: si va dai caregiver prevalenti conviventi con oltre 91 ore settimanali, ai non conviventi con almeno 30 ore, fino a chi dedica tra 10 e 30 ore all’assistenza.
Per i caregiver prevalenti conviventi con Isee fino a 15.000 euro e reddito personale inferiore ai 3.000 euro lordi annui, è previsto un contributo trimestrale fino a 1.200 euro dal 2027. Una misura che segna un cambio di passo e un riconoscimento formale mai ottenuto prima.
Il Pnrr e ciò che non ha funzionato
Sul fronte dell’assistenza territoriale, il Pnrr aveva previsto investimenti per 1,5 miliardi di euro per il miglioramento dei servizi di assistenza, ma i ritardi accumulati negli anni passati – soprattutto nella realizzazione delle Case di comunità – dimostrano che gli strumenti precedenti non erano sufficienti. Il governo è ora chiamato a rimediare a queste eredità, riprogrammando fondi e accelerando gli interventi per dare finalmente risposte efficaci alle famiglie.
Affrontare il problema alla radice
In un Paese che destina oltre il 16% del Pil al sistema pensionistico e affronta una pressione fiscale elevata, è indispensabile impostare una strategia che permetta anche alle famiglie di programmare il proprio futuro, ad esempio attraverso polizze long term care e strumenti di prevenzione. Nel frattempo, però, il governo sta intervenendo sull’esistente, valorizzando il ruolo del Terzo settore e potenziando i servizi locali.
A fronte di questo lavoro impostato dalla maggioranza, dispiace constatare che il centrosinistra abbia mostrato scarsa collaborazione, preferendo un approccio basato su mere formule assistenzialistiche e criticando pregiudizialmente ogni proposta del governo. Un atteggiamento che non aiuta un tema complesso e delicato come quello della disabilità.
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