Dall’inizio del 2023, il mercato del lavoro dell’area euro sta vivendo un andamento a due facce: mentre i Paesi dell’Europa meridionale come Italia, Spagna, Portogallo e Grecia stanno registrando un netto miglioramento dell’occupazione, i Paesi del Nord Europa – Germania, Paesi Bassi, Austria, Belgio – stanno attraversando una fase di rallentamento. Si sta quindi assistendo a una sorta di “grande scollamento” all’interno dell’Eurozona, con i dati sulla disoccupazione che confermano questa dinamica: da una parte forti cali nel Sud (fino a -2,6 punti percentuali), dall’altra lievi ma significativi aumenti nel Nord (fino a +0,8 punti).
Divergenza tra Nord e Sud dell’Eurozona
Gli economisti di Ing rimarcano come nel Mezzogiorno europeo la crescita dei posti di lavoro è solida e diffusa nel settore privato. In Italia, ad esempio, tutti i principali comparti economici hanno contribuito positivamente all’occupazione. In Spagna, le uniche eccezioni sono state agricoltura e finanza, che hanno registrato piccole flessioni. In generale, i settori che trainano questa fase espansiva nel Sud sono quelli del commercio, delle costruzioni e dei servizi professionali. La ripresa post-pandemia, insieme ai fondi del Next Generation EU, ha sostenuto in modo particolare le economie meridionali, storicamente più fragili dal punto di vista occupazionale.
Il quadro nel Nord è invece molto diverso: la crescita dell’occupazione privata è molto debole. “In Germania, il settore manifatturiero ha registrato forti cali occupazionali, mentre l’edilizia e i servizi professionali hanno registrato un calo significativo dell’occupazione. Il mercato del lavoro francese ha registrato un andamento più eterogeneo, con il commercio all’ingrosso e al dettaglio e il settore manifatturiero che hanno creato posti di lavoro, mentre sono state registrate perdite in altri settori del privato”, rimarcano Bert Colijn e Carsten Brzeski di Ing. Un tema comune sia nell’Europa settentrionale che meridionale è invece il forte aumento dell’occupazione nel settore pubblico e in quello partecipato.
Le aspettative per il futuro confermano questa tendenza. Secondo i sondaggi condotti dalla Commissione Europea, le imprese del Sud si aspettano di continuare ad assumere, mentre nel Nord prevale un certo pessimismo. Solo i Paesi Bassi si distinguono per una prospettiva occupazionale più dinamica.
Questa divergenza ha anche un effetto interessante sul lungo termine: per la prima volta da molti anni, i mercati del lavoro dell’eurozona stanno convergendo. I Paesi del Sud stanno gradualmente colmando il loro gap occupazionale, mentre quelli del Nord vedono ridursi il loro storico vantaggio. Un fenomeno che, secondo gli analisti di ING, è positivo per l’intera area euro: aiuta a ridurre gli squilibri interni e rende più semplice il compito della Banca Centrale Europea, che può così applicare una politica monetaria meno frammentata.
Naturalmente, restano alcune differenze qualitative. In Spagna e Grecia, ad esempio, la crescita occupazionale è accompagnata anche da un miglioramento della produttività, una combinazione ideale. In Italia, invece, il numero di occupati è aumentato ma senza un analogo progresso in termini di efficienza e innovazione: un segnale che la crescita potrebbe poggiare più sulla quantità di lavoro che sulla sua qualità. In Austria e Germania, al contrario, si osserva un peggioramento congiunto sia della produttività che dell’occupazione, sintomo di una fase ciclica debole.
Infine, la tecnologia e l’intelligenza artificiale rischiano di amplificare queste divergenze. L’automazione potrebbe penalizzare ancor di più i settori industriali del Nord, già sotto pressione, e al tempo stesso favorire i comparti dei servizi dove il Sud sta mostrando più vitalità.
In sintesi, il mercato del lavoro dell’eurozona si sta trasformando in modo profondo. Il Sud sta finalmente beneficiando di una ripresa vera, mentre il Nord rallenta.
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