Nel settore bancario mancano all’appello circa 5.500 assunzioni rispetto a quanto concordato nei piani industriali e negli accordi già sottoscritti. E’ la denuncia di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Intervistato dall’Adnkronos, il leader del sindacato bancario rimarca che le banche sono inadempienti: “hanno assunto solo parzialmente rispetto agli impegni presi con noi. A settembre tireremo fuori i numeri banca per banca”. Secondo Sileoni, è prioritario ricoprire quei posti vacanti prima di discutere nuovi equilibri tra uscite e ingressi: «È una questione di inadempienza contrattuale e, se non si mette un freno adesso, il numero delle mancate assunzioni è destinato a crescere. Le banche devono mettersi in regola subito».
Risiko bancario? Ha ragione l’ad di Intesa
Commentando le parole dell’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che ha definito il risiko bancario “un Far West all’italiana”, Sileoni condivide quanto detto dal banchiere romano. «Messina ha una visione molto attenta e intelligente del presente e del futuro, non è uno che si avventura in situazioni anomale», afferma. «La spiegazione l’ha data lui stesso al nostro ultimo Consiglio nazionale».
Secondo Sileoni, le operazioni straordinarie si moltiplicano «perché c’è molta disponibilità economica nei gruppi bancari e, non sapendo dove mettere questi soldi, si sono scatenate queste guerre». Ma il problema è anche politico: «Manca un’istituzione che dovrebbe, non a colpi di Golden Power ma con una prevenzione politico-finanziaria, indirizzare il settore senza trasformarlo in questo Far West».
Sileoni contesta l’uso isolato del Golden Power: «Non è uno strumento solo italiano, esiste anche in altri Paesi. Ma non dovrebbe mai essere necessario se ci fosse un regolatore nazionale o europeo in grado di intervenire per tempo». «Quando un gruppo bancario punta un altro – spiega – la Bce viene informata preventivamente. Se non si esprime, il silenzio viene inteso come via libera. Ma è proprio lì che dovrebbe intervenire l’Europa, con un’autorità forte e unitaria».
Unione bancaria ancora zoppa
Per il numero uno della Fabi, «l’Unione bancaria è ancora zoppa: la Germania, ad esempio, non ha ancora deciso se aderire pienamente. Finché i principali Paesi non saranno davvero coinvolti, non si riuscirà a esercitare un controllo efficace». «Oggi manca un arbitro finale – insiste Sileoni –. Se un gruppo si sente penalizzato da una decisione come l’attivazione del Golden Power, può solo fare ricorso alla Corte di giustizia Ue, che può sanzionare ma non cambiare decisioni già prese. Serve un soggetto europeo che decida, intervenga e garantisca equilibrio nel settore».
Un altro tema centrale, secondo Sileoni, è quello del risparmio: «È un tema importante che non può riguardare solo Generali, riguarda tutte le banche». Infine una frecciata contro quelle banche «che si presentano in un modo, ma puntano solo ad acquisizioni di sportelli per vendere prodotti. Mi riferisco anche a qualche banca straniera che tenterà nei prossimi mesi di porsi come outsider, pur essendo finora rimasta ai margini del dibattito pubblico».
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