Che cosa sta succedendo sulle spiagge italiane? A pochi giorni da ferragosto, i numeri dell’estate balneare tricolore sono ben diversi dalle aspettative di inizio stagione. Nonostante il periodo delle ferie sia già iniziato da tempo, infatti, sui lidi attrezzati della Penisola si vedono meno avventori del previsto. E le casse degli stabilimenti iniziano ad accusare i primi segnali di sofferenza. Secondo i dati del Sindacato Italiano Balneari (Sib), la flessione media delle presenze si attesta intorno al 15%, con punte del 25% in Calabria e Emilia-Romagna. Sembrano invece reggere la Puglia e la Sardegna.
Secondo altre stime condivise da molti operatori del settore, la stagione balneare 2025 sta registrando una contrazione tra il 20% e il 30% rispetto agli anni precedenti, sia in termini di presenze che di consumi. I servizi di somministrazione – bar, ristoranti, noleggio attrezzature – subiscono un calo importante, con consumi ridotti al minimo. L’unica giornata che registra afflusso è la domenica, dove si concentra un turismo “mordi e fuggi” che non riesce a sostenere economicamente il settore. Ma quali sono le cause di questo fenomeno per certi versi inaspettato?
L’impressione è che l’estate balneare italiana sia finita in un vortice in cui più fattori contribuiscono a tracciare un orizzonte in la crisi è un’eventualità sempre più temuta. Innanzitutto, a pesare sono i rincari legati in parte all’inflazione, in parte a una generale tendenza dei gestori ad alzare l’asticella dei prezzi. Lo scontrino medio settimanale per un ombrellone e due lettini supera già oggi i 200 euro, eccezion fatta (al rialzo) per gli stabilimenti di lusso che possono arrivare a cifre monstre di oltre 500 euro al giorno per una postazione super esclusiva in riva al mare. Lasciando da parte i casi limite, tuttavia, le vacanze estive oggi costano in media il 30% in più rispetto all’era pre-Covid e il rincaro pesa chiaramente sul portafoglio dei turisti.
Inoltre, è probabilmente cambiato lo stile di vacanza degli italiani: non è un caso che, proprio quest’anno, le località di montagna stiano registrando afflussi in crescita e un aumento delle prenotazioni nelle strutture alberghiere. Un’analisi condotta da Assoturismo-Confesercenti sottolinea il fatto che il turismo estivo in montagna continui ad attrarre gente, non necessariamente per una questione economica. “Da noi la tendenza positiva è cominciata subito dopo la pandemia. Si è riscoperta la montagna. Lo dico con massimo rispetto per le località balneari, ma forse ormai la villeggiatura di quel tipo viene vista come troppo stanziale. Da noi prevale una vacanza dinamica”, ha spiegato Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno.
Un altro fattore da valutare riguarda la durata media delle vacanze, che nel tempo si è ridotta. Le classiche due settimane di ferie sono ormai un lontano ricordo per molti; oggi la permanenza nei luoghi di villeggiatura è scesa a 7-10 giorni. E in molti si accontentano di trascorrere solamente il weekend lontano da casa. “È ormai evidente lungo tutta la costa italiana: le spiagge sono affollate soltanto la domenica, mentre per il resto della settimana risultano spesso semideserte. Un segnale chiaro che conferma il difficile momento economico che vivono le famiglie italiane e il calo generalizzato del turismo, anche straniero”, si legge in una nota stampa di Assobalneari.
Ma non tutto è perduto. Forse. Nei prossimi giorni, in occasione del ferragosto, partirà il tradizionale esodo e in molti si riverseranno sulle spiagge per qualche giorno di vacanza. Inoltre, secondo un’analisi di Tecnè per Federalberghi, l’88% degli italiani sceglierà di restare entro i confini nazionali. I bilanci, quelli veri, si fanno alla fine: ne riparliamo a settembre.
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