Undici milioni di famiglie italiane (il 54% del totale) vorrebbero ristrutturare casa entro tre anni. Ma 4,7 milioni non hanno abbastanza soldi. A rivelarlo una indagine realizzata da Nomisma per Cna, sulla base della quale la confederazione ha elaborato una serie di proposte per ridurre il divario. L’indagine, inoltre, evidenzia che 4 famiglie su 10 (4,4 milioni) dispongono di meno di 20mila euro per realizzare gli interventi di ristrutturazione, oltre il 35% ritiene il proprio reddito appena sufficiente e un altro 7,6% lo giudica insufficiente.
Le scadenze europee
“Nonostante le scadenze europee ormai prossime, dall’esecutivo non arrivano ancora segnali concreti rispetto alla presentazione del piano nazionale di ristrutturazioni necessario per il pieno recepimento della direttiva Case green, elemento fondamentale per dare certezza programmatica a famiglie e imprese”, si legge nella nota diffusa da Nomisma e Confederazione nazionale dell’artigianato. In quest’ottica, i bonus edilizi risultano “determinanti per stimolare gli investimenti in particolare quelli per l’efficientamento energetico”.
Il report di Nomisma per Cna ha calcolato che, se nel 2026 valessero le riduzioni delle agevolazioni previste dalla precedente legge di bilancio (dal 50% al 36% per l’abitazione principale e al 30% per le altre abitazioni), ben 2,4 milioni di famiglie non effettuerebbero più gli interventi di riqualificazione con un mancato investimento di 71,2 miliardi. “La conferma anche per l’anno prossimo della detrazione al 50% consente, dunque, di scongiurare una consistente contrazione della domanda che è in fase di assestamento e con la previsione di archiviare il 2025 con una spresa di 50 miliardi, in calo del 29% sull’anno scorso ma su livelli ben superiori a quelli pre-Covid (28 miliardi nel periodo 2014-2019)”.
Le materie prime
L’indagine ha registrato anche il punto di vista delle imprese interessate associate a Cna, secondo le quali le principali sfide non riguardano soltanto la flessione della domanda, ma anche la crescente difficoltà nel reperire lavoratori qualificati, l’aumento dei prezzi delle materie prime e, soprattutto, l’incertezza che caratterizza il quadro normativo e fiscale. Senza un contesto chiaro e stabile del sistema di incentivi le imprese non sono nelle condizioni di programmare le attività e gli investimenti. Sul fronte dell’attività il 2025 si chiuderà con un calo intorno al 3% del fatturato e degli ordini.
Riqualificazione energetica
Il report suggerisce una serie di proposte per dare impulso al mercato della riqualificazione energetica con l’obiettivo di tornare a livelli di attività sostenibili all’interno di un sistema di incentivi stabile e di medio-lungo periodo. “Garantire incentivi stabili per i prossimi 5-10 anni con una agevolazione non inferiore al 50% e introducendo ulteriori meccanismi premiali per i progetti che prevedono un maggiore efficientamento energetico. Inoltre, prevedere criteri di progressività della detrazione in base al reddito per favorire anche le famiglie a reddito medio-basso, assicurare la possibilità di cessione del credito. In questo quadro – conclude la nota – diventa indispensabile anche un ruolo più attivo del sistema bancario, chiamato a sviluppare prodotti dedicati – mutui green, prestiti ponte, linee di credito calibrate sul reddito e sull’efficientamento atteso – che consentano alle famiglie di coprire la quota non finanziata dagli incentivi. Senza un’offerta creditizia adeguata e accessibile, infatti, una parte rilevante degli interventi rischia di non essere realizzata, soprattutto per i nuclei con capacità di spesa limitata ma con forte necessità di riqualificare il proprio patrimonio abitativo”.
Leggi anche:
Trappola green sui mutui casa: prestiti a rischio
Per i geometri stipendi raddoppiati dal 2020: in media 40.000 euro l’anno
© Riproduzione riservata