Il portellone blindato da 400 chili è solo l’ultimo grado di separazione tra la paura e le minacce di un mondo sempre più instabile. A mali estremi, estremi rimedi: dentro al un guscio di acciaio e cemento, tra pareti spesse anche più di un metro, la vita sembra forse più sicura. Messa al riparo dai prodromi di una guerra globale e dai rischi di un’escalation atomica. Mentre divampano le tensioni geopolitiche e non mancano pericoli di natura batteriologica e nucleare, sempre più persone investono risorse nella sicurezza estrema, trasformando cantine, garage e piani interrati in veri e propri bunker. Il fenomeno esiste ormai da qualche decennio, ma le più recenti notizie d’attualità internazionale lo hanno sensibilmente intensificato. Anche in Italia.
«In tre anni la richiesta per la realizzazione di rifugi antiatomici privati è aumentata del 200%, ma negli ultimi mesi abbiamo registrato un ulteriore incremento del 30% dovuto a un’accresciuta percezione del rischio. A fronte di guerre, eventi estremi e catastrofi naturali, molte famiglie e altrettante aziende vogliono sentirsi più preparate», spiegano a Moneta Maurizio Balotta e Stefania Rivoltini, titolari di un’azienda italiana che ha mutuato la propria esperienza nell’edilizia per avviare un nuovo ramo d’impresa legato alla costruzione di bunker. Del resto, ci sono chiari segnali sul fatto che il settore possa espandersi ulteriormente: si prevede che il mercato americano dei rifugi antiatomici crescerà dagli attuali 137 milioni di dollari a 175 milioni entro il 2030. Con le dovute proporzioni, l’onda “securitaria” potrebbe avanzare anche nel nostro Paese, dove già oggi si stima ci siano tra i 400 e i 700 bunker privati attivi, esclusi quelli militari.
«I nostri clienti appartengono a un target medio-alto e in media vanno dai 35 ai 60 anni. Abbiamo notato una maggiore concentrazione di richieste nel Nord Italia e in alcune zone del Centro. Chi si rivolge a noi cerca sicurezza e autonomia. Inoltre vediamo interesse sia in contesti urbani sia in aree isolate», raccontano ancora Balotta e Rivoltini.
Massima sicurezza
I bunker, in varie tipologie, si possono realizzare sia ex novo sia all’interno di un edificio esistente. Si va dai rifugi base contro gli eventi climatici estremi ai più sofisticati bunker nbc (a protezione nucleare-batteriologica-chimica), con filtri specializzati e porte blindate certificate. Questi gusci sono progettati per garantire la permanenza e la sopravvivenza di un nucleo famigliare in condizioni esterne emergenziali. Costruiti a compartimenti stagni, ad almeno cinque metri sotto terra, al loro interno dispongono di una zona di stoccaggio delle provviste, con alimenti a lunghissima scadenza. È inoltre possibile richiedere l’installazione di moduli con sistemi di filtraggio dell’aria di grado militare, riserve idriche e di cibo, aree sanitarie, zone notte separate, sale di controllo e persino connessioni internet via satellite. In media ci vogliono 4-6 mesi di realizzazione di un bunker chiavi in mano di piccola-media taglia, ma i tempi possono chiaramente dilatarsi per la fabbricazione di rifugi più articolati.
I costi
«I costi partono da circa 200mila euro per soluzioni più essenziali, salgono per progetti di alto livello con autonomia completa e arrivano al milione di euro con specifiche personalizzazioni. La manutenzione annuale è però contenuta, basta verificare i filtri, gli impianti elettrici e idrici e aggiornare le scorte alimentari e mediche», testimoniano Balotta e Rivoltini, evidenziando anche le possibili traiettorie future del settore. «Vediamo una forte spinta verso l’autonomia energetica (batterie al litio, solare, sistemi off-grid) e un design sempre più invisibile, integrato con l’architettura della casa. Ci sarà anche più attenzione al comfort: aria condizionata, illuminazione smart, arredi su misura. Infine, stiamo investendo su materiali più leggeri e performanti e su moduli prefabbricati che riducano costi e tempi».
Nel nostro Paese costruire un bunker costa in media tra 3mila e 4.500 euro al metro quadrato, mentre nella vicina Svizzera (dove la legislazione prevede che ogni unità abitativa disponga di un rifugio) i prezzi al metro quadro salgono fra 4.300 e 6.500 euro. In assenza di un mercato immobiliare dei bunker antiatomici privati, l’acquisto non rappresenta una forma tradizionale e liquida d’investimento ma piuttosto una spesa destinata a garantire la protezione personale. Perché è vero che il mattone è da sempre considerato un asset sicuro, ma qui il bene è più che mai “rifugio”. Nel vero senso della parola.
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