I mutui a tasso variabile sempre più convenienti. Nonostante la Banca centrale europea (Bce) abbia deciso nella riunione di luglio di prendersi una pausa estiva e non procedere a un nuovo taglio del costo del denaro, il tasso variabile legato ai mutui si conferma più vantaggioso rispetto al fisso: rimarrà infatti stabile sui livelli attuali anche nelle prossime settimane. E quindi più basso, e non di poco, del fisso. In prospettiva, cioè nei prossimi mesi, potrebbe pure scendere un altro po’, diventando ancora più conveniente. Almeno stando a quanto prevedono gli esperti in vista di un’ulteriore mossa da parte della Bce.
Tasso variabile batte il fisso: si risparmiano 46 euro al mese
Secondo i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it, a luglio il valore medio del tasso variabile si attesta al 2,63%, in linea con quello dello scorso mese e oltre un punto percentuale inferiore rispetto a gennaio 2025, quando era al 3,71%. A seguito della decisione odierna di mantenere inalterati i tassi di interesse, il Tan medio dei mutui a tasso variabile a 20 e 30 anni è destinato a rimanere stabile sui questi livelli anche nelle prossime settimane.
Considerando un mutuo da 180mila euro della durata di 20 anni, rispetto a inizio anno la rata mensile per chi ha scelto un tasso variabile è passata da 1.063 a 965 euro, per un risparmio sulla rata mensile pari a 98 euro e una spesa sull’intera durata del mutuo di oltre 23.500 euro inferiore.
Per quanto riguarda i finanziamenti a tasso fisso, questo mese la forbice rispetto al variabile si è aperta ulteriormente, con il Tan medio che si attesta al 3,14%, in leggero rialzo rispetto al mese scorso quando era al 3,05% ma su un livello storicamente accettabile. Sul finanziamento considerato in precedenza ciò si traduce in una rata mensile pari a 1.011 euro, ovvero 46 euro più alta rispetto a quella del tasso variabile, per una spesa totale di quasi 11mila euro maggiore sulla durata del mutuo.
Come si stanno muovendo l’IRS e l’Euribor
Il clima di incertezza geopolitica degli ultimi mesi, causato soprattutto dalle minacce di dazi verso l’Unione Europea da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha portato a un leggero aumento nelle scorse settimane dell’indice IRS, riferimento utilizzato per calcolare il tasso di interesse dei mutui a tasso fisso. Infatti, nella scadenza a 30 anni è passato da un valore del 2,65% registrato il 23 giugno al 2,81% delle rilevazioni del 23 luglio, mentre per la scadenza a 20 anni dal 2,72% si è passati al 2,85%.
Per quanto riguarda invece l’Euribor – indice di riferimento per i finanziamenti a tasso variabile – complice l’annunciato stop ai tagli deciso nella riunione di luglio i valori si sono mantenuti stabili nel corso delle ultime settimane, con un dato pari a 1,94% per la scadenza a 3 mesi e dell’1,91% per quella a un mese.
A quando il nuovo taglio da parte della Bce? L’incognita dazi
Dopo quattro tagli consecutivi in altrettante riunioni di politica monetari nel corso del 2025, a luglio la Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse. In attesa di capire come si evolveranno i negoziati commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti – con la minaccia di dazi al 30% che al momento rappresenta l’incognita più grande – l’Eurotower ha deciso di mantenere il tasso sui depositi a quota 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%.
Il livello attuale dell’inflazione è in linea con l’obiettivo di medio termine del 2% fissato dal Consiglio direttivo. Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, l’istituto di Francoforte continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni verranno adottate di volta in volta a ogni riunione. Però la maggior parte degli analisti prevede già a settembre un nuovo taglio, l’ultimo di questo ciclo di riduzioni, iniziato a giugno 2024.
Come si muoveranno i tassi sui mutui? Le previsioni
Nel clima geopolitico incerto è difficile fare previsioni accurate sulle future decisioni di politica monetaria e quindi sull’evoluzione dei tassi sui mutui. “L’attuale situazione ha portato a un leggero rialzo dell’IRS e – di conseguenza – del TAN medio dei mutui a tasso fisso, il cui andamento futuro è difficile da prevedere”, avverte Alessio Santarelli, ceo di MutuiOnline.it.
Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, che oggi rappresentano l’opzione più conveniente, le curve di forward relative all’Euribor indicano una discesa fino al secondo trimestre del 2026, quando i valori si dovrebbero attestare attorno a quota 1,70%. “La forbice tra le due tipologie di finanziamento – aggiunge Santarelli – potrebbe dunque aprirsi ulteriormente a favore del variabile nei prossimi mesi, soprattutto se ci sarà un calo degli spread applicati da parte delle banche sui mutui a tasso indicizzato”.
In questo contesto la maggior parte dei consumatori ha l’opportunità di bloccare la rata a un tasso intorno al 3%, comunque conveniente, mentre chi è più propenso al rischio può valutare un tasso variabile, anche alla luce dei possibili ribassi dei prossimi mesi.
Da non perdere:
1.Mutui: in Italia tassi tra i più bassi d’Europa, meglio solo Spagna e Belgio
2.Mutui: il tasso variabile torna a essere più conveniente del fisso, come orientarsi?
© Riproduzione riservata