L’evento simbolico che molti storici interpretano come l’inizio della crisi del Trecento è il crollo delle volte della cattedrale di Beauvais. La prosperità del XIII secolo era infatti rappresentata dal fiorire delle cattedrali gotiche, che sfidavano la forza di gravità. Nel 1284 però, in questa località francese, una chiesa alta ben 48 metri si è sgretolata. Più tardi gli studiosi lo avrebbero interpretato come un segno premonitore della fine di un’epoca: da quel momento sono stati chiusi molti cantieri e tanti edifici sono rimasti incompiuti.
Anche nei mesi scorsi a Milano si è verificato un crollo che è stato letto come simbolico: la mattina del 30 giugno, l’insegna di Generali, che si trovava a 192 metri d’altezza in cima al grattacielo Hadid di City Life, è stata oggetto di un cedimento strutturale. Il quartiere, con i suoi palazzi avveniristici e lussuosi, rappresenta una delle nuove anime di Milano: quella in cui la costruzione in verticale sembra poter crescere senza limiti. Questo modello però è stato messo in discussione da un’articolata inchiesta della Procura di Milano, il cui capitolo più recente è iniziato proprio poche settimane dopo il cedimento dell’insegna. Per capire le responsabilità di un’espansione edilizia che ha definito «incontrollata», la Procura sta indagando su alcuni personaggi di spicco del panorama politico e imprenditoriale milanese. In questo contesto in molti cantieri i lavori sono rallentati o si sono fermati. È il caso delle aree poste sotto sequestro: le Residenze Lac presso il Parco delle Cave e il cantiere tra via Lepontina e via Valtellina per la costruzione di due torri e uno studentato. Secondo varie fonti, sono coinvolti in tutta la città circa 150 cantieri in stato di stallo o sospensione amministrativa, per un impatto di 12 miliardi di euro. Sono numeri importanti, che rischiano di creare un terremoto nel panorama immobiliare e abitativo milanese, già in fermento. In 10 anni (dal 2013 al 2023) i prezzi delle case sono infatti cresciuti di quasi il 40%, con gli aumenti più consistenti in periferia.
Acquisti e affitti
Al momento il capoluogo meneghino sembra reggere l’urto: «Le ultime informazioni che abbiamo – spiega a Moneta Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa – riguardano il primo semestre del 2025 e ci restituiscono un mercato ancora leggermente positivo in temini di prezzi e sostanzialmente stabile. In generale la città sta vivendo un buon riscontro nelle zone centrali, grazie anche agli acquisti da parte di stranieri, che si stanno concentrando sugli immobili di prestigio».
Un contesto che trova conferma anche nell’analisi di Immobiliare.it, che però evidenzia dei lievi cali in alcuni quartieri. Garibaldi, Moscova, Porta Nuova, la zona dove si trova il Pirellino, al centro delle inchieste della Procura, ha registrato una perdita di valore dell’1,6%.
Nell’ultimo mese invece, dopo gli sviluppi dell’inchiesta, il quartiere in cui le abitazioni hanno perso più valore è stato Arco della Pace, Arena, Pagano (−0,8%), seguito da Bande Nere/ Inganni e Corvetto/ Rogoredo (−0,5%). Nonostante questi cali però, Garibaldi e Arco restano due delle aree più costose di Milano, con prezzi rispettivamente di 9.929 e 9.324 euro al metro quadro (superate solo dal Centro con 10.985 €/mq). I dati mostrano inoltre che in diversi quartieri i prezzi sono saliti nell’ultimo anno, in particolare nelle aree non prettamente centrali: in testa Ponte Lambro, Santa Giulia con ben +10,50%, seguito da Bicocca, Niguarda (+7,70%), Porta Romana, Cadore, Montenero (+6,40%), Maggiolina, Istria (+6,30%) e Affori, Bovisa(+5,70%). Un altro dato positivo da sottolineare è che la variazione di prezzo media annua si attesta al 2%, superiore alla crescita dell’1,7% dell’inflazione.
Per quanto riguarda invece il mercato degli affitti, è interessante notare che i cali sono stati più evidenti rispetto al settore acquisti, soprattutto a Bisceglie, Baggio, Olmi con – 4,2% (15,8 €/mq) e Maggiolina, Istria con -3,2% (20,1 €/mq), entrambe zone interessate dai blocchi dei cantieri. In negativo anche Cenisio, Sarpi, Isola con -2,1% (23 €/mq) e Famagosta, Barona con – 2% (19,2 €/mq). Anche nel settore locazioni si registrano però degli aumenti in particolare nei quartieri Ripamonti, Vigentino con +3,9% (20,4 €/mq), Precotto, Turro con +3,4% (19,5 €/mq) e Abbiategrasso, Chiesa Rossa con +3,2% (20 €/mq).
Le aspettative
Non siamo quindi di fronte alla crisi del Trecento, ma qualche conseguenza potrebbe esserci: «Sicuramente quello che è accadu[/TESTO-BASE]to a Milano potrà avere effetti sugli investitori, sia italiani che soprattutto esteri, che potrebbero decidere di muoversi in modo più prudente o valutare altre città» prosegue Megliola. «La certezza dell’ambito normativo in cui muoversi è fondamentale quando si decide di investire in un determinato Paese e in un settore articolato come quello immobiliare». «Molto probabilmente è anche per questo motivo – conclude – che la nostra rete segnala un interesse di sviluppatori italiani verso l’hinterland della città, laddove il mercato immobiliare consente prezzi di vendita che garantiscano la marginalità delle operazioni. Si può inoltre ipotizzare una maggiore prudenza da parte dei potenziali compratori verso l’acquisto del nuovo. A beneficiarne, come già accade, potrebbero essere le soluzioni usate e in buono stato».
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