Nel primo trimestre dell’anno crescono del 20 per cento rispetto allo scorso anno gli importi dei finanziamenti concessi alle imprese italiane nel settore del turismo, ma sono sempre meno quelli che riescono a saldare i debiti.
In Italia il settore conta circa 415 mila imprese. Circa 16 mila sono agenzie di viaggio, 342 mila sono servizi di ristorazione e 56 mila servizi di alloggio. Per il 45 per cento si tratta di ditte individuali, seguite da un 32 per cento di società di capitali e da un 23 per cento di persone. Aziende piccole dunque, spesso in capo a un unico soggetto o a una conduzione famigliare. Vulnerabili a ogni folata di vento atmosferica ed economica, che li espone ad un elevatissimo rischio di default che si assesta a un tasso pari al 4 per cento a dicembre 2024, in crescita rispetto alla rilevazione del giugno precedente. Quello medio delle società di capitali italiane è al 2,74 per cento.
Sono queste le rilevazioni effettuate dall’osservatorio CRIF, sulla base del patrimonio informativo del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC. I dati mostrano anche una precisa tendenza: nel turismo il credito erogato cresce di più rispetto alla totalità delle società di capitali italiane, mettendo a segno un balzo dell’8,6 per cento. Ma molte sono le difficoltà: la scarsità di personale personale qualificato, una capacità di spesa dei consumatori messa a dura prova, e un’offerta turistica bisognosa di una riqualificazione costante. A livello di micro-settori, a fine 2024 si conferma un trend eterogeneo, con i servizi di ristorazione che registrano sia la maggiore crescita rispetto a giugno 2024 che la maggiore rischiosità con un tasso di default di circa il 5 per cento.
Le performance dei pagamenti commerciali
I dati dello Studio Pagamenti di CRIBIS rivelano che a giugno 2025 i pagatori puntuali in Italia rappresentano il 44 per cento del totale delle imprese, contro il 26,4 per cento registrato dal turismo. Per quanto riguarda i ritardi di pagamento, il 19,4 per cento del settore turistico paga con oltre 30 giorni di ritardo, contro un dato medio italiano del 12,9 per cento. Di questi, il 6,2 per cento supera i 90 giorni di ritardo , contro una media del 4,3 per cento.
Il settore più in difficoltà è la ristorazione, con il 75,4 per cento di imprese con ritardi di pagamento, con un 69,1 per cento osservato sul segmento relativo alle agenzie di viaggio e un 63,7 per cento osservato sui servizi di alloggio. Ancor più evidente il differente profilo di rischio se si osservano i ritardi oltre 90 giorni, con il 6,8 per cento per la ristorazione rispetto al 4,6 per cento per le agenzie di viaggio e al 2,8 per cento per i servizi di alloggio.
Da marzo a giugno 2025 il turismo peggiora nella puntualità dei pagamenti rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Parliamo di un 26,4 per cento contro 27,5 per cento a marzo. Il dato è in linea con l’evidenza nazionale, che mostra un’incidenza dei pagamenti puntuali pari a 44,0 per cento contro 44,7 per cento a marzo 2025. L’analisi mette però anche in luce una riduzione dei ritardi superiori ai 90 giorni, che scendono dal 6,9 per cento registrato a inizio anno al 6,2 per cento di giugno.
L’analisi dei bilanci
Il turismo presenta un rischio più alto della media nazionale, secondo i bilanci 2023. La leva finanziaria è più pesante (5 volte contro 3 volte della mediana nazionale), anche se in calo rispetto al 2021 (6,5 volte) segnato dalla pandemia. La copertura degli interessi resta inferiore (9 volte contro 12 della mediana), ma su livelli ancora sostenibili. Sul fronte liquidità, invece, il settore mostra performance migliori della media (170 per cento contro 130 per cento).
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