L’anno accademico inizierà dopo l’estate, ma la ricerca di sistemazioni per gli universitari è già in corso. Gli studenti iscritti negli atenei italiani durante lo scorso anno accademico erano 1.960.821, di questi 133.220 erano stranieri. Si stima poi che la percentuale dei fuori sede sia intorno al 25% del totale degli studenti.
«Questi numeri – spiega a Moneta Fabiana Megliola, responsabile ufficio studi Gruppo Tecnocasa – fanno capire l’importanza del bacino di utenza delle persone che cercano un posto letto per studiare nelle città universitarie. Si tratta di un fenomeno che va ad alimentare un’importante domanda di immobili in affitto. In Italia si contano circa 85mila posti letto per studenti universitari, distribuiti tra strutture pubbliche convenzionate, atenei, e operatori privati, che, entro il 2027, dovrebbero superare le 100 mila unità grazie agli interventi di student housing che molti operatori immobiliari stanno mettendo in atto in città come Milano, Bologna, Torino, Roma, Padova per citarne alcune».
Nel frattempo, gli universitari che non riescono ad accedere agli alloggi messi a disposizione dagli enti degli atenei o negli altri studentati esistenti, si rivolgono al mercato immobiliare privato. Negli ultimi anni, a causa di vari fenomeni tra cui quello degli affitti brevi, gli studenti hanno dovuto fare i conti con una carenza di offerta di immobili e con canoni di locazione decisamente elevati. «Il pagamento di questi ultimi – prosegue Megliola – è uno dei motivi per cui alcuni genitori decidono di acquistare la casa per i figli che studiano».
Dai dati rilevati dalle agenzie del Gruppo Tecnocasa nel 2024, il 7,9% dei contratti di locazione stipulati in Italia ha interessato proprio gli studenti universitari, percentuale che sale al 13,9% nelle grandi città, con picchi del 22% a Torino, seguita da Milano con il 18,5%.
Per quanto riguarda le zone, «l’interesse dei ragazzi è sempre rivolto a camere singole in buono stato, arredate. La qualità abitativa diventa rilevante nella scelta, così come la vicinanza agli atenei o un buon collegamento con essi. Proprio la presenza di collegamenti veloci (ad esempio la metropolitana) sta spostando la domanda di studenti anche in quartieri non necessariamente vicini alla sede dell’ateneo. Si apprezzano anche i servizi presenti nel quartiere».
Nel 2025, sempre secondo i dati di Tecnocasa, in alcune città l’eccesso di offerta di immobili sul segmento turistico ricettivo con conseguente riduzione della marginalità, sta portando i proprietari a tornare agli affitti tradizionali scegliendo, spesso, proprio gli studenti come tipologia di inquilini. Anche gli investitori sembrano più interessati a puntare su questo target. In questi primi mesi del 2025, si rileva inoltre che le città che hanno visto crescere maggiormente la percentuale di affitti a studenti sono Roma e Torino.
Studenti in affitto
Nel 2024 il 7,9% dei contratti di locazione stipulati in Italia ha riguardato studenti universitari. Si tratta di una percentuale in lieve calo rispetto al 2023 quando la percentuale di affitti a studenti toccava il suo massimo e arrivava all’8,9%. Nel 2021 e nel 2022 si registravano percentuali molto simili a quella del 2024, mentre nel 2020 (in piena pandemia) la quota di affitti a studenti era scesa al 4,5%.
Se si prendono in considerazione solo le grandi città italiane, la percentuale di affitti a studenti cresce e nel 2024 si attesta mediamente al 13,9%. Nel 2023 si superava il 15%, mentre anche in questo caso nel 2020 si toccava la quota più bassa (8%). Ad esempio, nel 2024 a Roma la percentuale di affitti a studenti si è attestata al 12,8% sul totale dei contratti stipulati, a Milano la quota è più alta e arriva al 18,5%, a Torino si supera il 22%.
In Italia la tipologia contrattuale più stipulata dagli studenti universitari è quella a canone transitorio e nel 2024 si attesta intorno al 70%. In aumento la quota di contratti a canone libero che salgono al 23,8%, mentre solo nel 6,1% dei casi si stipulano contratti a canone concordato.
La tipologia più affittata dagli studenti è il bilocale (29,9%), a seguire i trilocali con il 27,9% e i monolocali con il 18,2% delle stipule. Da segnalare anche la quota di 4 locali (15,5%), in alcuni casi infatti più studenti affittano la stessa abitazione con l’intento di contenere i costi.
Scendono in campo i fondi
Negli ultimi anni anche gli investitori pubblici e privati si sono resi conto delle potenzialità di questo bacino di utenza. Per questo molti fondi hanno deciso di investire in studentati. Ad esempio, il Fondo Nazionale dell’Abitare Sociale (FNAS) di CDP Real Asset Sgr è entrato nel Fondo Pitagora di Finint Investments, dedicato allo sviluppo di iniziative immobiliari in questo ambito. L’accordo prevede la creazione di oltre 800 nuovi posti letto dedicati agli studenti in tre città universitarie: Padova, Modena e Pisa. Anche il gruppo francese Ardian ha dato vita a un progetto, insieme a Cbre Investment Management e Rockfield (piattaforma per lo student housing) che ha permesso di realizzare residenze per studenti a Firenze e Bologna.
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