I risparmi destinati alla pensione potrebbero esaurirsi oltre dieci anni prima del previsto, lasciando milioni di persone senza una copertura economica proprio quando ne avranno più bisogno. È lo scenario che emerge dalla nuova ricerca globale di Fidelity International: senza un serio ricorso alla previdenza complementare, il futuro finanziario rischia di essere molto più breve della nostra vita.
Risparmi insufficienti per una vita più lunga
Secondo il report The Longevity Revolution: Preparing for a New Reality, realizzato da Fidelity in collaborazione con il National Innovation Centre for Ageing, il 42% degli over 50 nel mondo non ha risparmi adeguati per coprire almeno gli ultimi dieci anni della propria aspettativa di vita. In Italia la situazione è ancora più critica: il 57% degli over 50 è scoperto di almeno un decennio.
La ricerca, condotta in 13 paesi su oltre 11.800 persone, mette nero su bianco un problema spesso sottovalutato: viviamo più a lungo, ma non risparmiamo abbastanza. E il divario tra longevità e preparazione finanziaria continua ad allargarsi.
Vita più lunga ma portafogli meno preparati
Entro il 2050, si stima che quasi 3,7 milioni di persone nel mondo raggiungeranno i 100 anni. Se si considera una vita potenziale di un secolo, l’81% degli over 50 a livello globale sarebbe impreparato di almeno dieci anni. In Italia la percentuale sale addirittura all’89%: quasi nove persone su dieci.
Questo significa che la maggior parte delle persone rischia di affrontare una fase della vita, proprio la più delicata, senza un paracadute finanziario adeguato.
Un ottimismo ingiustificato
Nonostante i numeri preoccupanti, molti mantengono un atteggiamento sorprendentemente positivo. A livello globale, il 68% dei pensionati si dice ottimista sul proprio futuro, percentuale identica a quella italiana. Tra chi deve ancora ritirarsi dal lavoro, invece, solo poco più della metà guarda al domani con fiducia.
L’ottimismo si riflette anche nell’idea di continuare a lavorare: sette futuri pensionati su dieci nel mondo prevedono di restare attivi anche dopo il ritiro, più per mantenersi in forma mentalmente e fisicamente che per reale necessità economica. Un segnale positivo, ma che non risolve il nodo principale: l’insufficienza dei risparmi.
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