Artisti contro l’Inps: 80 attori, doppiatori, musicisti e tecnici dello spettacolo hanno sottoscritto una lettera per denunciare quella che definiscono una beffa. Dopo decenni di contributi, la pensione riconosciuta dalla gestione ex Enpals – oggi confluita nell’Inps – rischia di trasformarsi in un debito. Tra i firmatari compaiono nomi noti come Luca Ward, Massimo Dapporto, Jerry Calà, Stefania Sandrelli, Simona Izzo, Franco Oppini, Laura Morante e Massimo Boldi.
L’oggetto della discordia si chiama Quota B ed è la parte dell’assegno pensionistico aggiuntiva alla componente principale, quella legata ai contributi. Vari professionisti dello spettacolo si erano così rivolti ai tribunali per vedersi riconosciuto il calcolo corretto della pensione. In molti casi, i giudici avevano dato ragione ai ricorrenti, costringendo l’Inps a rivedere gli importi al rialzo.
Con una sentenza, il 29 dicembre 2022 però la Cassazione ha annullato il principio, accogliendo la linea dell’Inps e bollando come “indebiti” gli aumenti versati fino a quel momento. Molti pensionati si sono visti così decurtare l’assegno o chiedere di restituire somme già percepite.
La vicenda è approdata in Parlamento. Nell’aprile 2023 l’onorevole Federico Mollicone ha presentato una risoluzione poi trasformata nella proposta di legge n. 1793, firmata anche da Walter Rizzetto, per correggere il calcolo della Quota B e bloccare i recuperi. Il testo è stato incardinato in Commissione Lavoro il 31 luglio 2024, da allora non si è però mosso.
La lettera
“Tantissimi pensionati del settore dello spettacolo hanno fatto ricorso ai Tribunali perché prima l’Enpals, e poi l’Inps, hanno liquidato la Quota B della pensione in un importo inferiore a quello dovuto per legge. I ricorsi sono stati accolti in massa su tutto il territorio nazionale tanto che dal 2014 in poi i Tribunali e le Corti di Appello di tutta Italia hanno rilevato l’errore di interpretazione e di applicazione della normativa di settore e hanno condannato l’Inps a riliquidare i vari trattamenti pensionistici”. Una situazione che “sembrava cristallizzata”, almeno sino alla sentenza della Cassazione del 29 dicembre 2022 che “ha ribaltato la situazione” e ora rischia “di mandare sul lastrico centinaia tra attori e lavoratori dello spettacolo pensionati ex Enpals”. “Per intenderci – affermano – ad oggi ci sono pensionati che continuano e per loro fortuna continueranno, a ricevere l’assegno con la maggiorazione a suo tempo sancita dai vari tribunali e chi invece vede decurtata la propria pensione con la dicitura di ‘somme indebitamente percepite'”.
Gli attori aggiungono: “C’è il problema dei tempi stretti nella nostra condizione di pensionati e della beffa che ha seguito il danno, questo perché mentre l’Inps ha immediatamente rivendicato la riscossione delle “somme indebitamente percepite” riconosciute nei primi gradi di giudizio, su queste l’Agenzia delle Entrate aveva però già applicato il criterio di riscossione come tassazione separata”. Quindi “a tutt’oggi ci si trova come pensionati lavoratori dello spettacolo a dover sommare al danno materiale della “sottrazione” (restituzione) della quota riconosciuta a suo tempo, anche la beffa di continuare su questa a pagare le tasse, fino a quando non sarà intervenuta una correzione politica dell’intera vicenda”.
Il convegno
Sul punto il Nuovo Imaie ha organizzato a Roma un panel dal titolo Diritti in scena: previdenza e recuperi Inps agli Artisti Interpreti Esecutori, che si terrà il 22 ottobre a Roma.
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