Il Fondo di previdenza per i giovani si prepara a diventare una delle principali novità nel panorama del risparmio a lungo termine. Secondo le proposte contenute nella legge di Bilancio, lo strumento potrebbe essere attivato dal 1° gennaio 2026 e sarà affidato alla gestione dell’Inps. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: spingere le famiglie a iscrivere figli e nipoti a una forma di previdenza complementare sin dai primi mesi di vita, così da costruire un capitale utile al raggiungimento della maggiore età e oltre.
Gli ideatori spiegano che l’intento è diffondere fin da subito la cultura della “previdenza integrativa”, creando per ogni neonato un primo nucleo di risparmio. L’idea di fondo è quella di permettere ai ragazzi, una volta compiuti i diciotto anni, di disporre di un “tesoretto” utilizzabile per gli studi, la formazione professionale, o perfino per avviare una propria attività.
Come si apre la posizione
L’adesione al fondo sarà volontaria, e potrà essere richiesta dai genitori o da un parente fino al terzo grado. La posizione dovrà essere avviata entro i primi tre mesi di vita del bambino con un versamento iniziale di 100 euro. A questo primo deposito si aggiungerà il contributo dell’Inps, pari a 50 euro all’anno, pensato come incentivo all’adesione delle famiglie.
Il risparmio così accumulato potrà essere riscattato una volta raggiunta la maggiore età per coprire le tasse universitarie, frequentare corsi di formazione o sostenere i primi passi verso l’autonomia lavorativa.
Servirà un decreto attuativo
Le modalità operative saranno definite da un decreto del ministero del Lavoro, sviluppato insieme al ministero dell’Economia e con il parere di Inps e Covip, l’autorità che vigila sui fondi pensione. Nel testo saranno stabilite regole, frequenza dei versamenti e criteri per eventuali riscatti anticipati. I costi stimati per lo Stato si aggirano sui 18 milioni l’anno, basandosi sui circa 369 mila nati del 2024.
La proposta alternativa
Accanto alla proposta di Fratelli d’Italia, il senatore Marco Lombardo di Azione presenta un modello più generoso, che prevede un contributo statale di 300 euro il primo anno e 200 euro per ciascuno dei successivi fino ai cinque anni di età del bambino, mentre la quota a carico dei genitori resterebbe di 100 euro. Un’iniziativa più onerosa per il bilancio pubblico, con una stima di 500 milioni il primo anno e 250 milioni dal secondo.
La discussione passa ora al Parlamento, con l’obiettivo di rafforzare un sistema che oggi conta circa 10 milioni di iscritti alla previdenza complementare, un numero ancora troppo basso per garantire stabilità al futuro delle nuove generazioni.
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