Gli italiani guardano al futuro con apprensione, ma quando si tratta di agire restano fermi al palo. La pensione è la grande preoccupazione nazionale, eppure solo uno su quattro ha scelto di affiancare alla previdenza pubblica una forma integrativa. Ancora più allarmante: meno del 10% conosce davvero quale sarà il proprio assegno previdenziale. È la fotografia che emerge dalla ricerca sulla previdenza di Sella SGR, realizzata con Research Dogma su un campione rappresentativo di 2.000 italiani tra i 25 e i 65 anni.
I numeri raccontano un Paese consapevole a metà. L’83% degli intervistati si dice preoccupato per la pensione pubblica e l’88% riconosce l’importanza di investire oggi per il proprio futuro previdenziale. Ma alle intenzioni non seguono i fatti: il 43% ammette di non aver ancora intrapreso alcuna azione concreta e il 72% non sa – o sa solo vagamente – a quanto ammonterà la propria pensione. Solo il 9% ha un’idea chiara della propria posizione contributiva.
TFR, la grande incognita
Uno dei nodi centrali è il Trattamento di fine rapporto. Quasi la metà dei lavoratori dipendenti (49%) continua a lasciare il TFR in azienda. Una scelta dettata più da convinzioni e lacune informative che da reali valutazioni finanziarie: il 32% lo considera “più sicuro”, il 17% dichiara di non fidarsi dei fondi pensione e il 18% non è nemmeno consapevole della possibilità di destinare il TFR a una forma previdenziale. L’11% afferma di non aver mai ricevuto informazioni su alternative disponibili. Persistono anche false credenze su una maggiore liquidità o su presunti vantaggi fiscali del TFR in azienda, segnali evidenti di un divario informativo ancora profondo.
Tra chi ha invece scelto di conferire il TFR a un fondo pensione (il 51%) solo poco più della metà lo ha fatto in modo tempestivo e consapevole, all’ingresso nel mondo del lavoro o alla prima occasione utile. Gli altri sono arrivati a questa decisione più tardi, spesso dopo anni di inerzia.
Preoccupati sì, preparati no
Il Paese appare spaccato anche sulle prospettive future. Il 51% degli italiani ritiene che la pensione pubblica, anche con eventuali integrazioni, non sarà sufficiente a mantenere il tenore di vita abituale. La sfiducia è più marcata tra le donne (60%), tra i non occupati e tra chi ha un basso livello di istruzione (57%). Eppure, anche tra chi teme un gap previdenziale, prevale l’incertezza: il 58% non sa come colmarlo o teme che non esistano soluzioni. Il 34% confida in risparmi e investimenti, l’11% nell’aiuto dei familiari.
Quando si passa dalle preoccupazioni alle strategie, il quadro resta fragile. Il 40% del campione non ha avviato alcuna azione per integrare la pensione pubblica. Tra chi si è mosso, il 25% ha aderito a forme di previdenza integrativa, mentre il 17% ha scelto strumenti di accumulo diversi da quelli previdenziali. Restano marginali opzioni come il riscatto della laurea o del servizio militare. Nel dettaglio, tra gli aderenti alla previdenza complementare, il 52% ha scelto un fondo pensione chiuso, il 44% un fondo aperto, mentre una quota residuale si è orientata verso PIP o polizze vita.
“I dati della nostra ricerca – afferma Mario Romano, amministratore delegato di Sella Sgr – restituiscono l’immagine di un’Italia ancora poco informata su questi temi e mettono in evidenza l’urgenza di rafforzare la consapevolezza e facilitare l’accesso a strumenti di pianificazione previdenziale. La maggior parte degli italiani percepisce le complessità future legate alla previdenza, ma spesso non ne comprende la reale portata o non sa da dove iniziare. Il risultato è il rinvio continuo delle decisioni”.
In un Paese che invecchia e in cui la pensione resta una certezza sempre meno solida, la vera sfida non è solo economica, ma culturale: trasformare la preoccupazione diffusa in scelte concrete.
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