La politica di rigore sulle pensioni anticipate avviata dal governo Meloni, con la regia del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sta dando risultati concreti. I dati dell’Inps lo certificano: le uscite anticipate dal lavoro continuano a calare in modo significativo, contribuendo non solo a un contenimento della spesa pubblica, ma anche a un rafforzamento del mercato del lavoro, in particolare nella fascia degli over 50.
Nel primo semestre del 2025 le pensioni anticipate liquidate sono state 98.356, in calo del 17,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando furono 118.550. Si tratta di circa 20 mila uscite in meno in soli sei mesi. Il trend era già evidente nel primo trimestre, con una contrazione del 23% per le pensioni erogate con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne). E il rallentamento non è una novità: tra i primi nove mesi del 2022 e quelli del 2024, il numero di pensioni anticipate era già sceso da 210 mila a 151 mila.
Una parte consistente del calo si deve alla revisione delle condizioni per Quota 103, che ora prevede un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, meno generoso rispetto al metodo misto. Anche “Opzione donna” ha subito un netto ridimensionamento: nel primo semestre 2025 sono state liquidate appena 1.134 pensioni con questo strumento, contro le 3.590 dell’intero 2024, già in drastico calo rispetto agli anni precedenti.
Il messaggio è chiaro: chi può, resta al lavoro. E il risultato è duplice. Da un lato, si rallenta il ritmo della spesa pensionistica, generando un risparmio strutturale per i conti pubblici. Dall’altro, si rafforza la partecipazione al mercato del lavoro, con un numero crescente di lavoratori esperti – in particolare over 50 – che scelgono (o sono incentivati) a restare in attività.
I numeri generali dell’Inps confermano questa tendenza: nel primo semestre del 2025 sono state liquidate 397.691 pensioni, con un importo medio di 1.215 euro. Le pensioni anticipate, pur in calo, restano le più generose: 2.076 euro medi al mese, contro i 1.136 delle pensioni di vecchiaia. Ma sono sempre meno le persone che riescono o decidono di accedervi, proprio a causa delle modifiche introdotte con le ultime leggi di bilancio.
Dietro questa strategia c’è un disegno chiaro: rendere il sistema più sostenibile nel tempo, evitando fughe troppo facili verso la pensione e promuovendo invece un allungamento dell’età lavorativa. Una direzione coerente con l’evoluzione demografica del Paese, ma che richiede anche misure di accompagnamento, soprattutto per le categorie più deboli o per chi svolge lavori gravosi.
In conclusione, la stretta sulle pensioni anticipate voluta dal governo Meloni e dal ministro Giorgetti si sta rivelando una leva efficace per tenere sotto controllo la spesa pubblica e rafforzare l’occupazione. Una politica che guarda al medio-lungo termine, premiando la sostenibilità del sistema e la responsabilità fiscale.
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