Gli italiani sono un popolo di risparmiatori. Lo sentiamo dire spesso in riferimento al fatto che, nel nostro Paese, molta liquidità viene lasciata depositata nel conto corrente anziché essere investita. Sorge quindi spontanea la domanda: quanto costano questi strumenti? Secondo alcune analisi, molti clienti pagano più del necessario perché non conoscono le condizioni applicate dalla propria banca o perché si lasciano persuadere da offerte che sembrano gratuite, ma non lo sono.
Per capire la reale convenienza dei conti messi a disposizione dagli istituti di credito, è necessario mettere a confronto l’indicatore introdotto da Banca d’Italia per aumentare la trasparenza delle comunicazioni ai consumatori: si tratta dell’Icc, ovvero l’Indicatore dei costi complessivi. L’Icc corrisponde infatti alla stima ufficiale di quanto costa, in termini di spese e commissioni, un conto corrente in un anno, tenendo conto del profilo di utente – giovane, famiglia, pensionato – e del tipo di operatività, ovvero del numero di operazioni annue.
Partiamo dai costi dei conti online, i cui risultati devono essere letti come le due facce di una medaglia. Da un lato, infatti, avere un conto digitale oggi conviene più che mai. I bonifici online costano meno, anche quelli istantanei. Rispetto all’anno scorso, fare un bonifico istantaneo da app o home banking costa in media il 69% in meno. Anche i prelievi dagli sportelli automatici (Atm) di altre banche sono meno costosi che in passato (-11,6%). Questo succede perché le banche, spinte anche dalle direttive europee, stanno incentivando l’uso dei canali digitali.
Il paradosso delle spese
L’altra faccia della medaglia è che, nel loro complesso, i conti online diventano ogni anno più dispendiosi. l’Icc dei conti online con operatività media è cresciuto per i giovani del 17%, per le famiglie del 21%, per i pensionati addirittura del 23%. Questo paradosso si spiega con il fatto che, se è vero che i bonifici costano meno e le commissioni sui prelievi si alleggeriscono, non si può dire altrettanto per i canoni mensili e le carte di pagamento, sempre più salati.
Più banche hanno introdotto o aumentato i costi delle carte di credito e debito, che ora spesso non sono più gratuite neppure nel primo anno, oppure sono gratuite «ma solo se» si rispettano certe condizioni. La carta di credito, ad esempio, costa in media 45,84 euro, in lieve aumento rispetto ai 45,36 euro dello scorso anno. Altre hanno ritoccato al rialzo i canoni base, oppure introdotto nuove soglie sotto le quali i prelievi diventano a pagamento.
Carte e canoni in aumento
È quello che succede, per esempio, con Widiba, per la quale il canone del conto è passato da 36 a 54 euro in un solo anno. O con BBVA, che ha introdotto una carta di credito con canone da 36 euro, gratuito il primo anno e dal secondo anno gratuito solo se si raggiungono determinate soglie di spesa. E se Hello Bank! ha introdotto un costo di 5 euro per la sua carta di credito, BNL l’ha aumentato da 45 a oltre 50 euro l’anno. Queste voci, di cui il cliente meno attento non si accorge oppure che scopre troppo tardi ad addebito avvenuto, pesano molto nel calcolo dell’Icc. Per questo un conto apparentemente gratuito può costare anche più di 70 euro l’anno in canone e carte. E se si aggiungono prelievi, ricariche, bonifici o bollettini, la spesa può salire rapidamente.
Le banche digitali
Le banche native digitali, dette anche neobank, sono realtà che non prevedono filiali fisiche e hanno un’operatività che può essere gestita da app o da piattaforma online. Spesso gli utenti sono convinti che questo comporti costi ridotti o nulli. Nonostante il posizionamento smart e sebbene non si sia verificata alcuna variazione negli ultimi 12 mesi nell’offerta delle banche digitali, questi conti possono rivelarsi meno convenienti di altre alternative online. Secondo alcune analisi, queste banche sono convenienti per i giovani, mentre per famiglie e pensionati possono avere un Icc di oltre 100 euro all’anno.
Conti tradizionali
Nel complesso sono invece in discesa o stabili i costi dei conti correnti tradizionali con operatività media. L’Indicatore dei costi complessivi è aumentato del 3% per i correntisti giovani, mentre fa registrare un calo per le famiglie (-4%) e per gli anziani (-8%). Una buona notizia, dato che è tra questi ultimi che l’affezione allo sportello è maggiormente sentita, anche per una minore familiarità con le tecnologie digitali. Nonostante i dati medi siano confortanti, la variabilità di condizioni tra un istituto di credito e l’altro resta elevatissima. Per i giovani si va infatti dai 108 euro di Mediobanca Premier ai 29 del Conto Bancoposta Start Giovani. C’è poi il caso di Unicredit, che in un anno ha visto crollare l’Icc del suo conto corrente tradizionale Genius per tutti i profili considerati.
Ad esempio, per le famiglie cala da oltre 260 euro a poco meno di 110 euro. Va però precisato che si tratta in gran parte di un effetto ottico: il calo non è la conseguenza di un reale abbassamento dei costi, quanto il risultato di un cambiamento nei criteri di calcolo, che esclude le operazioni effettuate con un operatore di sportello, considerando solo quelle tramite Atm. Pertanto, i clienti che vanno in filiale e chiedono assistenza diretta continuano a sostenere costi non molto diversi da quelli dell’anno precedente (188 euro per i giovani, 264 euro per le famiglie, 251 euro per i pensionati).
In questo scenario in continua evoluzione, orientarsi diventa quindi complesso. Insomma, in questo segmento le proposte commerciali si caratterizzano per complessità, le condizioni contrattuali subiscono frequenti modifiche e i meccanismi di sconto risultano spesso poco trasparenti e non sempre alla portata di tutti. Il rischio maggiore per i consumatori non è solo di pagare troppo, ma di non accorgersene. Sicché, proprio perché il conto corrente è uno strumento che si utilizza ogni giorno, è importante tenerlo sotto controllo.
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