Gli italiani tornano a spendere. Dopo anni di incertezza, pandemia e inflazione, nel 2025 la spesa delle famiglie cresce: +239 euro pro capite rispetto all’anno precedente. Un segnale positivo, che però non basta a colmare il divario con il 2007, l’anno d’oro dei consumi: mancano ancora all’appello 220 euro per tornare ai livelli record di quasi vent’anni fa.
A fotografare questa risalita è l’Ufficio Studi di Confcommercio, che ha analizzato trent’anni di consumi italiani, dal 1995 al 2025. I risultati raccontano un’Italia che cambia, con meno spazio per le spese tradizionali e un boom nei settori più dinamici, come tecnologia e tempo libero.
Tecnologia superstar: +3.000% in 30 anni
Il vero vincitore? La tecnologia. Computer, smartphone e servizi digitali fanno registrare una crescita impressionante: un +3.000% circa in termini di spesa reale pro capite negli ultimi tre decenni. Non è solo una questione di mode o gadget, ma di un cambiamento profondo nei bisogni e nei desideri degli italiani.
In parallelo, anche il tempo libero conquista un ruolo da protagonista nei bilanci familiari: cultura, svago, sport e viaggi sono tra le voci di spesa cresciute di più, con un aumento reale di oltre il 120%, segno che – quando possono – gli italiani scelgono di investire in esperienze, non solo in beni.
Sangalli: “Meno tasse per favorire il rilancio”
Ma l’incertezza geopolitica potrebbe frenare la corsa. “Preoccupa e genera incertezza l’impatto dei dazi – avverte Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Servono segnali di fiducia, a cominciare dalla riforma fiscale, per far ripartire consumi e investimenti”.
Le previsioni dell’ufficio studi di Confcommercio non sono negative, anzi: in uno scenario economico stabile, senza nuovi shock, i consumi potrebbero crescere dell’1% entro fine anno. Ma per recuperare i livelli record del 2007 bisognerà aspettare almeno fino alla fine del 2026.
Insomma, il peggio sembra alle spalle, ma la ripresa dei consumi è ancora fragile. Serve stabilità, fiducia e politiche fiscali favorevoli per trasformare la cautela in slancio.
Casa troppo cara: un terzo del budget in bollette e affitti
La casa resta la voce più pesante nel bilancio familiare: tra affitti, spese condominiali ed energia, assorbe ormai quasi il 30% del budget annuale. Trent’anni fa era il 25,8%. Un aumento che limita la capacità delle famiglie di spendere in modo più libero.
Anche se l’efficienza energetica è migliorata (il consumo reale di energia domestica è sceso del 35% grazie a tecnologie più sostenibili), i costi sono aumentati, riducendo solo in parte l’impatto economico.
Chi sale e chi scende tra le preferenze di spesa
Mentre la tecnologia vola, alcuni settori storici arrancano. Il comparto alimentare registra un calo del 5,1% rispetto al 1995, l’abbigliamento perde lo 0,5% e mobili ed elettrodomestici restano al palo (+0,8%). Scelte culturali? Forse. Ma anche segnale di una nuova scala di priorità: meno cose, più esperienze.
Lo dimostra anche la voce riguardante il tempo libero. La vera sorpresa infatti arriva forse proprio dai servizi legati alla qualità della vita. Dopo le restrizioni degli anni pandemici, viaggi, ristoranti e vacanze tornano a crescere: +25,7% per la ristorazione, +18% per il turismo. Gli italiani vogliono tornare a vivere. E quando il portafoglio lo consente, scelgono di farlo fuori casa.
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