Diffidare dai consigli del vicino d’ombrellone. I risparmiatori tendono spesso a dare credito all’ultima imboccata in tema di investimenti, senza soppesare appieno se la mossa suggerita poggi su basi solide e sia in linea con il proprio profilo di rischio. All’estremo opposto ci sono i risparmiatori così avversi al rischio che nel dubbio continuano ad accumulare crescente liquidità sui conti correnti. In questi mesi caratterizzati da una accentuata volatilità dei mercati, con il susseguirsi di annunci e contro-annunci sui dazi, i nervi degli investitori sono stati messi a dura prova e il rischio è quello di discostarsi dai dettami di finanza comportamentale.
Un primo errore è quello di mettere in atto una sovra reazione ad un annuncio. Durante l’arco di un anno ci possono essere flessioni che non vanno ad impattare sul lungo periodo. Ad aprile, ad esempio, c’è stata tra gli investitori di tutto il mondo una sovra reazione alle notizie che arrivavano giornalmente sui dazi. Uscire dal mercato dopo i cali seguiti all’annuncio di Trump su dazi reciproci ha portato a incassare una perdita. Mentre chi è rimasto investito ha recuperato ampiamente e ora i mercati si trovano sui nuovi massimi. «Questo si chiama action bias, errore dell’azione – rimarca Enrico Maria Cervellati, professore di finanza aziendale presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma – mentre a volte la scelta più saggia è quindi quella di non fare niente, o almeno mantenere la calma e aspettare qualche giorno prima di prendere decisioni importanti».
È innegabile che nell’era in cui viviamo i social media catturano la nostra attenzione in maniera invasiva bombardandoci di un numero impressionante di informazioni, scroll dopo scroll. «Ricevere troppe informazioni ci fa andare in sovraccarico informativo e il rischio è prendere decisioni sbagliate quando invece è meglio aspettare. Spesso sbagliamo quando la nostra attenzione è catturata da qualcosa che sembra importante e rilevante, ma non sempre lo è», argomenta Cervellati che in merito ai rischi legati ai social cita anche il fatto che mettono in atto una serie di tecniche comportamentali per tenere agganciata la persona e, in aggiunta, gli schermi retroilluminati di telefonini e tablet ci attivano, dando molta carica e inducendo all’azione.
Altro punto debole dell’investitore tipo è la tendenza ad affidarsi a persone vicine, amici, parenti, colleghi. «Essendo animali sociali tendiamo a fidarci di persone anche con cui si instaurano legami temporanei come in vacanza con il vicino d’ombrellone – spiega Cervellati – ma la situazione famigliare, la tolleranza al rischio è diversa da persona a persona e quindi risulta rischioso fidarsi di persone che spesso non hanno professionalità richiesta per dare consigli».
C’è poi l’effetto di disposizione, ossia l’essere maggiormente disposti a chiudere posizioni di guadagno e più difficoltà a vendere le posizioni in perdita. L’avversione alla perdita è molto più alta, studi hanno mostrato che una perdita finanziaria pesa sulle persone il doppio rispetto a un guadagno dello stesso ammontare. «La speranza è che prima o poi le posizioni in perdita tornino in pareggio e quindi si continua a tenere in portafoglio titoli perdenti. Il consiglio migliore è guardare in avanti e non indietro mentre il cervello tende a guardare indietro (il cosiddetto ‘ancoraggio al passato’). Meglio quindi ingoiare il rospo e andare avanti».
C’è infine il crescente rischio che alcune piattaforme d’investimento, dietro lo specchietto per le allodole di una corretta pianificazione finanziaria, nel concreto inducano, anche attraverso la gamification dell’investimento, a fare trading su cripto o su strumenti a leva. «Il consiglio è confrontarsi con dei professionisti e non cadere nella tentazione di sperimentare casualmente. Oppure al limite partire piano, con somme molto limitate che si è disposti a perdere per intero».
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