In un contesto di mercato caratterizzato da elevata incertezza geopolitica e politiche monetarie in evoluzione, l’attenzione verso la gestione della liquidità diventa centrale. Il 9 luglio, ossia quando scadrà la tregua di 90 giorni sui dazi reciproci introdotti da Trump il 2 aprile, è dietro l’angolo e tra gli operatori di mercato c’è chi teme una nuova ondata di volatilità come quella innescata dal Liberation Day. Tra gli investitori istituzionali non mancano i segnali del cosiddetto “FOGI” – Fear of going in, ovvero la paura di entrare sul mercato – complice l’incoerenza delle politiche economiche dell’amministrazione statunitense e la volatilità dei mercati; la FOGI nel giro di un battito di ciglio può lasciare posto alla “FOMO” – Fear of missing out, paura di perdere opportunità – qualora le tensioni commerciali si diradino con Trump in grado di stringere accordi con i principali partner commerciali in grado di evitare lo scenario peggiore di dazi massimi.
Di certo l’incertezza rimane alta e consiglia una buona dose di prudenza considerando che le vacanze sono ormai alle porte, anzi c’è chi già è sotto l’ombrellone a godersi il meritato relax. Per chi è solito tenere una adeguata porzione di risparmi al riparo dalle turbolenze dei mercati, le soluzioni non mancano anche se negli ultimi 12 mesi il costo del denaro nell’Eurozona si è di fatto dimezzato, passando dal 4 al 2%. Una manna per chi ha un mutuo a tasso variabile, un po’ meno per chi è alla ricerca di una buon parcheggio della liquidità. Dai titoli di Stato ai conti deposito, passando per i buoni fruttiferi, sono diverse le soluzioni in grado di offrire una remunerazione adeguata, superando per lo meno l’asticella del carovita (a giugno l’inflazione in Italia si è attestata all’1,7%). La strategia di destinare una parte del portafoglio a questi strumenti risponde infatti a un’esigenza duplice: da un lato, mantenere un cuscinetto di sicurezza sempre disponibile in caso di imprevisti o di opportunità di investimento; dall’altro, evitare che il capitale resti inutilizzato o eroso dall’inflazione.
Gli italiani sono tradizionalmente voraci di titoli di Stato, decisamente gettonati in questi ultimi anni anche grazie alla varietà di emissioni dedicate ai piccoli risparmiatori messe in campo dal Tesoro. A ben vedere i titoli di Stato a breve termine – come i Bot e i Btp Short Term – consentono di accedere a cedole periodiche o rendimenti certi alla scadenza, anche se i rendimenti si sono assottigliati in area 2% per il Bot a un anno e al 2,4% per il Btp a quattro anni, livelli più bassi rispetto al recente passato in scia ai tagli dei tassi Bce e al parallelo recupero dell’Italia in termini di solidità dei conti pubblici, testimoniato dalla corposa discesa dello spread Btp-Bund, arrivato a toccare i minimi dal lontano 2010.
I titoli di Stato hanno dallo loro la sponda di una tassazione ridotta al 12,5%, contro il 26% applicato alla maggior parte delle altre forme di investimento finanziario. Questo vantaggio può fare la differenza soprattutto in portafogli di dimensioni significative o su periodi pluriennali. Medesimo vantaggio fiscale è previsto per i buoni fruttiferi postali, garantiti a loro volta dallo Stato e che ad oggi presentano una proposta molto competitiva che chi è disposto a parcheggiare la liquidità per un arco di tempo medio. Il nuovo ’Buono 100’, rivolto ai titolari di Libretti smart o ordinari che versano nuova liquidità, offre infatti un tasso annuo lordo del 3% a scadenza (dopo 4 anni). Dalla simulazione fatta per Moneta da Consultique Scf, emerge che su un arco di tempo di quattro anni Buono 100 primeggia a livello di guadagni netti superando l’asticella dei mille euro (1.035) su un investimento di 10mila euro, rispetto agli 889 euro dei migliori conti deposito di uguale durata con rendimento lordo del 3% (tassati al 26%, più del doppio rispetto ai buoni postali). Terzo gradino del podio per il Btp a 4 anni (828 euro), mentre un Etf monetario agli attuali tassi permette un guadagno netto di soli 677 euro. Per chi vuole bloccare la liquidità più nel breve, a un anno il primo posto è dei conti deposito vincolati, tra le soluzioni preferite dagli italiani per “far lavorare” le risorse parcheggiate con un rischio contenuto.
Conti remunerati
Tra le novità che si stanno facendo largo ci sono anche strumenti ibridi quali il salvadanaio remunerato proposto da Satispay che non prevede vincoli temporali e i soldi investiti sono sempre disponibili. Il denaro viene investito in un fondo monetario gestito da Amundi AM e il rendimento lordo stimato è del 2,24% che, con tassazione e bollo, scende in area 1,5%. Ci sono poi i conti remunerati. «In un contesto di tassi in calo, i conti remunerati rappresentano una soluzione per dare valore alla propria liquidità senza rinunciare alla flessibilità. Rispetto al passato, sono diventati strumenti più accessibili: apertura 100% digitale, assenza di vincoli rigidi e possibilità di prelevare in qualsiasi momento senza perdere gli interessi», spiega a Moneta Alessandro Saldutti, country manager Italia di Scalable Capital, piattaforma d’investimento tedesca che per i nuovi clienti offre un rendimento al 3,5% annuo (rispetto al 2,5% per i già clienti). «Naturalmente – aggiunge Saldutti – si tratta di strumenti di parcheggio a breve termine: nel lungo periodo, i pilastri restano gli investimenti azionari e obbligazionari, fondamentali per la crescita reale del capitale».
Un mix per centrare più obiettivi
Per chi ha una liquidità importante può avere senso diversificare tra i vari strumenti che comunque, soprattutto su orizzonte di più anni, presentano una liquidabilità differente. «L’idea di diversificare ha molto senso, se ci sono diversi obiettivi – conferma Piermattia Menon, senior financial analyst di Consultique Scf – In particolare inserendo un Etf monetario per la parte che si vuole immediatamente disponibile da poter all’occorrenza investire. Può aver senso anche come fondo di emergenza, così come il Bot a 12 mesi in quanto è liquidabile immediatamente anche se senza una garanzia di rendimento». Il conto deposito invece va inquadrato come una forma di investimento a basso rischio, così come il buono fruttifero postale.
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