L’ad di A2a, Renato Mazzoncini, nel corso del suo intervento al convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria a Capri ha sottolineato l’importanza del disaccoppiamento dei prezzi tra gas ed elettricità, una misura che può contribuire a ridurre l’impatto del costo del gas sul prezzo finale dell’energia. Il punto centrale del suo ragionamento è stato la comparazione fra gas russo e Gnl statunitense. Mazzoncini ha spiegato che, se al momento dell’acquisto il gas Usa appare più economico, in realtà i costi della filiera fanno lievitare il prezzo complessivo.
«Noi dalla Russia, secondo gli ultimi contratti che avevamo stipulato, pagavamo il gas al confine 14,4 euro al megawattora. E poi lo trasportavamo a 3,5 euro per un totale di 18 euro. Oggi? L’ultimo contratto che ho stipulato con gli Stati Uniti a luglio era di 11 euro al megawattora.Solo che lo devo liquefare: 13 euro per comprimerlo, trasportarlo via nave costa 3,5 euro, rigassificarlo 2,5 euro», ha affermato.
Sommando queste voci, ha sostenuto, il prezzo finale del Gnl che giunge in Europa diventa di circa 30 €/MWh, cifra che è «totalmente incomprimibile». Per questo motivo, secondo Mazzoncini, «dobbiamo per forza accelerare sul tema delle rinnovabili per mettere in piedi un mix».
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Nel corso dell’intervento, Mazzoncini ha anche rimarcato i successi dell’attuale governo, affermando che il target di rinnovabili è passato dal 55% dei tre governi precedenti al 63%. «Non c’è mai stato un governo che abbia spinto così. Questi sono i dati», ha detto, riferendosi al Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) 2024.Tra le altre slide presentate, Mazzoncini ha offerto una panoramica della spesa energetica media delle famiglie italiane: circa 4.008 € annui, con un reddito medio di 37.511 €. Secondo lui il gas pesa per il 46% di quella spesa, l’elettricità per il 33%, i carburanti per il 22%.
Nella sua visione futura, l’Italia, per arrivare a Net Zero entro il 2050, dovrebbe ridurre il consumo energetico primario da 1.670 TWh (dato del 2023) a circa 935 TWh, con un forte spostamento dalle fonti fossili alle rinnovabili. Il piano prevede che le fonti rinnovabili coprano il 55% della generazione elettrica, mentre l’obiettivo per la generazione termica da fonti rinnovabili sarebbe 33,9%.Un altro elemento chiave del dibattito è stato la questione del nucleare: Mazzoncini lo considera una componente utile per rendere le bollette più accessibili e dare stabilità al sistema elettrico.
Nelle sue slide, ha calcolato costi stimati per i nuovi impianti nucleari (Smr e Amr) nel range di 90-110 €/MWh, contando anche lo stoccaggio, e ha indicato che gli Smr (Small Modular Reactor, reattori modulari di taglia ridotta, basati su tecnologie di terza generazione avanzata), potrebbero essere commercialmente disponibili già dopo il 2030, gli Amr (Advanced Modular Reactor, reattori modulari che utilizzano tecnologie di quarta generazione) entro il 2040.
Mazzoncini ha inoltre toccato il tema delle interconnessioni estere: l’Italia ha legami con diversi paesi vicini che permettono importazioni energetiche d è importante sfruttare queste vie per flessibilità del sistema. Infine, si è soffermato sui data center (il cui consumo elettrico è in crescita e può sfiorare il 4% dei consumi globali entro il 2035), proponendo che siano alimentati da Ppa (contratti a lungo termine con fonti rinnovabili).
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