Quando si parla di danni ambientali, l’impatto non è solo ecologico ma anche economico. Incidenti, contaminazioni e sversamenti possono costare alle imprese milioni di euro tra multe, bonifiche e ripristini. Spese spesso non previste, che rischiano di far crollare anche le realtà più solide. Secondo i dati del consorzio Pool Ambiente, ogni anno in Italia si verificano tra 1.000 e 1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale. Di questi, almeno 700 sono direttamente attribuibili ad attività aziendali, e circa 500-900 riguardano imprese “regolari”, quindi escluse le attività criminali o illecite. A oggi, i siti potenzialmente contaminati sono oltre 41.000, 12.000 quelli già classificati come contaminati, e 42 i Siti di Interesse Nazionale (SIN) che richiedono interventi urgenti e complessi.
Il peso economico dell’inquinamento industriale
L’impatto economico può essere devastante. I costi per rimediare a un danno ambientale possono raggiungere cifre milionarie, mettendo in seria difficoltà la tenuta finanziaria di un’impresa. Secondo alcune stime, tra il 5% e il 10% delle aziende fallite nei settori industriali e ambientali lo sarebbero state proprio a causa dei costi legati alle bonifiche. Tra il 2006 e il 2023, in Italia sono fallite oltre 200.000 imprese nei settori a rischio: chimica, metallurgia, costruzioni, immobiliare e gestione rifiuti. Questo significa che tra 10.000 e 20.000 aziende potrebbero aver chiuso i battenti per colpa di un danno ambientale.
Eppure, solo lo 0,64% delle imprese italiane ha una polizza specifica per coprire i danni alle risorse naturali. Nella stragrande maggioranza dei casi, quindi, le imprese si trovano a dover affrontare da sole le conseguenze economiche e operative di un incidente ambientale.
Il decalogo per prevenire i danni ambientali
Prevenire è meglio che curare, e nel caso dei rischi ambientali è anche molto più economico. Per questo Pool Ambiente, centro di eccellenza nazionale sui rischi ambientali, ha stilato un decalogo con le dieci azioni fondamentali che ogni impresa dovrebbe adottare per ridurre al minimo il rischio di contaminazione. Ecco quali sono:
- Mappatura dei rischi
Identificare in anticipo le potenziali fonti di pericolo e i possibili scenari di danno. - Manutenzione puntuale
Curare in modo rigoroso la manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e strutture. - Gestione responsabile delle sostanze
Adottare procedure interne che garantiscano la corretta gestione anche delle sostanze non ancora normate. - Adozione delle Linee Guida UNI PdR 107/2021
Riferirsi a standard riconosciuti per una gestione efficace dei rischi ambientali. - Polizza assicurativa ambientale
Dotarsi di una copertura specifica contro i danni ambientali. - Formazione del personale
Investire nella preparazione e nell’addestramento di chi lavora in azienda, soprattutto in ambito emergenze ambientali. - Interventi tecnici sugli impianti
Adeguare o sostituire serbatoi interrati e tubazioni per prevenirne la corrosione o la rottura, con sistemi di controllo delle perdite. - Protezione strutturale degli impianti fuori terra
Installare bacini di contenimento impermeabili per evitare sversamenti accidentali. - Controllo delle operazioni di carico e scarico
Introdurre misure pratiche per evitare errori e fuoriuscite, come valvole di sicurezza, etichettature chiare e separazione delle acque meteoriche. - Risposta immediata agli incidenti
In caso di emergenza, attivare tempestivamente un intervento specializzato per contenere la contaminazione.
Tutelare l’ambiente non è solo una questione etica, ma anche una scelta strategica per la sopravvivenza e la crescita delle imprese. Adottare misure di prevenzione significa proteggere il proprio futuro, garantendo sostenibilità economica, ambientale e reputazionale.
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