Tutti pazzi per l’Art Déco, il movimento artistico che quest’anno celebra il centenario di quella fatidica Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes tenutasi a Parigi nel 1925. Non solo grandi mostre in tutt’Europa (con l’Italia degnissima comprimaria) su arte, design e architettura che seppero fondere in una sintesi perfetta i concetti di armonia e raffinatezza; sotto i riflettori c’è anche un riacceso mercato degli oggetti di lusso che rappresentarono nel bel mondo quel magico decennio a cavallo degli anni Trenta.
In primis i gioielli, particolarissimo segmento di collezionismo catalogato tra i cosiddetti “passion assets”, che nelle aste vede confermata una tendenza già riscontrata quest’anno nelle grandi fiere d’arte come il Tefaf, dove ogni anno espongono le più prestigiose maison di gioielli, da Van Cleef & Arpels a Margot McKinney, da Hemmerle a Buccellati. Ginevra, che con Hong Kong è la più importante piazza per il mercato jewels & watch, è stata nei giorni scorsi teatro di un rinnovato amore per l’Art Deco, grazie ad un’asta che ha registrato il 100 per cento di venduto per rarità che all’epoca si contraddistinguevano per linee rette, motivi a zigzag o a spina di pesce, e la combinazione tra oro bianco e oro giallo, l’uso di diamanti, perle, e soprattutto gemme colorate come lo zaffiro, lo smeraldo o il rubino.
A batterla è stata la casa d’asta Phillips, oggi regina indiscussa nel settore fra le tre big mondiali (Christie’s e Sotheby’s) con una crescita performativa lo scorso anno dell’8,3 per cento. “The Geneva Jewels IV” è stato un successo superiore alle aspettative per la stessa maison, realizzando 7,6 milioni di franchi svizzeri proprio grazie ai gioielli Deco e alle perle naturali, a conferma di una costante domanda globale per i pezzi rari e di pregio storico. L’evento ha riscosso un fortissimo interesse, attirando oltre 2.400 visitatori durante l’anteprima e la sessione di vendita, la partecipazione di collezionisti e appassionati da più di 40 Paesi anche sulle piattaforme online, e una significativa affluenza dal Medio Oriente.
Tra i lotti che hanno riscosso maggior successo, un raro orologio da polso di Bulgari a forma di serpente tempestato di rubini e diamanti degli anni ‘50: stimato con una base d’asta di 240mila franchi, è stato aggiudicato a 482mila, più del doppio. Ovviamente soddisfatto il direttore del dipartimento gioielli di Phillips, Benoît Repellin: «I risultati dell’asta confermano il fascino duraturo dei gioielli d’epoca e il gusto raffinato della nostra clientela internazionale; i pezzi Art Déco hanno registrato quasi il triplo rispetto alle basi d’asta, con il 93% dei lotti che ha superato le previsioni.
Le perle naturali si sono poi distinte per una performance straordinaria, raggiungendo un totale di 708.660 franchi svizzeri, pari al 327% in più rispetto alla stima minima. Anche i gioielli firmati continuano a riscuotere un forte interesse, con l’86% dei lotti venduti, un’ottima premessa per la nostra prossima asta a New York in programma il 12 giugno». Nel complesso, complice anche il fatidico centenario, le principali aste e fiere d’arte del 2025 stanno offrendo buoni segnali ad un mercato dei gioielli d’autore che negli ultimi tre anni ha registrato una costante evoluzione, pur con una frenata nel 2024 soprattutto nelle vendite milionarie, e una riduzione del fatturato complessivo da 1,6 a 1,0 miliardi di dollari.
Come ben evidenzia l’ultimo rapporto Deloitte Private, sono ancora i diamanti eccezionali – sia bianchi sia colorati – a dominare le aste di maggior successo, con i collezionisti e gli investitori proiettati soprattutto sulle gemme rare e le manifatture di qualità. Hong Kong si conferma tuttora il mercato leader nel mondo, con vendite da record e i più alti totali d’asta dell’anno. Lo scorso anno il top lot è stato venduto da Christie’s a giugno, un diamante fancy intense pink da 10,20 carati noto come “Eden Rose” battuto a 13,3 milioni di dollari.
Indimenticabili, per gli appassionati, sono state anche le due aste “Magnificent Jewels” battute da Christie’s ad Hong Kong il 27 maggio e il 29 ottobre scorsi che avevano generato un fatturato complessivo di 60 milioni di dollari; tra i top lot figuravano la collana Cartier multigemma “India” aggiudicata per 8,7 milioni di dollari e una coppia di orecchini con diamanti bianchi e gialli che ha raggiunto la cifra di 8 milioni. A Ginevra, invece, è stata ancora Christie’s, lo scorso maggio, “a fare il botto” con un’asta da 54,6 milioni di dollari trainata soprattutto dalla vendita di un raro diamante giallo-rosa non montato da 202,18 carati battuto per 6,7 milioni. Non meno roboante era stata anche l’asta di novembre con un fatturato di 54,3 milioni e a guidarla, stavolta, figurava una raffinata spilla di smeraldi e diamanti “Aga Khan” di Cartier aggiudicata a 8,8 milioni di dollari. Per la fortunata destinataria,
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