Se fosse ancora vivo, chissà che cosa penserebbe dei dazi trumpiani Thomas A. Saunders, celebre banchiere di Wall Street che fu a lungo presidente della conservatrice Heritage Foundation; lui che, con l’inseparabile moglie Jordan, dell’arte europea era talmente innamorato da metterla ai primi posti della scala dei suoi valori. Ora, dopo tre anni di vedovanza, Mrs. Saunders ha deciso di mettere all’asta la loro immensa collezione di dipinti antichi, la più preziosa mai andata all’incanto per intero. La sede non poteva essere che quella di Sotheby’s, la maison il cui presidente di dipartimento “Old masters”, George Watcher, è stato il mentore per la costruzione di questa raccolta dal complessivo valore di 120 milioni di dollari, con opere di maestri come Rubens, Jan Davidsz de Heem, Jan van Kessel the Elder, Luis Melèndez, Francesco Guardi e molti altri già esposti nei più grandi musei del mondo, come la National Gallery di Washington.
C’era molta attesa per quest’asta di capolavori antichi che si è conclusa la scorsa settimana con una vendita totale per 64,7 milioni di dollari e sette record stabiliti, un’attesa rivolta anche a tastare il polso di un mercato, quello degli old masters appunto, territorio di nicchia rispetto alle iperboli del collezionismo contemporaneo, e che inevitabilmente risente della scarsità di capolavori.
«Molti di quelli riapparsi sono finiti a musei e fondazioni e lì rimarranno per sempre, mentre talvolta riemergono opere di importanti collezioni private, come per il caso Saunders», dice Bruno Botticelli, presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia e nuovo Segretario Generale della Biaf, la Biennale degli Antiquari a Firenze, uno degli appuntamenti più attesi del settore dopo la fiera Tefaf di Maastricht. «La disponibilità di opere inedite e di grande qualità si è ridotta sensibilmente – fa eco l’antiquario Carlo Orsi, titolare dell’omonima galleria a Milano e Londra nonché presidente dell’Associazione Amici di Brera – inoltre, non è raro che opere già esposte in passato tornino sul mercato, spesso perché riacquistate da galleristi per mancanza di alternative valide; questa rotazione però non è necessariamente un segnale negativo e può indicare attenzione alla qualità, quando si lavora con un pubblico raffinato che apprezza la rarità, anche se già vista».
Il gap di valore commerciale rispetto alle opere contemporanee appare tuttavia sempre più evidente: sia nelle fiere, che infatti oggi prediligono esposizioni cross-collecting, sia nelle aste. Vendite davvero eclatanti, negli ultimi anni, si sono registrate soltanto per grandi capolavori o opere mediaticamente vincenti che sortiscono effetti soprattutto sui magnati arabi e asiatici; come nel caso del “Salvator Mundi” attribuito a Leonardo venduto nel 2017 da Christie’s alla cifra record di 450 milioni a un principe saudita. Ma anche in seno all’Europa non sono mancati grossi colpi come l’acquisto del “Portabandiera” di Rembrandt da parte del Rijksmuseum di Amsterdam per 175 milioni di euro, oppure il record di Francesco Guardi per una “Veduta del Canal Grande” aggiudicata da Christie’s nel 2017 a 30 milioni di euro, o ancora lo “Young Man Holding a Roundel” di Sandro Botticelli venduto a 92 milioni.
«Questi risultati dimostrano che il mercato dell’arte antica è ancora molto competitivo quando si tratta di opere veramente importanti – dice Orsi -, per il resto c’è un problema culturale: le nuove generazioni non vengono formate adeguatamente per poter apprezzare l’antico. Bisognerebbe avvicinarle fin dall’infanzia ai musei, educare a leggere la pittura storica anche facendo uso delle tecnologie di oggi». Anche in virtù della scarsità di capolavori, galleristi e collezionisti si rivolgono a nuovi filoni e nuovi autori da valorizzare: «Negli ultimi anni – dice Botticelli – c’è stata una grande riscoperta dell’800, dal tardo neoclassicismo ai primi del ‘900; i canali privilegiati? Restano le collezioni private, anche se un occhio colto e professionale può trovare un tesoro anche nella bottega di un collega».
Nell’antico, come nel contemporaneo, si assiste anche alla riscoperta delle artiste donne. «C’è un rinnovato interesse – dice Orsi – per le pittrici del passato come Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana o Fede Galizia, grazie anche alla crescente attenzione della critica e dei musei».
Sul futuro del settore, tuttavia, aleggia incertezza. «Il modo di concepire la propria abitazione è in continuo cambiamento – dice Botticelli – e ciò determina la crisi dell’antiquariato inteso in senso tradizionale, in particolare gli arredi». Ma c’è anche chi, come l’ex Segretario Biaf Roberto Moretti, prefigura un capovolgimento del mercato a favore delle case d’asta: «Nei prossimi vent’anni il settore sarà governato da queste ultime, e da pochi mercanti di alto livello».
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